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Parigi: la continua minaccia terroristica che preoccupa la Francia

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Parigi: la continua minaccia terroristica che preoccupa la Francia
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Parigi, 13 novembre 2025 – A dieci anni dagli attentati jihadisti di Parigi, il ministro dell’Interno francese, Laurent Nunez, ha ribadito che la minaccia terrorista in Francia resta “molto alta”. Lo ha detto stamattina, durante un’intervista a BFMTV, ricordando le vittime di quella terribile notte del 13 novembre 2015, quando furono colpiti lo Stade de France, il Bataclan e diversi locali nel cuore della città. Quel giorno persero la vita oltre 130 persone, mentre i feriti furono centinaia. “Quest’anno abbiamo fermato sei attentati”, ha aggiunto Nunez, sottolineando che il pericolo è tutt’altro che passato.

Parigi, dieci anni dopo: tra ricordo e allerta

A dieci anni da quella notte, Parigi si è svegliata tra silenzio e attenzione. Le cerimonie per ricordare si sono svolte proprio nei luoghi segnati dalla tragedia: davanti allo Stade de France, in boulevard Voltaire e davanti al Bataclan. Fiori, messaggi scritti a mano, fotografie delle vittime. La città non dimentica. “Il dolore è ancora vivo”, ha raccontato Marie Leclerc, sopravvissuta, presente alla commemorazione delle 9.20 davanti al teatro. Con lei, famiglie, amici delle vittime e semplici cittadini. Alcuni hanno acceso candele, altri si sono fermati in silenzio, a riflettere.

Sei attentati fermati nel 2025: cosa dice il Ministero

Durante l’intervista, Nunez ha spiegato che “nel 2025 sono stati sventati sei tentativi di attentato”, senza però entrare nel dettaglio per motivi di sicurezza. “Il lavoro delle forze dell’ordine e dei servizi segreti è costante”, ha detto il ministro. Fonti del Ministero dell’Interno confermano che la minaccia arriva sia da gruppi organizzati sia da singoli radicalizzati. “Non possiamo abbassare la guardia”, ha ribadito Nunez, mettendo in guardia su possibili azioni ispirate o coordinate da cellule jihadiste ancora attive in Europa.

Sicurezza in primo piano: cosa cambia in città

Nelle ultime settimane, la presenza delle forze dell’ordine è cresciuta nei punti più sensibili della capitale: stazioni, aeroporti, luoghi di culto e grandi eventi pubblici. “Abbiamo intensificato i controlli e la sorveglianza”, ha spiegato un funzionario della Prefettura di Parigi. La gente reagisce con un misto di stanchezza e determinazione. “Viviamo con questa paura da anni”, ammette Jean-Pierre Martin, commerciante del quartiere République. Ma la vita va avanti: negozi aperti, traffico regolare, studenti in fila davanti alle scuole.

Il ricordo che riapre il dibattito sulla sicurezza

Il decennale ha rilanciato il confronto sulla sicurezza e sull’integrazione. Il presidente Emmanuel Macron ha deposto una corona di fiori davanti al Bataclan alle 10.30, accompagnato dalla sindaca Anne Hidalgo e da rappresentanti delle associazioni delle vittime. “Non dimenticheremo mai”, ha detto Macron ai giornalisti. Dall’opposizione arrivano richieste di misure più dure contro la radicalizzazione nelle carceri e nelle scuole. “Serve una strategia più decisa”, ha detto Marine Le Pen.

La minaccia è ancora alta: cosa ci aspetta

Secondo l’ultimo rapporto dei servizi segreti francesi, uscito a ottobre, il livello di allarme resta al massimo in tutto il Paese. Gli esperti sottolineano che la minaccia è cambiata: meno grandi cellule organizzate, più individui soli che agiscono da sé. “La natura del pericolo è diversa”, ha spiegato il politologo François Heisbourg su Le Monde. Ma la memoria di quella notte del 2015 resta un monito forte, per le istituzioni e per tutti i francesi.

In serata, una fiaccolata silenziosa attraverserà boulevard Voltaire fino al Bataclan. Un gesto semplice, quasi un rito, per chiudere una giornata segnata dal ricordo e dalla consapevolezza che la sfida sulla sicurezza è ancora aperta.

Written by
Mirko Fabrizi

Sono un appassionato narratore di storie di italiani che hanno deciso di intraprendere un viaggio all’estero, sia per lavoro che per dare vita a nuove avventure imprenditoriali. La mia penna si muove tra le esperienze di chi ha lasciato la propria terra d'origine per seguire sogni e aspirazioni, affrontando sfide e scoprendo opportunità in contesti diversi. Credo fermamente nel potere delle storie di ispirare e connettere le persone, e mi piace esplorare come la cultura italiana si intrecci con quella di altri paesi. Con ogni articolo su smetteredilavorare.it, cerco di dare voce a chi ha scelto di cambiare il proprio destino, portando un pezzo d'Italia nel mondo e dimostrando che la passione e la determinazione possono aprire le porte a nuove realtà.

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