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i paesi del brics e le preoccupazioni per l’aumento del protezionismo commerciale nel 2025

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L’ultima riunione dei leader del Brics, svoltasi a Rio de Janeiro, ha sollevato forti preoccupazioni riguardo l’acuirsi del protezionismo internazionale. I membri hanno espresso la loro critica contro le misure commerciali unilaterali, con particolare riferimento alle nuove barriere tariffarie e non tariffarie che influenzano il mercato globale. Il documento finale, su cui hanno convenuto i negoziatori, evidenzia le difficoltà che queste politiche impongono agli scambi e alle catene di approvvigionamento mondiali.

le critiche del brics verso le misure commerciali unilaterali e i dazi

Nel testo redatto durante il vertice emerge con chiarezza la condanna verso l’incremento di provvedimenti protezionistici che alterano il commercio internazionale. La dichiarazione, pur senza citare direttamente gli Stati Uniti, richiama l’attenzione su pratiche che sembrano riecheggiare l’onda dei dazi imposti in passato dall’amministrazione Trump. Questi interventi, considerati incompatibili con le norme stabilite dall’Organizzazione mondiale del commercio , rischiano di distorcere il mercato globale e di creare squilibri nella concorrenza.

Un ostacolo alle relazioni commerciali

I membri del Brics sottolineano come tali misure unilaterali siano un ostacolo alle relazioni commerciali. Le imposizioni tariffarie, spesso introdotte senza consultazioni multilaterali, generano ripercussioni significative nelle esportazioni e importazioni. Le catene di approvvigionamento, ormai interconnesse a livello globale, subiscono rallentamenti e costi maggiori, influendo sul commercio di prodotti e materie prime essenziali per diversi settori economici.

l’attenzione sulle restrizioni ambientali e le tensioni con l’europa

Oltre ai dazi, la dichiarazione del Brics focalizza alcune critiche sul protezionismo che si nasconde dietro obiettivi ambientali, in particolare sulle restrizioni introdotte dall’Unione europea. L’entrata in vigore della legge anti-deforestazione programmata per il 2026 impone nuovi criteri che influenzeranno le esportazioni di carne, soia e altri prodotti agroalimentari brasiliani, così come l’olio di palma dall’Indonesia.

I rappresentanti del Brics vedono queste misure come un modo per limitare l’accesso ai mercati sotto la copertura della tutela ambientale. Queste politiche rischiano di limitare la competitività di alcuni paesi produttori, mentre allo stesso tempo aumentano le incertezze per gli esportatori coinvolti. La questione mette in luce un nodo delicato tra la protezione dell’ambiente e la libera circolazione delle merci, tema che tiene banco nei negoziati internazionali.

Barriere e restrizioni: effetti su catene di approvvigionamento

Secondo il documento finale, la diffusione di barriere e restrizioni non solo frena lo scambio di merci, ma mina anche la stabilità delle reti di produzione globali. Queste catene, che si basano su relazioni commerciali consolidate, soffrono rallentamenti e costi imprevisti quando si innalzano nuove tariffe o quando misure non tariffarie diventano più diffuse.

L’incertezza generata da queste politiche rende complicata la pianificazione per le imprese e gli stati coinvolti nel commercio internazionale. Le attività economiche risentono di ritardi e instabilità, con conseguenze dirette anche sul mercato del lavoro e sull’andamento dei prezzi in diversi paesi. Il Brics evidenzia il rischio che questa tendenza riduca il volume degli scambi, limitando la crescita economica globale.

Il vertice di rio de janeiro e i possibili sviluppi commerciali

L’incontro di Rio de Janeiro conferma la volontà dei paesi del Brics di contestare i nuovi orientamenti commerciali considerati restrittivi e dannosi per il sistema multilaterale. Il documento mette in luce una visione condivisa sulle sfide attuali e invita a scongiurare ulteriori escalation protezionistiche che potrebbero compromettere gli equilibri delle economie emergenti e consolidate.

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