Milano, 8 novembre 2025 – Le piccole e medie imprese italiane attraversano un momento difficile, strette tra una manovra economica che divide e i pesanti effetti dei dazi Usa. Secondo Confapi, questi ultimi potrebbero costare fino a 10 miliardi di euro al settore industriale. A lanciare l’allarme è Cristian Camisa, presidente della Confederazione italiana della piccola e media industria privata, che in un’intervista ad Adnkronos/Labitalia ha tracciato un quadro tra luci e ombre.
Manovra economica: qualche passo avanti, ma restano dubbi
“Ci sono aspetti positivi, ma anche parecchie cose che non ci convincono”, spiega Camisa. La tenuta dei conti pubblici è un segnale importante, aggiunge. “Con uno spread a 76 punti base si pagano meno interessi sul debito e ci sono più risorse a disposizione”. Tra le misure apprezzate, il presidente di Confapi cita il rifinanziamento della Sabatini, fondamentale per le imprese, e la cancellazione di plastic tax e sugar tax.
Ma manca ancora una vera “politica industriale di lungo respiro”. Le imprese devono pianificare sul medio-lungo termine e aspettano interventi strutturali. “Il credito d’imposta era una leva chiave, soprattutto in questa fase di transizione verso la digitalizzazione e la sostenibilità. Tornare al superammortamento e iperammortamento aiuta le grandi aziende, ma non le pmi”, sottolinea.
Tassazione sui dividendi e payback sanitario: i problemi che pesano
Non convince nemmeno la nuova tassazione sui dividendi per le anticipazioni sotto il 10%. “Si passa dall’1,2% al 24%, un salto che scoraggia gli investimenti in capitale di rischio”, spiega Camisa. Il rischio è una doppia tassazione nelle filiere produttive, con un carico fiscale che può toccare il 57,3%. “Non è sostenibile”, avverte.
Sul fronte sanitario, Confapi chiede una revisione urgente del payback sanitario per le pmi: “Non è solo una tassa ingiusta, ma anche insostenibile. Potrebbe far saltare molte aziende”.
Dazi Usa: un colpo duro per l’export delle pmi
Ma è sui dazi Usa che si concentrano le maggiori preoccupazioni. “Il mercato americano vale il 10% dell’export italiano. I nuovi dazi – il 50% su acciaio e alluminio, quelli su pasta e altri prodotti – stanno creando un danno potenziale di 20 miliardi di euro. Circa la metà di questa cifra riguarda direttamente le pmi industriali”, spiega Camisa.
Le aziende agroalimentari sono tra le più colpite. “Oltre al dazio del 15% su molti prodotti, c’è stato un calo del dollaro del 13% rispetto all’euro. Questo ha fatto salire i prezzi reali di quasi il 30%, con conseguente calo dei consumi”, dice il presidente di Confapi.
Come tamponare i danni: credito d’imposta e aiuti concreti
Per arginare il colpo dei dazi, Confapi propone di inserire nella manovra una compensazione tramite credito d’imposta. “Bisogna aiutare chi esporta negli Stati Uniti a coprire i costi extra. Cercare nuovi mercati non è una cosa che si fa in pochi mesi, ma in anni. Nel frattempo serve un sostegno vero”, spiega Camisa.
Crisi nell’automotive: allarme per l’indotto delle pmi
L’automotive è un altro settore in difficoltà, soprattutto per le pmi dell’indotto piemontese. “Molte aziende solide si sono ritrovate senza ordini, perché i fornitori principali hanno deciso di internalizzare la produzione”, racconta Camisa. “Non si può chiedere a queste imprese di cambiare pelle in poche settimane: servono aiuti mirati”.
Le parole dell’ad di Stellantis, Filosa, che ha indicato Stati Uniti e Francia come mercati prioritari, hanno aumentato le preoccupazioni. “Il rischio è che il mercato italiano venga messo da parte”, ammette Camisa.
Energia: costi alti e sguardo verso il nucleare
Sul fronte energia, Camisa invita a pensare in grande: “Non ha senso avere centrali nucleari ai confini e non dotarsi di un impianto proprio”. Il costo dell’energia in Italia resta più alto rispetto ai concorrenti europei. Confapi chiede una politica energetica europea condivisa e misure immediate come l’azzeramento degli oneri di sistema anche per le pmi.
“Servono incentivi per autoprodurre e autoconsumare energia – batterie di accumulo per impianti fotovoltaici, revamping e repowering – oltre a fondi di garanzia per i gruppi d’acquisto energia delle piccole industrie”, conclude Camisa.
Le prossime settimane saranno decisive. Si capirà se le richieste delle pmi troveranno ascolto nella legge di bilancio. Intanto, tra dazi internazionali e crisi di settore, il tessuto produttivo italiano aspetta risposte concrete.