Roma, 6 novembre 2025 – Formazione esperienziale e intelligenza artificiale sono stati i protagonisti del convegno “Future skills – Capitale umano e AI per il lavoro che cambia. Dove formazione e impresa si incontrano”, organizzato oggi a Roma da Unindustria insieme all’Università Campus Bio-Medico di Roma (Ucbm). L’appuntamento, ospitato nella sede di via Andrea Noale, ha riunito imprese, accademici e istituzioni per confrontarsi sulle sfide di un mercato del lavoro in rapida trasformazione.
Didattica sul campo e piccoli gruppi: la chiave di Ucbm
“Per noi è fondamentale formare professionisti che sappiano muoversi nel mondo del lavoro con rapidità di pensiero e decisioni efficaci”, ha detto Rocco Papalia, rettore dell’Ucbm, davanti a manager, docenti e studenti. Ha spiegato come l’ateneo punti su una didattica che privilegia l’esperienza diretta, soprattutto in piccoli gruppi, per potenziare leadership e capacità di lavorare in squadra. “Solo così – ha aggiunto – si possono preparare figure pronte a rispondere a un mercato in continuo cambiamento”.
Papalia ha sottolineato che la scelta di laboratori pratici e simulazioni nasce dall’urgenza di “educare persone capaci di guidare l’intelligenza artificiale, mantenendo al centro competenze e valori etici per orientare al meglio il comportamento umano”. Un modo, per l’Ucbm, di unire tecnologia e umanità.
Imprese e università: un dialogo da rafforzare
Il convegno, iniziato alle 10.30, ha alternato interventi di imprenditori, esperti di risorse umane e rappresentanti delle istituzioni. Al centro del confronto, la necessità di avvicinare università e imprese. “Le aziende cercano profili non solo capaci di usare strumenti digitali, ma anche di capire le implicazioni etiche e sociali”, ha spiegato una manager di una multinazionale farmaceutica durante la mattinata.
Unindustria, che ha promosso l’evento, ha ribadito l’importanza di “investire nel capitale umano”, come ha ricordato il presidente Angelo Camilli: “La formazione continua è la vera chiave per affrontare i cambiamenti portati dall’AI. Solo mantenendo un dialogo aperto tra università e imprese possiamo dare ai giovani competenze davvero utili”.
Intelligenza artificiale: tra opportunità e sfide
Durante la giornata sono stati presentati dati e riflessioni sulle possibilità offerte dall’intelligenza artificiale nel lavoro. Una ricerca di Unindustria mostra che oltre il 60% delle aziende del Lazio ha in programma di investire in AI entro i prossimi due anni. Restano però aperti dubbi sulla formazione dei lavoratori e sull’impatto che l’AI avrà nelle decisioni quotidiane.
“Non basta saper scrivere un algoritmo”, ha spiegato un docente di ingegneria informatica dell’Ucbm. “Serve una preparazione a tutto tondo, che includa anche etica e relazioni umane”. Parole condivise dagli studenti, molti dei quali hanno raccontato le loro esperienze nei laboratori dell’ateneo: “Lavorare in piccoli gruppi ci spinge a confrontarci e a trovare soluzioni insieme”, ha detto Marco, 23 anni, al terzo anno di Ingegneria Biomedica.
Le competenze richieste dal mercato
Il tema delle competenze trasversali è tornato più volte nel corso della giornata. “Oggi non basta più solo la preparazione tecnica”, ha detto una responsabile HR nel pomeriggio. “Le soft skill, dalla capacità di lavorare in squadra alla gestione dello stress, sono sempre più richieste dalle aziende”.
L’Ucbm, ha spiegato il rettore Papalia, sta investendo in corsi che uniscono scienze e discipline umanistiche. L’obiettivo è formare “professionisti completi”, pronti a guidare l’innovazione senza dimenticare la responsabilità sociale.
Un futuro da costruire insieme
Il convegno si è chiuso poco dopo le 17 con un invito a lavorare insieme: università, imprese e istituzioni. “Solo così possiamo affrontare le sfide dell’intelligenza artificiale”, ha concluso Papalia. Tra le sedie vuote e i badge abbandonati sui tavoli, restava la sensazione che il futuro del lavoro dipenda anche dalla voglia di imparare facendo. E dal coraggio di mettersi in gioco, ogni giorno, in un mondo che cambia.