Roma, 11 dicembre 2025 – Sono sempre più i giovani italiani che decidono di fare una pausa dagli studi o dal lavoro per partire all’estero con il visto Working Holiday. Questo permesso permette di viaggiare e lavorare per un periodo limitato in diversi Paesi nel mondo. Dall’Australia al Canada, passando per Giappone e Nuova Zelanda, ogni anno migliaia di ragazzi tra i 18 e i 30 anni scelgono questa strada per scoprire nuove culture, migliorare la lingua e, perché no, pagarsi il viaggio con un lavoro.
Visto Working Holiday: cosa è e come funziona davvero
Il visto Working Holiday nasce da accordi tra Stati e dà la possibilità ai giovani di restare fino a un anno in un altro Paese, lavorando regolarmente per mantenersi. Ogni Paese ha le sue regole: età, cittadinanza, soldi minimi da dimostrare, assicurazione sanitaria e, a volte, limiti su quanto si può lavorare per lo stesso datore o requisiti di studio. “È un’occasione che non capita tutti i giorni, soprattutto per chi vuole viaggiare senza rinunciare a un po’ di sicurezza economica”, spiega Luca Rossi, consulente per la mobilità internazionale a Milano.
Le mete più amate: Nuova Zelanda, Australia e Canada
Tra i Paesi più richiesti dagli italiani ci sono Nuova Zelanda, Australia e Canada. In Nuova Zelanda il visto è per chi ha tra i 18 e i 30 anni, serve un passaporto valido, almeno 4.200 dollari neozelandesi e un’assicurazione sanitaria. “Ho lavorato in una fattoria vicino a Nelson e poi in un ostello a Queenstown”, racconta Martina, 25 anni, appena tornata. “È stata una vera full immersion nella vita locale: tra raccolta di frutta, trekking nei parchi e serate con ragazzi da tutto il mondo”.
In Australia le regole sono simili: età 18-30 anni, diploma di scuola superiore, almeno 5.000 dollari australiani e non si può lavorare più di sei mesi per lo stesso datore. Il visto costa circa 495 AUD e si può rinnovare fino a tre volte, se si rispettano alcune condizioni. “Lavorare in un ristorante a Sydney mi ha dato la possibilità di girare la costa e migliorare l’inglese sul campo”, dice Davide, 28 anni.
Il Canada offre un visto valido 12 mesi, rinnovabile una volta, con una richiesta minima di 2.500 dollari canadesi e assicurazione sanitaria obbligatoria. Qui si trova lavoro sia nelle località sciistiche sia nelle grandi città come Toronto o Vancouver.
Lavoro e vita quotidiana: cosa aspettarsi
I lavori sono molto vari: si va dai lavori stagionali in agricoltura o turismo (fattorie, raccolta frutta, hotel, ristoranti) a babysitter, au pair o servizi al cliente nelle città. In Paesi come Corea del Sud o Giappone servono spesso competenze linguistiche particolari o ci sono limiti su certi lavori.
“Non è tutto semplice come sembra”, ammette Giulia, 27 anni, che ha passato sei mesi a Vancouver. “Bisogna abituarsi a orari flessibili e lavori spesso faticosi, e cambiare città. Ma la crescita personale è enorme: impari a cavartela da solo e torni con qualcosa in più”.
Oceania, Sudamerica e Asia: nuove rotte per i Working Holiday
Negli ultimi anni si fanno strada anche destinazioni meno tradizionali come Cile, Argentina e Uruguay. Qui le regole sono simili (età, soldi, assicurazione), ma saper parlare spagnolo aiuta molto a trovare lavoro. In Cile molti trovano impiego nelle scuole di surf o nelle stazioni sciistiche; in Argentina si lavora spesso nel turismo o nelle fattorie della Patagonia.
Anche l’Asia si apre a questo tipo di programmi: Hong Kong, Corea del Sud e Giappone accolgono giovani europei. A Tokyo o Seoul si può insegnare inglese, lavorare in hotel o provare a fare il modello o il fotografo. “Ho insegnato italiano in una scuola privata a Osaka”, racconta Francesco, 29 anni. “Un’esperienza che mi ha cambiato la vita”.
Grecia: il “Working Holiday” vicino casa
Chi vuole restare più vicino ha la Grecia come opzione: essendo in Europa, non serve il visto per lavorare. La stagione turistica offre posti in hotel, ristoranti o come animatori nei resort delle isole. “Lavorare a Mykonos d’estate è stato impegnativo ma molto divertente”, racconta Elena, 24 anni.
Come fare domanda e cosa preparare
Le richieste per il visto Working Holiday si fanno online sui siti ufficiali dei governi, ma i posti sono pochi e vanno via in fretta. È fondamentale avere tutti i documenti in ordine: passaporto valido, assicurazione sanitaria internazionale, soldi minimi e, dove serve, il biglietto di ritorno.
“Consiglio sempre di leggere bene le regole del Paese scelto”, sottolinea Rossi. “Ogni Stato ha procedure diverse e non tutti i lavori sono permessi con questo visto”.
Un’esperienza che vale più di un lavoro
Alla fine di questa avventura resta molto più di un semplice lavoro temporaneo: nuove amicizie, lingue migliorate e una visione del mondo più ampia. “Tornare in Italia dopo un anno all’estero ti fa vedere tutto con occhi diversi”, conclude Martina. “E spesso ti apre porte che prima neanche immaginavi”.










