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Bankitalia prevede una crescita moderata del Pil per il 2025-2026: +0,6%

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Bankitalia prevede una crescita moderata del Pil per il 2025-2026: +0,6%
Bankitalia prevede una crescita moderata del Pil per il 2025-2026: +0,6%
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Roma, 19 dicembre 2025 – La Banca d’Italia ha confermato oggi le sue previsioni di crescita del Pil per il 2025 e il 2026, con un piccolo rialzo per il 2027. Nel rapporto diffuso questa mattina a Palazzo Koch si legge che il Pil, che nel terzo trimestre ha segnato un timido +0,1%, dovrebbe rafforzarsi nei prossimi mesi, spinto soprattutto dalla domanda interna. Un segnale di stabilità, spiegano gli esperti dell’istituto, che arriva in un momento di incertezza sui mercati globali e con l’inflazione finalmente sotto controllo.

Pil in lieve crescita: cosa dice la Banca d’Italia

Nel dettaglio, la Banca d’Italia prevede una crescita media dello 0,6% per il 2025 e il 2026, con un aumento fino allo 0,8% nel 2027 e allo 0,9% nel 2028. Il leggero aumento rispetto alla stima precedente per il 2027 – che era +0,7% – si spiega con una “domanda interna un po’ più vivace, anche grazie a un’inflazione più contenuta”. Dopo mesi di dati altalenanti, con un rallentamento nel terzo trimestre, a partire da ottobre si è vista una ripresa timida ma costante.

Il rapporto evidenzia che la spinta principale arriva dalla domanda interna, cioè dai consumi delle famiglie e dagli investimenti delle imprese. “Ci aspettiamo un rafforzamento graduale nei prossimi trimestri”, ha detto un funzionario durante la presentazione. Le esportazioni, invece, soffrono ancora per la debolezza dei mercati europei e le tensioni geopolitiche.

Inflazione più bassa, consumi in ripresa

Un altro punto chiave è l’inflazione, che secondo la Banca d’Italia rimarrà “bassa” nei prossimi anni. Questo dovrebbe aiutare i consumi interni, già in ripresa in alcune zone del Paese. “Un’inflazione più contenuta permette alle famiglie di recuperare potere d’acquisto”, ha spiegato un analista. “Solo così potremo vedere effetti più forti sulla crescita”.

Le previsioni indicano che i prezzi resteranno sotto il 2% fino almeno al 2027. Questo dato tranquillizza famiglie e imprese, che devono ancora fare i conti con costi energetici e materie prime più alti rispetto a prima della pandemia. Ma, avvertono gli economisti di via Nazionale, la situazione resta fragile: “Molto dipenderà da come si muoveranno i tassi di interesse e dalle mosse della Bce”, ha ammesso un dirigente.

Reazioni: imprese e sindacati restano cauti

Le nuove stime sono state accolte con prudenza. “La crescita c’è, ma è ancora troppo debole per far decollare davvero l’occupazione”, ha commentato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Dello stesso avviso Carlo Bonomi, presidente di Confindustria: “Serve uno sforzo maggiore su investimenti e produttività”.

A Piazza Affari, la notizia ha avuto un impatto limitato: alle 13.30 l’indice Ftse Mib segnava +0,2%, in linea con le principali borse europee. Gli analisti delle banche d’affari sottolineano che la stabilità delle previsioni è “un segnale di fiducia”, ma ricordano che il quadro internazionale resta incerto.

Futuro incerto ma qualche punto fermo

Guardando avanti, la Banca d’Italia invita a non abbassare la guardia. L’economia è ancora esposta a rischi legati alle tensioni geopolitiche – dal Medio Oriente all’Est Europa – e all’andamento dei tassi di interesse. “Non si possono escludere nuove difficoltà”, ha spiegato un economista dell’istituto. Tuttavia, la tenuta dei consumi e la stabilità dell’inflazione sono due elementi su cui puntare per costruire una ripresa.

In sintesi, le nuove stime fotografano un’economia che cresce lentamente, guidata dalla domanda interna e da prezzi più stabili. Resta però la sfida di trasformare questa crescita modesta in vantaggi concreti per famiglie e imprese. E su questo fronte, il confronto tra governo, sindacati e imprese è destinato a continuare nei prossimi mesi.

Written by
Mirko Fabrizi

Sono un appassionato narratore di storie di italiani che hanno deciso di intraprendere un viaggio all’estero, sia per lavoro che per dare vita a nuove avventure imprenditoriali. La mia penna si muove tra le esperienze di chi ha lasciato la propria terra d'origine per seguire sogni e aspirazioni, affrontando sfide e scoprendo opportunità in contesti diversi. Credo fermamente nel potere delle storie di ispirare e connettere le persone, e mi piace esplorare come la cultura italiana si intrecci con quella di altri paesi. Con ogni articolo su smetteredilavorare.it, cerco di dare voce a chi ha scelto di cambiare il proprio destino, portando un pezzo d'Italia nel mondo e dimostrando che la passione e la determinazione possono aprire le porte a nuove realtà.

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