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Meloni e la destra: il futuro incerto del patrimonio italiano

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Meloni e la destra: il futuro incerto del patrimonio italiano
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Roma, 8 novembre 2025 – Tornano al centro del dibattito le tasse patrimoniali. A riaccendere la discussione è stata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che questa mattina, con un post su X (ex Twitter), ha voluto rassicurare i suoi sostenitori e l’elettorato di centrodestra. “Le patrimoniali tornano ciclicamente nelle proposte della sinistra. Con la destra al Governo, non vedranno mai la luce”, ha scritto la premier poco dopo le 9, rispondendo alle recenti polemiche in Parlamento e sui media.

Patrimoniale, il nodo che divide la politica

Negli ultimi giorni, alcune forze di opposizione – soprattutto esponenti del Partito Democratico e di Alleanza Verdi-Sinistra – hanno ripreso l’idea di una tassa patrimoniale come modo per ridurre le disuguaglianze e finanziare misure sociali. La proposta, che non è una novità in Italia, punta a un prelievo straordinario sui grandi patrimoni immobiliari e finanziari. Chi la sostiene dice che così si potrebbero trovare risorse per il welfare e per aiutare chi sta peggio. Ma questa questione divide da sempre la politica italiana e torna a galla soprattutto nei momenti di difficoltà economica.

Meloni e il Governo: “Patrimoniali? Mai con noi”

La risposta del governo non si è fatta attendere. Con il suo messaggio, Meloni ha ribadito la linea dura: nessuna patrimoniale sarà mai approvata sotto il suo esecutivo. Posizione condivisa dai principali alleati. “Finché siamo noi al governo, non ci saranno patrimoniali”, ha detto ieri sera il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in un’intervista a Porta a Porta. Per Giorgetti, “l’Italia ha già un sistema fiscale pesante e non è il momento di mettere nuove tasse che colpiscano i risparmi degli italiani”.

Opposizione compatta: serve una tassa sui grandi patrimoni

Dall’altra parte, l’opposizione insiste: serve una riforma fiscale più giusta. “Non vogliamo colpire il ceto medio, ma chiedere un contributo a chi ha grandi ricchezze”, ha detto Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, parlando ieri alla Camera. Per Schlein, “la patrimoniale è uno strumento usato in molti Paesi europei per finanziare servizi pubblici essenziali”. Anche Angelo Bonelli di Alleanza Verdi-Sinistra ha rilanciato il tema: “Bisogna avere coraggio per affrontare le disuguaglianze che crescono”.

Conti pubblici sotto la lente

Il dibattito arriva in un momento delicato per i conti pubblici italiani. Il Documento programmatico di bilancio del governo prevede una crescita modesta per il 2026 e un deficit ancora sopra il 4%. Secondo i dati ISTAT, la ricchezza privata delle famiglie italiane supera i 10 mila miliardi di euro, ma è molto concentrata: il 10% più ricco detiene quasi la metà. Su questi numeri si basa chi spinge per la patrimoniale, convinto che sia il momento di intervenire sui grandi patrimoni.

Tra cittadini e esperti, opinioni divise

Anche tra la gente le opinioni sono contrastanti. In un bar di via Cola di Rienzo, a Roma, una pensionata dice: “Ho lavorato una vita per comprarmi casa, non voglio altre tasse”. Marco, trentenne impiegato, invece la pensa diversamente: “Chi ha tanto dovrebbe contribuire di più”. Gli economisti non sono tutti d’accordo. Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, ammette che “una patrimoniale una tantum potrebbe aiutare i conti pubblici, ma bisogna fare attenzione a non colpire i piccoli risparmiatori”. Altri, come Veronica De Romanis della LUISS, avvertono: “In Italia il risparmio privato è già tassato in tanti modi”.

Cosa ci aspetta?

Per ora, il governo mantiene la posizione: nessuna patrimoniale all’orizzonte. Ma il tema potrebbe tornare a galla, soprattutto se i conti pubblici peggiorassero o cambiasse la maggioranza in Parlamento. Intanto la discussione resta aperta, tra slogan e numeri, mentre le famiglie italiane aspettano risposte concrete su tasse e servizi.

Written by
Mirko Fabrizi

Sono un appassionato narratore di storie di italiani che hanno deciso di intraprendere un viaggio all’estero, sia per lavoro che per dare vita a nuove avventure imprenditoriali. La mia penna si muove tra le esperienze di chi ha lasciato la propria terra d'origine per seguire sogni e aspirazioni, affrontando sfide e scoprendo opportunità in contesti diversi. Credo fermamente nel potere delle storie di ispirare e connettere le persone, e mi piace esplorare come la cultura italiana si intrecci con quella di altri paesi. Con ogni articolo su smetteredilavorare.it, cerco di dare voce a chi ha scelto di cambiare il proprio destino, portando un pezzo d'Italia nel mondo e dimostrando che la passione e la determinazione possono aprire le porte a nuove realtà.

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