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Manovra: Federmanager difende l’equità per il ceto produttivo che sostiene l’Italia

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Manovra: Federmanager difende l'equità per il ceto produttivo che sostiene l'Italia
Manovra: Federmanager difende l'equità per il ceto produttivo che sostiene l'Italia
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Roma, 9 novembre 2025 – Nel mezzo delle discussioni sulla Manovra fiscale e i suoi effetti sulla società, Valter Quercioli, presidente di Federmanager, fa sentire la sua voce. “La progressività delle tasse deve restare un principio sacro”, dice, “ma va resa più giusta e sostenibile, così da rafforzare la solidarietà anziché indebolirla”. Le sue parole arrivano a pochi giorni dalle polemiche sollevate da alcuni partiti e sindacati, che accusano le nuove norme di favorire i più ricchi. Quercioli invita a guardare i fatti: ridurre le tasse a chi lavora e dà un contributo importante non vuol dire danneggiare gli altri, ma riconoscere chi sostiene la crescita e il welfare del Paese.

Federmanager: “Serve equilibrio, non scontro tra classi”

Per Quercioli, non si tratta di mettere da una parte chi ha di più e dall’altra chi ha di meno. “Il punto – spiega – è sistemare un meccanismo che oggi pesa troppo su chi contribuisce di più”. Il tema caldo è la riduzione dall’attuale 35% al 33% dell’aliquota Irpef per chi guadagna tra 28mila e 50mila euro, fino a 200mila euro. Il governo punta così a bilanciare il carico fiscale su una fascia di lavoratori spesso dimenticata nel dibattito pubblico.

In Italia, l’aliquota massima del 43% scatta già sopra i 50mila euro lordi, molto prima che in altri Paesi europei, sottolinea Federmanager. Secondo l’Osservatorio Itinerari Previdenziali – Cida, solo il 27,41% dei contribuenti – circa 11,6 milioni di persone – paga quasi l’80% dell’Irpef. Il 43,15% invece non dichiara alcun reddito. Chi guadagna sopra i 55mila euro, categoria che include professionisti, quadri e dirigenti, è appena il 5,8% dei dichiaranti, ma versa oltre il 42% delle tasse.

“Non privilegiati, ma pilastri del Paese”

“Sono numeri chiari”, insiste Quercioli. “Non stiamo parlando di privilegiati, ma di lavoratori qualificati che, insieme agli altri contribuenti onesti, tengono in piedi il sistema”. Per Federmanager, sostenere chi produce significa non aumentare le disuguaglianze, ma mantenere le basi per permettere allo Stato di investire in sanità, scuola e previdenza.

Certo, le disuguaglianze restano un problema serio. Dietro ogni cifra ci sono famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Il disagio di chi vive con poco va ascoltato e affrontato con misure concrete. “Non possiamo pensare di risolvere tutto solo con le tasse”, aggiunge Quercioli.

Lavoro di qualità e industria: la vera ripartenza

La soluzione, secondo Federmanager, è puntare sul lavoro di qualità e sull’industria. “Sono i settori con i salari più alti e la maggior capacità di creare valore e benessere per tutti”, spiega Quercioli. Ogni politica che vuole ridurre le differenze sociali deve partire da lavoro stabile, formazione continua e riconoscimento del merito. Solo così una società può essere davvero equa.

E solo così una politica industriale che mette al centro produttività e competenze può risolvere davvero il problema dei salari. In questo scenario, le tasse devono aiutare il lavoro, non ostacolarlo.

Lotta all’evasione e coesione sociale: le priorità

Federmanager ribadisce che combattere l’evasione fiscale e il lavoro nero è fondamentale per una società giusta. “Il Paese ha bisogno di fiducia, responsabilità e unità”, sottolinea Quercioli. La vera sfida non è tra ricchi e poveri, ma tra chi vuole costruire un’Italia più giusta e chi cerca di approfittare delle falle del sistema.

Serve un fisco che premi chi crea valore, occupazione e contribuisce al bene comune. Solo così – conclude Federmanager – si potrà garantire dignità e futuro a tutti i lavoratori.

Written by
Mirko Fabrizi

Sono un appassionato narratore di storie di italiani che hanno deciso di intraprendere un viaggio all’estero, sia per lavoro che per dare vita a nuove avventure imprenditoriali. La mia penna si muove tra le esperienze di chi ha lasciato la propria terra d'origine per seguire sogni e aspirazioni, affrontando sfide e scoprendo opportunità in contesti diversi. Credo fermamente nel potere delle storie di ispirare e connettere le persone, e mi piace esplorare come la cultura italiana si intrecci con quella di altri paesi. Con ogni articolo su smetteredilavorare.it, cerco di dare voce a chi ha scelto di cambiare il proprio destino, portando un pezzo d'Italia nel mondo e dimostrando che la passione e la determinazione possono aprire le porte a nuove realtà.

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