Bruxelles, 28 novembre 2025 – L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo di lavorare in Europa, portando con sé vantaggi ma anche qualche timore. A spiegarlo è Mario Nava, direttore generale della DG Occupazione, Affari Sociali e Inclusione della Commissione Europea, in un’intervista ad Adnkronos/Labitalia.
Nava racconta come ormai il 90% dei lavoratori nell’Unione usi strumenti digitali, e tra questi il 30% si affida a tecnologie avanzate come i chatbot. Questo ha trasformato la routine professionale e il rapporto tra lavoratori e imprese. Ma la regola d’oro, secondo il dirigente, è chiara: “La tecnologia deve servire le persone, non il contrario.”
L’intelligenza artificiale: opportunità concrete e paure diffuse
Molti lavoratori vedono nell’intelligenza artificiale un aiuto reale: “Serve per scrivere testi, tradurre, fare calcoli. Si risparmia tempo e si lavora meglio”, spiega Nava. Ma non mancano i sospetti. C’è chi teme che l’IA venga usata per controllare orari e turni in modo troppo rigido e automatico.
Il rischio, dice, è perdere autonomia e ritrovarsi con compiti decisi dagli algoritmi senza margini di manovra. Al centro della discussione restano poi due temi chiave: la trasparenza e la privacy sul posto di lavoro. “La gente chiede regole chiare per l’uso dell’intelligenza artificiale”, sottolinea Nava. In questo scenario, il ruolo dei sindacati e delle rappresentanze è decisivo.
Contrattazione collettiva, il nodo del cambiamento
Il nuovo Patto per il dialogo sociale europeo, rinnovato a marzo 2025, mette la contrattazione collettiva al centro per affrontare la rivoluzione tecnologica. “I sindacati e le parti sociali sono fondamentali per guidare l’uso giusto degli strumenti digitali”, spiega Nava. La Commissione punta a rafforzare il legame tra IA, negoziazione collettiva e ruolo sindacale.
Tra poco arriverà la Quality Jobs Roadmap, un piano pensato per garantire condizioni di lavoro dignitose anche con le nuove tecnologie. “Vogliamo che i lavoratori siano sempre tutelati”, ribadisce Nava.
Digital skills: la chiave per non restare indietro
Adattarsi al cambiamento passa per le competenze digitali. Un report del Fondo Monetario Internazionale, citato da Nava, evidenzia che il 60% dei lavori nelle economie più avanzate sarà influenzato dall’intelligenza artificiale. “Non è una questione solo per i più deboli, riguarda tutti: dai giornalisti ai policy maker, ai traduttori”, dice.
Chi ha competenze digitali guarda all’IA come a uno strumento utile. Chi invece ha meno formazione rischia di rimanere indietro. “L’Unione Europea ha investito più di 150 miliardi per sviluppare queste competenze”, ricorda Nava. Aggiornare le capacità, soprattutto per i giovani, è oggi fondamentale.
Nel rapporto Draghi si spiega che la competitività europea non dipende dal taglio dei salari, ma dalla qualità delle competenze. “L’intelligenza artificiale può aiutare a creare prodotti e servizi con un valore più alto”, aggiunge Nava.
Norme e tutele: il quadro europeo
Sul fronte delle regole, l’Europa ha già messo in campo strumenti per gestire i rischi legati agli algoritmi. Nava elenca tre pilastri: il regolamento sull’intelligenza artificiale, la Platform Work Directive (che regola il lavoro tramite piattaforme digitali) e il GDPR per la protezione dei dati personali. “Abbiamo una base solida per discutere con le parti sociali”, afferma.
Anche la direttiva sul salario minimo spinge a rafforzare la contrattazione collettiva, chiedendo a tutti i Paesi di garantire trattative efficaci tra datori di lavoro e sindacati. “Questo è strettamente collegato all’arrivo dell’IA nel mercato del lavoro”, sottolinea Nava.
Verso il Quality Jobs Act: il prossimo passo
Il cammino prosegue con la consultazione delle parti sociali in vista del Quality Jobs Act, atteso per il 2026. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e diritti dei lavoratori. “Non partiamo da zero, abbiamo già solide leggi su cui costruire”, conclude Nava.
Il confronto resta aperto. Tra produttività e tutele, l’Europa cerca una strada che metta davvero le persone al centro della trasformazione digitale.