Roma, 4 dicembre 2025 – Nel mondo della comunicazione d’impresa si muovono almeno 29 figure professionali diverse, ognuna con compiti e competenze precise. Un universo complesso, spesso poco conosciuto nei suoi dettagli. A dirlo è stato ieri Carlo Romanelli, presidente di Manageritalia Executive Professional, che ha chiuso l’incontro “Governance della comunicazione professionale: competenze certificate e responsabilità”. L’evento, ospitato nella sede di Manageritalia a Roma, in via Piemonte, ha visto la presenza di oltre cento addetti ai lavori tra comunicatori, manager e rappresentanti delle istituzioni. Al centro del dibattito la proposta di una certificazione delle competenze per il settore.
Un mosaico di ruoli dietro la comunicazione d’impresa
Secondo i dati raccolti da Manageritalia in una ricerca del 2023, la comunicazione aziendale si compone di una trentina di figure diverse: dal media relations manager al digital strategist, passando per il crisis communicator e il content creator. “Abbiamo contato almeno ventinove profili che ruotano intorno a questo mondo”, ha spiegato Romanelli. Un quadro che racconta la crescente complessità delle strategie di comunicazione nelle aziende italiane, dove ormai lavorano team multidisciplinari.
Il problema, però, è che questa varietà a volte crea confusione su chi fa cosa. “Serve fare chiarezza – ha detto Romanelli – perché solo così si può davvero valorizzare il lavoro di chi si occupa di comunicazione”. Da qui l’idea di una certificazione che definisca con precisione le competenze e i limiti di ciascuna figura.
Perché serve la certificazione delle competenze
Il tema della certificazione delle competenze non è nuovo, ma negli ultimi anni ha preso sempre più piede. Le aziende, soprattutto quelle medio-grandi, chiedono garanzie sulla preparazione dei loro collaboratori. “Non è solo un bollino – ha spiegato Romanelli – ma uno strumento che può dare più forza all’identità del comunicatore professionale e renderlo più riconoscibile sul mercato”.
Chi promuove l’iniziativa punta a una certificazione basata su criteri chiari e condivisi, allineati agli standard europei. Un percorso che include formazione continua, aggiornamenti e controlli periodici delle competenze. “Solo così – ha aggiunto Romanelli – possiamo assicurare alle aziende un livello alto e costante di professionalità”.
Un settore che cambia velocemente
Negli ultimi cinque anni la comunicazione d’impresa ha subito una trasformazione profonda. Social media, nuovi canali digitali e attenzione crescente alla reputazione aziendale hanno stravolto il mestiere dei comunicatori. “Oggi non basta più saper scrivere un comunicato o organizzare una conferenza”, ha raccontato Francesca Bianchi, responsabile comunicazione in una multinazionale farmaceutica, presente all’evento. “Servono competenze a 360 gradi: dalla gestione delle crisi alla conoscenza delle piattaforme digitali”.
In questo scenario, la richiesta di professionalità certificate arriva proprio dalle aziende. “Quando scegliamo nuove risorse – ha detto Bianchi – guardiamo sempre più a chi ha un percorso formativo solido e riconosciuto”.
Cosa succederà ora
L’incontro di Roma si è chiuso con l’impegno a continuare il dialogo tra associazioni di categoria, università e imprese. Nei prossimi mesi Manageritalia presenterà una proposta concreta per la certificazione dei comunicatori professionali, che sarà portata all’attenzione del Ministero del Lavoro e delle principali organizzazioni del settore.
Romanelli, prima di congedarsi, ha ribadito il senso dell’iniziativa: “Vogliamo dare finalmente un’identità chiara a chi lavora nella comunicazione d’impresa. Solo così potremo rafforzare ruolo e visibilità di quei professionisti che ogni giorno aiutano a far crescere le nostre aziende”. Un percorso che, dicono i promotori, punta a rendere il mercato più trasparente e competitivo. E a riconoscere il valore di chi – spesso dietro le quinte – costruisce la reputazione delle imprese italiane.









