Bologna, 6 novembre 2025 – Per gli 80 anni del patronato Cgil, questa mattina è partita una nuova iniziativa in sette città italiane: Bari, Bologna, Catanzaro, Palermo, Perugia, Potenza e Torino. L’obiettivo è chiaro: mettere sotto i riflettori il dramma degli infortuni e delle morti sul lavoro, una piaga che ancora colpisce duramente proprio nelle regioni di questi capoluoghi. La scelta dei luoghi non è casuale. Secondo i dati Inail aggiornati a settembre, qui si registra il tasso più alto di incidenti mortali rispetto agli occupati.
Sette città in prima linea contro le morti bianche
La campagna, promossa dalla Cgil nazionale insieme alle sedi locali, si inserisce nel calendario delle celebrazioni per gli ottant’anni del patronato. Ma oggi il tono è tutt’altro che di festa. In piazza Maggiore a Bologna, alle 10.30, un gruppo di delegati sindacali ha montato un presidio sotto il portico del Podestà. Cartelli con nomi, date e storie di lavoratori che non ci sono più. “Non possiamo più accettare che si muoia per lavorare”, ha detto con voce decisa Maurizio Landini, segretario generale Cgil, collegato in diretta da Roma. “Queste città rappresentano una ferita aperta nel Paese”.
Numeri preoccupanti e storie dal vivo
L’ultimo rapporto Inail racconta di oltre 430.000 infortuni sul lavoro denunciati in Italia nei primi nove mesi del 2025, di cui quasi 800 mortali. In regioni come Puglia e Sicilia, gli incidenti rispetto agli occupati superano la media nazionale. A Bari, davanti alla Camera del Lavoro in via Principe Amedeo, alcuni familiari delle vittime hanno deposto fiori e fotografie. “Mio fratello aveva 32 anni”, racconta Anna, visibilmente scossa. “È caduto da un ponteggio senza protezioni. Da allora, nulla è cambiato”.
Tra memoria e denuncia, la mobilitazione continua
Le iniziative nelle sette città prevedono incontri pubblici, presidi e confronti con le istituzioni locali. A Torino, in piazza Castello, il sindaco Stefano Lo Russo ha incontrato i rappresentanti sindacali: “Il Comune è pronto a intensificare i controlli nei cantieri”, ha promesso. A Palermo, la manifestazione si è svolta davanti alla Regione Siciliana. “Chiediamo più ispettori e formazione”, ha spiegato Giuseppe Spatola della Cgil Sicilia. “Piangere le vittime non basta più. Serve prevenzione”.
Patronato Cgil: ottant’anni al fianco dei lavoratori
Nato nel 1945, il patronato Inca-Cgil ha assistito milioni di lavoratori nella tutela dei diritti previdenziali e nelle pratiche per infortuni e malattie professionali. Oggi, a distanza di otto decenni, la sua missione resta fondamentale. “Siamo nati per difendere chi lavora”, ha ricordato Morena Piccinini, presidente nazionale Inca, durante l’incontro a Perugia. “Ma se ancora oggi si muore nei campi e nelle fabbriche, vuol dire che la strada è ancora lunga”.
Le richieste della Cgil: più controlli e pene più severe
Il sindacato chiede al governo misure concrete: più risorse per gli ispettori, pene più dure per chi viola le norme sulla sicurezza e investimenti nella formazione. “Non bastano le leggi – ha sottolineato Landini – serve la volontà politica di farle rispettare”. Secondo i dati Cgil, negli ultimi cinque anni gli ispettori del lavoro sono calati del 12%. Un dato che preoccupa anche le associazioni delle vittime.
Sicurezza sul lavoro, una battaglia che guarda avanti
La mobilitazione continuerà nei prossimi giorni con assemblee nei luoghi di lavoro e incontri nelle scuole. L’obiettivo è coinvolgere le nuove generazioni nella lotta per la sicurezza. “Non vogliamo altre commemorazioni”, dice un delegato Fiom a Potenza. “Vogliamo che nessuno riceva più quella telefonata che ho ricevuto io”. Tra bandiere rosse e volti segnati dalla fatica, resta la convinzione che solo una mobilitazione diffusa può cambiare davvero le cose.
In queste sette città simbolo – da nord a sud – la voce dei lavoratori torna a farsi sentire. Perché dietro ogni numero c’è una storia spezzata troppo presto. Solo così, forse, il lavoro potrà tornare a essere davvero sinonimo di dignità e non di rischio quotidiano.