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Natale: come trasformare oltre un miliardo di tonnellate di cibo invenduto in opportunità sostenibili

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Natale: come trasformare oltre un miliardo di tonnellate di cibo invenduto in opportunità sostenibili
Natale: come trasformare oltre un miliardo di tonnellate di cibo invenduto in opportunità sostenibili
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Milano, 22 dicembre 2025 – Panettoni, cioccolatini e biscotti invadono negozi e magazzini in tutta Italia durante le feste. Ma dietro questa frenesia di vendite si nasconde un problema meno visibile: una parte consistente di questi prodotti resta invenduta, causando costi e sprechi che pesano su tutta la filiera. Il tema, spiegano gli addetti ai lavori, non riguarda solo il periodo natalizio né solo il nostro Paese. Ogni anno, secondo Ecr Retail Loss, nel mondo si sprecano oltre un miliardo di tonnellate di cibo, con un danno economico che supera i 90 miliardi di euro.

Sprechi alimentari, un conto salato per le aziende

L’invenduto alimentare non è solo una conseguenza della sovrapproduzione delle feste. «Ridurre gli sprechi significa agire direttamente sui margini, migliorare l’efficienza e tenere in piedi il business», spiega Paolo Fabbricatore, amministratore delegato di Regardia, azienda italiana che opera nell’economia circolare. Nel settore dolciario, la produzione concentrata a dicembre peggiora la situazione: prodotti ancora buoni restano fermi nei magazzini, generando costi extra per sconti, redistribuzione e smaltimento. Secondo le stime, queste spese possono arrivare fino all’1,8% del fatturato delle aziende coinvolte.

Non è solo una questione di soldi. Le eccedenze tengono bloccati capitali e creano inefficienze che pesano sulla redditività complessiva. A questo si aggiunge l’impatto sull’ambiente: risorse sprecate per produrre cibo che poi non viene consumato, emissioni legate a trasporti e gestione dei rifiuti.

Gestire l’invenduto: una scelta strategica

Negli ultimi anni, la gestione delle eccedenze alimentari è diventata una priorità per molte aziende della filiera. «Non si tratta più di decidere se gestire l’invenduto, ma di come farlo nel modo giusto», sottolinea Fabbricatore. Ogni prodotto fermo in magazzino è un costo e una perdita di valore. Solo con un approccio organizzato si può trasformare l’eccedenza in un’opportunità concreta.

Regardia, specialista nel recupero di prodotti alimentari non venduti, ha messo a punto un modello che ogni anno salva oltre 165.000 tonnellate di surplus alimentare e concentrato solubile di frumento. Questi prodotti vengono selezionati e reintrodotti nella filiera dei mangimi o usati per produrre bioenergie. Così si riduce il ricorso a materie prime nuove e si abbassano i costi logistici e ambientali legati all’invenduto.

Un problema che pesa a livello globale

L’invenduto pesa anche a livello mondiale. Il report Confectionery Worldwide 2025 di Statista stima che il settore dolciario muova ogni anno 531 miliardi di euro. L’Europa occidentale vale circa un terzo del mercato, seguita da Nord America (22%) e Asia-Pacifico (14%). In un mercato così vasto, anche piccole percentuali di eccedenze si traducono in grandi numeri per chi produce e distribuisce.

Il divario tra il valore totale del mercato e i costi nascosti dell’invenduto mostra quanto gestire le eccedenze sia ormai una questione cruciale. «Trasformare l’eccedenza in un’opportunità porta vantaggi economici e ambientali lungo tutta la filiera», ribadisce Fabbricatore.

Tra sostenibilità e risparmi, le nuove strategie

Le aziende stanno adottando strategie sempre più diverse per recuperare valore dall’invenduto. La mangimistica animale è una delle soluzioni più diffuse: i dolci invenduti diventano ingredienti sicuri per mangimi, riducendo i costi delle materie prime e l’impatto ambientale. Altri scelgono la donazione a enti caritativi, così da limitare sprechi e costi di smaltimento.

Ci sono poi iniziative per riportare l’invenduto sul mercato attraverso canali alternativi, come outlet o promozioni mirate, che permettono di vendere prodotti in più senza abbassare il prezzo normale. Alcune aziende trasformano gli scarti in nuovi prodotti o ingredienti secondari, dando nuova vita a risorse altrimenti perse. Infine, i residui non più utilizzabili per l’alimentazione finiscono in compost o bioenergie, chiudendo il cerchio della circolarità.

Una sfida che coinvolge tutta la filiera

Oggi gestire l’invenduto alimentare non significa solo ridurre gli sprechi. Si tratta di adottare soluzioni integrate che uniscono efficienza, sostenibilità e innovazione. In questo quadro, le aziende italiane ed europee devono ripensare i loro modelli di produzione e distribuzione per diventare più competitive e resilienti. Come conclude Fabbricatore, «ogni passo avanti nella gestione delle eccedenze è un investimento per il futuro del settore».

Written by
Mirko Fabrizi

Sono un appassionato narratore di storie di italiani che hanno deciso di intraprendere un viaggio all’estero, sia per lavoro che per dare vita a nuove avventure imprenditoriali. La mia penna si muove tra le esperienze di chi ha lasciato la propria terra d'origine per seguire sogni e aspirazioni, affrontando sfide e scoprendo opportunità in contesti diversi. Credo fermamente nel potere delle storie di ispirare e connettere le persone, e mi piace esplorare come la cultura italiana si intrecci con quella di altri paesi. Con ogni articolo su smetteredilavorare.it, cerco di dare voce a chi ha scelto di cambiare il proprio destino, portando un pezzo d'Italia nel mondo e dimostrando che la passione e la determinazione possono aprire le porte a nuove realtà.

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