Palermo, 5 novembre 2025 – La procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per diciotto persone, tra cui l’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro e il deputato di Noi Moderati Saverio Romano, nell’ambito di un’inchiesta su appalti truccati. L’indagine, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, riguarda ipotesi di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. I carabinieri del Ros hanno consegnato agli indagati l’invito a comparire davanti al gip per l’interrogatorio preventivo. Solo dopo questa fase il giudice deciderà se accogliere la richiesta di misure cautelari.
Cuffaro e Romano nel mirino per gli appalti truccati
Dagli atti emerge che la procura di Palermo sospetta un gruppo formato da politici, funzionari pubblici e imprenditori che avrebbe pilotato diverse gare d’appalto nel capoluogo siciliano. Tra i nomi più noti spiccano quelli di Totò Cuffaro, già al centro di vicende giudiziarie, e di Saverio Romano, attualmente deputato alla Camera. Entrambi sono stati raggiunti anche da un decreto di perquisizione, notificato dai carabinieri nelle prime ore del mattino.
Il provvedimento, spiegano fonti investigative, è stato preso “per evitare la dispersione delle prove” dopo l’invito a interrogatorio. “La scoperta delle indagini richiedeva un intervento rapido”, si legge nel comunicato del procuratore de Lucia.
Il passato giudiziario di Cuffaro e Romano torna alla ribalta
Salvatore Cuffaro, soprannominato “Vasa Vasa” per il suo modo diretto e popolare di fare politica, è stato presidente della Regione Siciliana dal 2001 al 2008 e senatore per l’Udc. Nel gennaio 2011 è stato condannato in via definitiva a sette anni per favoreggiamento a membri di Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio. Ha scontato quasi cinque anni di carcere, dal 2011 al 2015, uscendo grazie all’indulto e alla liberazione anticipata.
Oggi guida la Nuova Dc a livello nazionale. “Sono sereno, affronterò anche questa vicenda con rispetto per la magistratura”, ha detto ai suoi collaboratori dopo aver ricevuto la notifica.
Saverio Romano, invece, era stato indagato in passato per concorso esterno in associazione mafiosa, ma nel 2012 il gip lo ha prosciolto per mancanza di prove. Interpellato telefonicamente, Romano ha commentato: “Ho sempre agito nel rispetto della legge. Mi difenderò nelle sedi opportune”.
Altri indagati e il ruolo dei funzionari pubblici
Oltre a Cuffaro e Romano, la richiesta di arresti domiciliari riguarda anche Vito Raso, storico autista e segretario dell’ex governatore; Carmelo Pace, deputato regionale della Dc; Roberto Colletti, ex manager di Villa Sofia; Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello e altri funzionari e imprenditori come Paolo Bordonaro, Alessandro Mario Caltagirone, Marco Dammone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Paolo Emilio Russo, Giovanni Tomasino e Alessandro Vetro.
Secondo gli inquirenti, questo gruppo avrebbe costruito un sistema per influenzare l’assegnazione degli appalti pubblici tramite accordi sottobanco e pressioni sui membri delle commissioni giudicatrici. “Le indagini sono ancora aperte”, precisano fonti della procura. Alcuni degli indagati avrebbero avuto ruoli chiave nella gestione delle pratiche amministrative.
I prossimi passi della magistratura
Dopo gli inviti a comparire, gli indagati saranno ascoltati dal gip nei prossimi giorni. Solo dopo queste audizioni il giudice deciderà se concedere gli arresti domiciliari richiesti per Cuffaro e gli altri. Per Romano, essendo parlamentare in carica, sarà probabilmente necessario chiedere l’autorizzazione alla Camera per procedere.
L’inchiesta sugli appalti truccati a Palermo si inserisce in un quadro già segnato da molte altre indagini sulla gestione delle risorse pubbliche in Sicilia. “Non ci fermeremo davanti a nessun nome”, ha detto un investigatore che segue il caso da vicino. La città aspetta ora le decisioni del gip, mentre nei corridoi della Regione si respira una tensione palpabile.
Per ora nessuna misura cautelare è stata eseguita: tutto dipenderà dagli interrogatori e dalla valutazione del giudice sulle prove raccolte finora.