Roma, 14 novembre 2025 – Questa mattina il processo per diffamazione a carico della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, si è fermato. Il giudice monocratico del tribunale di Roma ha sospeso l’udienza poco dopo le 10.30, nell’aula 37 di piazzale Clodio. La decisione arriva dopo la richiesta dei legali della ministra, che hanno chiesto di trasferire il caso al Senato della Repubblica. Al centro della causa c’è una querela di Giuseppe Zeno, azionista di minoranza della società Visibilia Editore Spa, che contesta alcune dichiarazioni ritenute offensive per la sua reputazione.
Santanchè e l’immunità parlamentare: il punto chiave
Il processo si è fermato per via dell’articolo 68, comma 1, della Costituzione italiana, che protegge i parlamentari per quello che dicono nell’esercizio delle loro funzioni. La difesa di Santanchè, guidata dagli avvocati Paolo Carbone e Giulia Bongiorno, ha spiegato che le frasi incriminate sono state pronunciate durante un intervento ufficiale in Senato. “Abbiamo chiesto di inviare gli atti a Palazzo Madama – ha detto Carbone uscendo dall’aula – perché crediamo che si tratti di dichiarazioni protette dall’insindacabilità parlamentare”.
Dopo una breve camera di consiglio, il giudice ha accolto la richiesta e sospeso il processo, in attesa che il Senato decida cosa fare. Ora toccherà alla Giunta per le immunità valutare se quelle parole rientrano davvero nelle prerogative parlamentari.
Le accuse e le difese sul tavolo
La vicenda ruota attorno a una serie di affermazioni che Santanchè avrebbe rivolto a Zeno durante una seduta pubblica. Secondo gli atti, la ministra ha accusato l’azionista di minoranza di comportamenti scorretti nella gestione di Visibilia Editore Spa, società quotata in Borsa già coinvolta in altri guai giudiziari. Zeno, assistito dall’avvocato Luca Ponti, ha presentato querela nel 2023, sostenendo che quelle parole gli hanno danneggiato l’immagine, sia professionale che personale.
“Attendiamo con fiducia la decisione del Senato – ha detto Ponti – ma siamo convinti che quelle frasi non abbiano nulla a che fare con l’attività parlamentare”. Un punto di vista condiviso anche da alcuni osservatori presenti in tribunale, che sottolineano quanto sia spesso sottile il confine tra opinione politica e attacco personale.
Cosa succede adesso: la parola al Senato
Con l’invio degli atti al Senato parte una nuova fase, tra politica e diritto. La Giunta per le immunità parlamentari dovrà studiare il caso e capire se è davvero applicabile il principio dell’insindacabilità. Se così fosse, il procedimento penale si chiuderebbe qui; in caso contrario, il processo ripartirebbe da dove si è fermato.
Fonti parlamentari indicano che la decisione potrebbe richiedere alcune settimane. Nel frattempo, la ministra Santanchè continua a lavorare regolarmente al Ministero del Turismo. “Confidiamo nel corretto svolgimento delle procedure – ha detto un portavoce del ministero – e aspettiamo con calma l’esito”.
Immunità parlamentari: un tema sempre caldo
Il caso Santanchè riporta sotto i riflettori il dibattito sulle immunità parlamentari e i limiti della libertà di espressione nelle istituzioni. Negli ultimi anni, casi simili hanno acceso discussioni su come bilanciare la tutela dei politici con il diritto dei cittadini a difendere la propria reputazione.
Secondo alcuni costituzionalisti sentiti da alanews.it, l’articolo 68 è una garanzia essenziale per l’autonomia del Parlamento, ma va usato con attenzione per evitare abusi. “Non è una scusa per sfuggire alle responsabilità – spiega il professor Giovanni Guzzetta – ma uno strumento per proteggere il libero confronto politico”.
Attesa e silenzi a piazzale Clodio
Per ora, il fascicolo resta in sospeso in attesa del verdetto del Senato. Solo dopo la decisione della Giunta per le immunità sarà chiaro se Santanchè dovrà tornare in tribunale o se la vicenda si chiuderà qui. Intanto, a piazzale Clodio si respira un’aria di attesa misurata: tra i corridoi, avvocati e giornalisti commentano a bassa voce l’ennesimo caso in cui politica e giustizia si intrecciano lungo il filo della Costituzione.