Trieste, 29 dicembre 2025 – Illycaffè chiude il 2025 con un fatturato da 690 milioni di euro, segnando un balzo del 10% rispetto all’anno prima, nonostante il caro materie prime. A confermarlo è Cristina Scocchia, amministratrice delegata del celebre marchio triestino, che in un’intervista ad Adnkronos/Labitalia ha tracciato un bilancio di un anno segnato da tensioni geopolitiche e rincari, ma anche da risultati ben oltre le aspettative. “Siamo davvero soddisfatti – ha detto Scocchia – perché abbiamo fatto una crescita a doppia cifra in tutti i mercati, nonostante il prezzo del caffè verde sia salito del 50%”.
Crescita solida in tutti i mercati chiave
Il 2025, racconta la manager, è stato “un anno molto difficile a livello economico e geopolitico”, con il costo dell’arabica – la qualità scelta da Illycaffè – che ha toccato livelli record. Eppure, l’azienda ha visto crescere i ricavi in modo uniforme: l’Italia, che vale il 30% del fatturato, ha fatto segnare un +11%. Gli Stati Uniti, secondo mercato per importanza, sono cresciuti tra il 19 e il 20%. L’Europa, nuova priorità annunciata a inizio anno, ha registrato un balzo superiore al 22%. “Abbiamo conquistato nuovi clienti e consumatori – ha sottolineato Scocchia – e questo ci fa guardare con fiducia al futuro”.
Materie prime ancora care nel 2026
Il quadro per il prossimo anno resta però incerto. “Prevediamo che il 2026 sarà ancora più complicato per il costo delle materie prime”, ha ammesso l’amministratrice delegata. Anche se i dazi statunitensi sul caffè verde – tolti lo scorso novembre dal presidente Trump – non hanno sgonfiato l’inflazione come sperato. Dopo aver raggiunto i 400 centesimi per libbra, il prezzo del caffè verde ora si aggira tra i 350 e i 360 centesimi: quasi tre volte la media del periodo 2015-2021. “Stiamo già facendo scorte per il prossimo anno – ha spiegato Scocchia – e molti dei costi che affronteremo nel 2026 dipendono dagli acquisti fatti ora”.
Prezzi al consumatore: aumenti contenuti ma inevitabili
Sui prezzi al pubblico, la manager ha chiarito che l’azienda cercherà di limitare gli aumenti, ma “è inevitabile adeguare i listini”. Il rincaro delle materie prime, ha spiegato, non può essere assorbito tutto dalle aziende senza rischiare di sacrificare investimenti e competitività. “Ritoccheremo i prezzi in modo contenuto – ha detto – accettando di tenerci parte dell’aumento sulle nostre spalle”. L’impatto finale sulla tazzina di caffè al bar dipenderà però dalle scelte di ogni singolo locale.
Produzione negli Usa, si punta su una partnership
Guardando oltreoceano, Illycaffè conferma l’intenzione di avviare una produzione diretta negli Stati Uniti per una parte dei prodotti destinati a quel mercato. La strada più probabile, secondo Scocchia, è un accordo con un produttore locale. “Così potremmo iniziare già all’inizio del prossimo anno a fare tra il 15 e il 20% dei prodotti per gli Usa direttamente lì”, riducendo tempi, costi di trasporto e impatto sull’ambiente. Una scelta che punta anche a rispondere meglio ai gusti dei consumatori americani.
Investimenti a Trieste e nuovi posti di lavoro
Il cuore produttivo resta però in Italia. Gli investimenti nello stabilimento di Trieste sono stati confermati e ampliati: oltre 130 milioni di euro per aumentare la capacità produttiva e assumere circa 100 persone nel 2025. “Abbiamo messo in funzione una nuova linea per il barattolino da 250 grammi e stiamo lavorando a una nuova tosteria”, ha raccontato Scocchia. La crescita degli ultimi anni ha portato gli impianti al limite, rendendo necessario raddoppiare la capacità di tostatura.
Quotazione in Borsa: si aspetta il momento giusto
Sul fronte della quotazione in Borsa, l’ad conferma che il progetto è sul tavolo, ma i tempi non sono ancora maturi. “Siamo pronti dal punto di vista dei risultati – ha spiegato – ma ci vogliono anche condizioni di mercato favorevoli. Con il prezzo del caffè verde ancora così alto, pensiamo che il 2026 non sia l’anno giusto”. La decisione definitiva arriverà solo quando i costi delle materie prime torneranno a livelli più sostenibili.
Governo e Europa: tra prudenza e richieste di concretezza
Scocchia ha lodato la gestione prudente del bilancio pubblico da parte del governo italiano, sottolineando come lo spread ai minimi e i rating positivi siano segnali incoraggianti per gli investimenti esteri. Sul fronte europeo, invece, la manager chiede “un’Europa più concreta”, capace di puntare su digitale, intelligenza artificiale ed energia. “La burocrazia è un ostacolo più grande dei dazi”, ha concluso, chiedendo una svolta per sostenere davvero la competitività delle aziende europee.










