Roma, 22 dicembre 2025 – Dal 31 dicembre 2025 tutte le imprese italiane, tranne quelle agricole, dovranno avere una polizza assicurativa contro i danni causati da calamità naturali. La misura, inserita nella legge di Bilancio 2024 e resa operativa con il decreto n. 18/2025, vuole spostare parte del rischio dalle casse pubbliche alle compagnie assicurative private, coinvolgendo direttamente il tessuto produttivo del Paese. Un cambiamento che, secondo gli esperti, colpirà soprattutto le piccole e medie imprese (PMI), spesso più vulnerabili e meno protette.
Polizza obbligatoria: cosa cambia davvero dal 2025
La norma, attiva dal 30 dicembre 2023 con la legge n. 213, stabilisce che tutte le aziende con sede legale in Italia – eccetto il settore agricolo – devono assicurare terreni, impianti, attrezzature e beni in locazione contro terremoti, frane, alluvioni, inondazioni ed esondazioni. Restano fuori i beni in costruzione, gli immobili abusivi, le scorte di magazzino, i mobili d’ufficio e i veicoli iscritti al Pra. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy spiega che l’obiettivo è “ridistribuire il rischio”, alleggerendo il peso economico che finora è ricaduto quasi tutto sui fondi pubblici.
Secondo uno studio di mUp Research dell’autunno 2024, più di 278 mila imprese hanno subito danni da calamità naturali nell’ultimo anno, con perdite stimate intorno ai tre miliardi di euro. Un segnale chiaro della fragilità del sistema produttivo italiano davanti a eventi estremi sempre più frequenti.
Scadenze e sanzioni: chi deve mettersi in regola e quando
L’obbligo è scattato già da marzo 2025 per le grandi imprese (oltre 250 dipendenti) e da ottobre per le medie (50-250 dipendenti). Per le PMI e le microimprese il termine ultimo è il 31 dicembre 2025. Una proroga vale invece per pesca e acquacoltura, che avranno tempo fino alla stessa data.
Non sono previste multe dirette per chi non si adegua. Ma, come spiega l’avvocato Fabio Speranza del network Partner d’Impresa, “l’impresa che non ha la polizza sarà esclusa automaticamente da contributi, sovvenzioni e agevolazioni pubbliche di ogni tipo, e perderà anche l’accesso alla garanzia statale sui finanziamenti”. In pratica, senza assicurazione niente contratti di sviluppo, fondi per startup innovative o incentivi per l’economia circolare.
Ogni ente pubblico dovrà inserire nei propri bandi clausole che escludono chi non ha la copertura assicurativa. “La polizza diventa così indispensabile per partecipare a molte misure agevolative”, sottolinea Speranza.
I costi e le difficoltà nelle zone a rischio
Uno dei punti più caldi è il prezzo delle polizze. “Nelle zone ad alto rischio sismico o idrogeologico i premi potrebbero essere molto alti, e a questo si aggiungono i costi per le perizie che stabiliscono il valore attuale dei beni”, spiega la fiscalista Simona D’Alessandro di Partner d’Impresa. Le grandi aziende potranno dedurre fiscalmente i premi (Ires al 24% e Irap al 3,9%), ma il costo resta pesante: “La deducibilità aiuta, ma non basta a coprire l’esborso reale”, ammette D’Alessandro.
Per PMI e microimprese il problema è diverso: premi più bassi ma che pesano di più rispetto al fatturato. “La deduzione fiscale rischia di non alleggerire abbastanza la pressione sul flusso di cassa”, aggiunge la consulente. In particolare nelle zone più esposte, come alcune aree dell’Appennino o del Nord-Est, avere questa copertura potrebbe diventare un peso difficile da sostenere.
Vantaggi per il credito e la reputazione
Non mancano però aspetti positivi. In un momento in cui i parametri ESG (ambientali, sociali e di governance) pesano sempre di più nelle valutazioni delle banche, avere una polizza contro i rischi naturali può essere visto come un segno di gestione attenta del rischio. “Banche e investitori istituzionali potrebbero considerare la polizza catastrofale come un punto a favore nel rating creditizio”, osserva D’Alessandro. Un vantaggio che può facilitare l’accesso al credito e abbassare il costo dei finanziamenti.
Il decreto prevede anche che i premi siano modulati in base alle misure di prevenzione adottate: investire in adeguamenti antisismici o in sistemi di drenaggio può far scendere il costo della polizza. Le associazioni di categoria stanno trattando convenzioni collettive con le assicurazioni per venire incontro alle esigenze di micro e piccole imprese.
Dubbi e incognite sul futuro
Restano però dubbi sull’effettiva applicazione delle sanzioni: “Le sanzioni sono solo indirette, ma tutto dipende da come ogni amministrazione metterà in pratica i provvedimenti”, avverte D’Alessandro. Le imprese temono che regole diverse da regione a regione possano creare confusione su chi e come può accedere a incentivi e finanziamenti.
In sintesi, questa nuova norma segna un cambio di passo nella gestione del rischio d’impresa in Italia. Un obbligo che, tra costi, opportunità e difficoltà, cambierà il rapporto tra aziende, Stato e assicurazioni nei prossimi anni.










