Roma, 12 dicembre 2025 – Ieri sera il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’autorizzazione per la firma della nuova Intesa tra la Repubblica Italiana e l’Unione Buddhista Italiana (UBI). La decisione, presa in base all’articolo 8 della Costituzione, arriva dopo mesi di trattative e segna un momento molto atteso dalla comunità buddhista in Italia. La firma, che sarà apposta dal Presidente del Consiglio nei prossimi giorni, aggiorna l’accordo in vigore dal 2012, introducendo novità importanti su titoli di studio, matrimoni e la gestione dell’8 per mille.
Un lungo cammino partito nel 2024
La richiesta di una nuova intesa era arrivata dall’UBI il 13 maggio 2024. Da quel momento, le trattative sono state seguite dalla Commissione per le intese con le confessioni religiose e per la libertà religiosa, istituita con decreto del Presidente del Consiglio il 10 agosto 2023 e poi aggiornata. Al tavolo negoziale si sono seduti rappresentanti del governo e dell’Unione Buddhista, guidata dal presidente Filippo Scianna. “Abbiamo lavorato per assicurare diritti e riconoscimenti adeguati a una realtà in crescita”, ha detto una fonte vicina alla Commissione.
Le novità su titoli di studio e matrimoni
Tra i punti chiave della nuova Intesa c’è il riconoscimento di alcuni titoli di studio accademici rilasciati da istituti buddhisti con personalità giuridica, attivi in Italia e riconosciuti dall’UBI. Una novità che, secondo fonti di governo, “aiuterà a integrare meglio i percorsi formativi buddhisti nel sistema italiano”. Ma non è tutto: viene aggiornato anche il modo in cui si celebrano i matrimoni con effetti civili. Da ora, i matrimoni celebrati con il rito buddhista potranno avere effetti civili diretti, come già succede per altre confessioni riconosciute.
L’8 per mille sotto la lente
Un altro tema importante riguarda la gestione dei fondi dell’8 per mille. Le modifiche puntano a rendere più chiaro e tracciabile l’uso dei soldi che i contribuenti destinano all’UBI nella dichiarazione dei redditi. “È un passo avanti in termini di trasparenza e responsabilità”, ha spiegato un funzionario del Ministero dell’Economia. L’Unione Buddhista Italiana riceve ogni anno circa 4 milioni di euro dall’8 per mille, una cifra che cresce rispetto agli anni scorsi.
Un accordo che rispecchia una realtà in evoluzione
L’Intesa precedente risale al 31 dicembre 2012 (legge n. 245). Da allora, la presenza buddhista in Italia è cresciuta: oggi ci sono più di 160 centri affiliati e circa 150mila praticanti. L’aggiornamento dell’accordo tiene conto di questo cambiamento demografico e culturale. “Il dialogo con le istituzioni è stato continuo”, ha detto il presidente Scianna in una nota diffusa ieri sera. “Questa firma è un riconoscimento importante per la nostra comunità”.
Il prossimo passo: la firma a Palazzo Chigi
Dopo il via libera del Consiglio dei ministri, il testo dell’Intesa sarà firmato dal Presidente del Consiglio nei prossimi giorni a Palazzo Chigi. Solo allora il nuovo accordo potrà entrare in vigore. Dopo la firma, il documento passerà al Parlamento per la ratifica definitiva. L’obiettivo, secondo fonti di governo, è completare tutto entro la primavera del 2026.
Un segnale chiaro verso le minoranze religiose
L’approvazione della nuova Intesa con l’UBI viene letta come un segnale di attenzione verso le minoranze religiose in Italia. In Parlamento, le reazioni sono state prudenti ma positive: “È un passo che rafforza il pluralismo religioso”, ha commentato un deputato della commissione Affari costituzionali. Sullo sfondo rimane il tema più ampio della libertà religiosa e del rapporto tra Stato e confessioni diverse da quella cattolica.
In attesa della firma ufficiale, la comunità buddhista italiana segue con interesse le prossime settimane. Un passaggio formale, certo, ma che – come dicono i protagonisti – “aiuta a costruire una società più inclusiva”.










