New York, 6 novembre 2025 – Il prezzo del petrolio ha chiuso ieri in calo alla Borsa di New York, segnando una flessione dell’1,59% e fermandosi a 59,60 dollari al barile. Un segnale che riporta sotto i riflettori le tensioni internazionali e le incertezze che continuano a pesare sul mercato energetico globale.
Petrolio giù: domanda debole e scorte in crescita
Gli analisti contattati da Reuters e Bloomberg collegano il calo a più fattori. Da una parte, la domanda di greggio resta stagnante, frenata dalla crescita lenta in Cina e dai segnali di rallentamento negli Stati Uniti. Dall’altra, i dati dell’Energy Information Administration hanno mostrato un aumento delle scorte americane oltre le aspettative: più di 3 milioni di barili in più rispetto alla settimana precedente.
“Il mercato si sta adattando a un’offerta che supera la domanda”, spiega al telefono nel tardo pomeriggio James Williams, analista di WTRG Economics. “Le scorte salgono, i consumi non ripartono: è normale che i prezzi scendano”.
Mercati in rosso: reazioni a caldo
La giornata al New York Mercantile Exchange si è aperta già in calo, con i futures sul WTI (West Texas Intermediate) che hanno oscillato tra 59,30 e 60 dollari per tutto il giorno. Solo dopo le 17, ora italiana, con i dati sulle scorte, la discesa si è fatta più netta. In sala trading a Wall Street, gli operatori hanno commentato a bassa voce, mentre alcuni broker – secondo fonti interne – hanno iniziato a ridurre le posizioni long sul settore energetico.
A pesare sulle prospettive, anche le parole del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che in mattinata ha ribadito la necessità di tenere ferma la politica monetaria restrittiva per tenere a bada l’inflazione. Una scelta che, per molti osservatori, potrebbe rallentare ancora la crescita economica e quindi la domanda di energia.
Calo del petrolio, calo in borsa
Il prezzo più basso del petrolio si riflette anche nei titoli delle grandi compagnie energetiche. Alla chiusura di Wall Street, ExxonMobil ha perso lo 0,8%, mentre Chevron ha lasciato sul campo lo 0,6%. “Il settore sta vivendo una fase di grande incertezza”, racconta un trader di Fifth Avenue, che preferisce restare anonimo. “Le aziende stanno rivedendo i piani di investimento per il prossimo anno”.
Per i consumatori, invece, il ribasso potrebbe tradursi – se confermato nei prossimi giorni – in una leggera diminuzione dei prezzi alla pompa, sia negli Stati Uniti sia in Europa. Secondo l’American Automobile Association, oggi il prezzo medio della benzina negli Usa è 3,21 dollari al gallone, ma non si escludono ulteriori cali.
Lo sguardo è tutto su OPEC+ e geopolitica
Gli investitori tengono d’occhio la prossima riunione straordinaria dell’OPEC+, in programma la prossima settimana a Vienna. Sul tavolo c’è l’ipotesi di un nuovo taglio della produzione per sostenere i prezzi. “Non escludiamo mosse forti”, ha detto un diplomatico saudita alla stampa internazionale.
Sul fronte geopolitico, restano le incognite legate alle tensioni in Medio Oriente e alle sanzioni contro la Russia. Per ora, però, questi elementi sembrano pesare poco sulle quotazioni.
Petrolio in bilico: attesa e prudenza
In attesa di nuovi sviluppi, il mercato del petrolio resta caratterizzato da forte volatilità. Gli operatori mantengono un atteggiamento prudente, mentre gli analisti invitano a seguire con attenzione sia i dati economici sia le mosse dei grandi produttori. Solo allora si potrà capire se il calo di ieri è l’inizio di una nuova tendenza o soltanto una pausa in un quadro ancora tutto da definire.