Roma, 26 novembre 2025 – Questa mattina il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha inaugurato l’anno accademico all’Università Tor Vergata di Roma, lanciando un appello forte: bisogna rendere le professioni sanitarie più attraenti e fermare l’emorragia di medici e operatori che scelgono di andare all’estero. Di fronte a una sala piena di studenti, docenti e autorità, Schillaci ha sottolineato il valore della comunità accademica e l’urgenza di investire nella formazione e nel rispetto del lavoro sanitario.
La comunità, cuore pulsante della sanità
“Tra le grandi università italiane, questa è una realtà di cui possiamo andare fieri”, ha detto il ministro, che in passato è stato rettore proprio a Tor Vergata. Il titolo scelto per la cerimonia – “Un futuro da plasmare nello spazio della comunità” – non è un caso. Per Schillaci richiama la responsabilità condivisa e il senso di appartenenza che devono guidare il sistema sanitario. “La comunità è quel luogo vivo grazie all’impegno di chi ogni giorno si dedica alla formazione”, ha spiegato, ricordando anche il recente Giubileo dei giovani, quando il campus si è animato attorno a Papa Leone XIV.
Non sono state solo parole di circostanza. Il ministro ha rimarcato un punto chiave: “Solo con questo senso di comunità – e lo dico prima come medico, poi come ministro – possiamo davvero pensare a un futuro sostenibile per la nostra sanità”. Parole che hanno scatenato un lungo applauso da parte di chi, in prima linea, lavora nella didattica e nella ricerca.
Fermare la fuga: risorse e interventi concreti
Al centro del discorso c’è il nodo delle condizioni di lavoro e della fuga dei professionisti all’estero. “Stiamo mettendo in campo tutto il possibile per rendere più attrattive le professioni mediche, sanitarie e socio-sanitarie qui in Italia”, ha assicurato Schillaci. Gran parte delle risorse previste dalle ultime leggi finanziarie sono state destinate proprio a colmare la carenza di personale: “Vogliamo migliorare le condizioni di lavoro, gli stipendi e la sicurezza di tutti gli operatori”.
Non è solo questione di soldi. “Finalmente la sanità è tornata a essere un tema centrale nell’agenda politica”, ha aggiunto il ministro, annunciando che anche la prossima Manovra 2026 porterà nuovi fondi importanti per la sanità pubblica. L’obiettivo è chiaro: assumere medici, infermieri e operatori, aumentare le indennità specifiche e rafforzare la prevenzione, che Schillaci ha definito “il cuore pulsante del ministero”.
Umanizzare le cure: una vera rivoluzione nei LEA
Altro punto forte del discorso è stato l’umanizzazione delle cure. “Curare vuol dire prima di tutto entrare in relazione, ascoltare, avere empatia”, ha spiegato Schillaci. Il paziente non può essere solo un numero o un caso clinico. Va visto nella sua interezza, con bisogni, domande e speranze. “Non è un’aggiunta all’etica medica: è la sua anima”, ha ribadito.
Il ministro ha ricordato il passo avanti fatto con la legge di Bilancio 2025: l’inserimento del principio di umanizzazione delle cure nei livelli essenziali di assistenza (LEA). Ora si attende il regolamento attuativo, quasi pronto. L’obiettivo è rendere strutturali le politiche di umanizzazione e personalizzazione dell’assistenza, con particolare attenzione ai pazienti cronici e alla formazione del personale sanitario.
Formare i professionisti di domani
L’intervento si è chiuso con un richiamo alla formazione continua. “L’umanità, così come la competenza clinica, si impara, si coltiva, si protegge”, ha detto Schillaci. Un messaggio diretto soprattutto ai giovani in aula magna, molti dei quali si preparano a un percorso professionale impegnativo ma fondamentale per il Paese.
In prima fila, tra docenti e istituzioni, anche Suor Raffaella Petrini, chiamata a tenere la lectio magistralis della giornata. Un segnale chiaro: l’ateneo vuole aprirsi al dialogo tra saperi diversi e mettere al centro il valore umano della cura.
La sfida è aperta: trattenere i talenti in Italia, garantire dignità e sicurezza a chi lavora nella sanità pubblica, costruire una comunità capace di innovare senza perdere il senso profondo del prendersi cura. Solo così – sembra suggerire il ministro – si potrà davvero plasmare un futuro migliore nello spazio della comunità.