Mosca, 7 dicembre 2025 – Nei primi giorni di dicembre, Cina e Russia hanno portato a termine il loro terzo ciclo di esercitazioni antimissile congiunte sul suolo russo. Lo ha confermato sabato sera il ministero della Difesa cinese tramite una nota ufficiale pubblicata sul sito del dicastero di Pechino, rilanciata da Reuters. L’annuncio arriva in un momento di forti tensioni a livello internazionale, ma le autorità sottolineano che “l’esercitazione congiunta non è rivolta a terze parti e non ha nulla a che vedere con l’attuale situazione internazionale e regionale”.
Terzo round di esercitazioni antimissile: cosa è successo
Il ministero della Difesa cinese ha riferito che le manovre si sono svolte in una località non specificata della Federazione Russa all’inizio di dicembre. È il terzo appuntamento di questo tipo tra Mosca e Pechino, che negli ultimi anni hanno spinto molto sulla cooperazione militare. Le esercitazioni hanno coinvolto unità specializzate nella difesa antimissile, con l’obiettivo dichiarato di “rafforzare la capacità di risposta congiunta a minacce missilistiche” e migliorare il coordinamento operativo tra le due forze armate.
Fonti vicine al dossier raccontano che le attività si sono concentrate su scenari simulati di attacco missilistico, usando sistemi radar avanzati e batterie di intercettori. Non sono stati però forniti dettagli precisi su numeri o tipi di mezzi usati. “L’obiettivo resta puramente difensivo”, ha ribadito un portavoce del ministero cinese.
Mosca e Pechino, un’intesa militare che si rafforza
Il legame tra Mosca e Pechino nel campo della difesa si è fatto più stretto dal 2022, quando i due Paesi hanno firmato un partenariato strategico “senza limiti” pochi giorni prima che la Russia invadesse l’Ucraina. Da allora, le esercitazioni militari insieme sono diventate una prassi: ad agosto, per esempio, le marine russe e cinesi avevano condotto manovre di artiglieria e antisommergibile nel Mar del Giappone. A novembre, invece, si sono tenuti colloqui bilaterali sulla difesa missilistica e sulla stabilità strategica.
“Il coordinamento tra le nostre forze armate è fondamentale per garantire la sicurezza regionale”, ha detto un funzionario russo coinvolto nei negoziati. La linea ufficiale, ripetuta da entrambe le capitali, è che questa cooperazione non punta a creare nuove alleanze militari, ma a rafforzare la capacità di risposta condivisa.
Lo scudo missilistico Usa e le preoccupazioni di Mosca e Pechino
Tra i temi sul tavolo di Mosca e Pechino c’è anche la questione dello scudo missilistico statunitense. I due Paesi hanno più volte espresso “preoccupazione” per i piani annunciati dall’ex presidente Usa Donald Trump, in particolare per il sistema “Golden Dome” e la possibile ripresa dei test nucleari dopo più di trent’anni di stop.
Fonti diplomatiche cinesi sostengono che “l’espansione delle infrastrutture antimissile americane rischia di rompere l’equilibrio strategico mondiale”. Mosca condivide questa visione e considera lo sviluppo dello scudo statunitense una minaccia diretta alla sua sicurezza.
Nessun legame diretto con la crisi in Ucraina
Nonostante la guerra in Ucraina e le tensioni tra Occidente e Russia, sia Pechino sia Mosca hanno voluto chiarire che le esercitazioni non hanno nulla a che vedere con questi eventi. “Non c’è alcun collegamento con l’attuale situazione regionale”, si legge nella nota del ministero cinese. Una precisazione che però non ha convinto del tutto gli osservatori occidentali, che vedono nella crescente intesa militare tra i due giganti un segnale da non prendere alla leggera.
Il futuro del partenariato e le reazioni internazionali
Per ora, non sono arrivate risposte ufficiali dagli Stati Uniti o dai principali Paesi europei. Ma fonti della Nato tengono d’occhio con attenzione l’evolversi della partnership russo-cinese. “Siamo consapevoli di quello che sta succedendo”, ha detto un diplomatico dell’Alleanza atlantica a Bruxelles. Solo il tempo dirà se queste esercitazioni resteranno episodi isolati o se segneranno l’inizio di una cooperazione ancora più stretta nei prossimi mesi.
Nel frattempo, nelle cancellerie occidentali si discute su come rispondere a una situazione che, senza annunci clamorosi, sta cambiando gli equilibri militari nell’area euroasiatica.








