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Palazzoli: come aiutare i lavoratori a identificare le malattie professionali

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Palazzoli: come aiutare i lavoratori a identificare le malattie professionali
Palazzoli: come aiutare i lavoratori a identificare le malattie professionali
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Roma, 30 dicembre 2025 – I dati Inail sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali di ottobre 2025 dipingono un quadro che, secondo il patronato Inca Cgil, merita tutta l’attenzione possibile. L’aumento dei casi mortali e la crescita a doppia cifra delle malattie legate al lavoro spingono il sindacato a intensificare l’informazione e la tutela. Lo spiega bene Sara Palazzoli, membro del Collegio di presidenza Inca Cgil con delega ai “danni alla persona”, in un’intervista ad Adnkronos/Labitalia.

Malattie professionali in aumento: un’emergenza nascosta

I numeri dell’Inail parlano chiaro: nei primi dieci mesi del 2025 le malattie professionali sono cresciute in modo significativo. Ma, come sottolinea Palazzoli, questo fenomeno resta spesso invisibile. “I lavoratori non sanno che i problemi di salute che hanno possono derivare dal lavoro. Di conseguenza, i decessi legati a queste malattie non finiscono nei conteggi ufficiali degli infortuni sul lavoro”. In pratica, molte patologie – anche gravi – non vengono riconosciute come collegate al lavoro svolto. Questo pesa sia sulle statistiche sia sulle tutele a cui avrebbero diritto i lavoratori.

Ed è proprio qui che si concentra il lavoro di Inca Cgil. “Con le nostre categorie e insieme alle rsu, cerchiamo di far capire ai lavoratori quali rischi si corrono per la salute, in particolare per le malattie professionali”, spiega Palazzoli. L’attività si svolge nelle sedi territoriali, direttamente nei luoghi di lavoro, spesso con incontri informativi e consulenze individuali.

Da malattia a tutela: il percorso da seguire

Le malattie osseoarticolari e quelle del sistema nervoso sono tra le più facili da riconoscere come legate al lavoro. Discorso diverso per le neoplasie. “Qui – aggiunge Palazzoli – il nostro compito è far capire ai lavoratori i rischi a cui sono esposti, soprattutto a non sottovalutare i segnali e a capire che quel tumore può derivare da anni di lavoro”.

Il percorso di tutela parte proprio dalle sedi del patronato, dove medici convenzionati valutano la situazione del lavoratore. Solo dopo si avvia la pratica per il riconoscimento della neoplasia professionale presso l’Inail. “Il riconoscimento della malattia professionale apre anche la strada alla rendita per i familiari nel caso in cui il lavoratore venga a mancare”, precisa Palazzoli.

Sostanze pericolose e rischi ovunque: non solo fabbriche

Sono tante le sostanze cancerogene a cui i lavoratori sono esposti ogni giorno. Palazzoli fa l’esempio dell’esposizione ai raggi solari, che può causare l’epitelioma cutaneo: “Un rischio che riguarda chi lavora all’aperto, non solo agricoltori o operai edili, ma anche un vigile urbano”. Insomma, il pericolo non è solo nei cantieri o nelle fabbriche.

Ci sono poi le polveri del legno, le vernici, i coloranti e i pesticidi. “Sono sostanze ancora molto presenti e dobbiamo garantire la giusta tutela per chi si ammala a causa del lavoro”, osserva Palazzoli. Il ruolo dei medici dei patronati è proprio quello di accompagnare il lavoratore in un percorso di consapevolezza e riconoscimento del danno subito.

Informazione e prevenzione: la vera sfida per la sicurezza

Al centro di tutto c’è la mancanza di consapevolezza. Molti lavoratori non collegano i sintomi o le malattie che sviluppano al lavoro, perdendo così la possibilità di accedere alle tutele. “Solo attraverso un percorso di conoscenza – spiega Palazzoli – si può arrivare al giusto riconoscimento del danno subito durante il lavoro”.

La sfida, per sindacati e istituzioni, è doppia: da una parte rafforzare la prevenzione nei luoghi di lavoro; dall’altra assicurare informazione e assistenza a chi si ammala. Solo così si potrà davvero ridurre il divario tra i dati ufficiali e la realtà quotidiana vissuta da migliaia di lavoratori italiani.

Written by
Mirko Fabrizi

Sono un appassionato narratore di storie di italiani che hanno deciso di intraprendere un viaggio all’estero, sia per lavoro che per dare vita a nuove avventure imprenditoriali. La mia penna si muove tra le esperienze di chi ha lasciato la propria terra d'origine per seguire sogni e aspirazioni, affrontando sfide e scoprendo opportunità in contesti diversi. Credo fermamente nel potere delle storie di ispirare e connettere le persone, e mi piace esplorare come la cultura italiana si intrecci con quella di altri paesi. Con ogni articolo su smetteredilavorare.it, cerco di dare voce a chi ha scelto di cambiare il proprio destino, portando un pezzo d'Italia nel mondo e dimostrando che la passione e la determinazione possono aprire le porte a nuove realtà.

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