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Zelensky: l’Europa deve sostenere l’Ucraina per affrontare anni di lotta

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Zelensky: l'Europa deve sostenere l'Ucraina per affrontare anni di lotta
Zelensky: l'Europa deve sostenere l'Ucraina per affrontare anni di lotta
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Kiev, 28 ottobre – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato un appello chiaro ai leader europei: serve un sostegno economico solido e duraturo, almeno per altri due o tre anni, per permettere all’Ucraina di continuare a difendersi dall’invasione russa. Lo ha detto oggi in una conferenza stampa a Kiev, sottolineando che la guerra non durerà “decenni”, ma che il Paese ha bisogno di certezze finanziarie per affrontare il futuro.

Zelensky: “Non combatteremo per decenni, ma serve un aiuto stabile”

Seduto nella sala stampa del palazzo presidenziale, Zelensky ha parlato senza giri di parole. “L’ho detto a tutti i leader europei: non sarà una guerra infinita, ma dovete dimostrare che per un periodo riuscirete a garantire un sostegno economico stabile all’Ucraina”, ha detto. Il riferimento è alla proposta della Commissione Europea di usare gradualmente i beni russi congelati per finanziare la resistenza ucraina. Una misura discussa da mesi a Bruxelles e nelle capitali europee, che ora sembra pronta a diventare realtà.

Le prime indiscrezioni parlano di uno sblocco graduale dei fondi bloccati a Mosca dopo l’inizio della guerra, nel febbraio 2022. Si tratta di cifre ingenti: oltre 200 miliardi di euro in asset russi congelati nelle banche europee, secondo la Commissione. Zelensky ha spiegato che quei soldi sarebbero una “garanzia” per l’economia ucraina e per sostenere le operazioni militari.

Europa divisa sul piano dei beni russi congelati

A Bruxelles la discussione è ancora aperta. Fonti diplomatiche raccontano che la Commissione sta mettendo a punto una proposta da sottoporre ai 27 Stati membri. L’idea – presentata nei giorni scorsi dalla presidente Ursula von der Leyen – è di usare non il capitale bloccato, ma gli interessi maturati su quei beni, per evitare problemi legali e possibili ritorsioni da parte della Russia.

Il tema divide le cancellerie europee. Paesi come Polonia e Stati baltici spingono per una soluzione rapida e decisa. Altri, Germania in testa, vogliono garanzie giuridiche e tempi più lunghi. “Stiamo valutando tutte le opzioni, ma la priorità è sostenere l’Ucraina”, ha detto un funzionario europeo vicino al dossier.

Due-tre anni: la richiesta di Kiev

Zelensky ha rimarcato l’importanza di un orizzonte chiaro: “Per questo si sta pensando a un programma di 2-3 anni”, ha aggiunto, parlando dei colloqui con Bruxelles. Il presidente ha spiegato che la guerra non può diventare una lotta senza fine, per motivi militari e sociali. “La gente è stanca, le risorse scarseggiano. Ma con un aiuto stabile possiamo resistere e difendere la nostra indipendenza”, ha confidato dopo l’incontro.

Secondo il ministero delle Finanze ucraino, il fabbisogno mensile supera i 3 miliardi di euro solo per spese militari e emergenziali. Senza aiuti dall’estero, il rischio di un collasso economico è dietro l’angolo, già nei prossimi mesi.

A Kiev l’appello di Zelensky fa breccia tra la gente

Nelle strade di Kiev, le parole di Zelensky trovano risposta tra la gente comune. Alla fermata della metropolitana Maidan Nezalezhnosti, una donna mostra le ultime notizie sul cellulare: “Senza l’Europa non ce la facciamo”, mormora. Nel frattempo, nelle ambasciate occidentali si moltiplicano riunioni per valutare le nuove misure.

Intanto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha già minacciato “gravi conseguenze” se verranno usati i beni russi congelati. Ma a Kiev, almeno per oggi, l’attenzione resta tutta sulle prossime mosse dell’Unione Europea.

Poco dopo le 17, Zelensky è tornato nel suo ufficio. Sulla scrivania, vicino a una tazza di tè nero, c’era una cartellina blu con il logo della Commissione Europea.

 

Written by
Mirko Fabrizi

Sono un appassionato narratore di storie di italiani che hanno deciso di intraprendere un viaggio all’estero, sia per lavoro che per dare vita a nuove avventure imprenditoriali. La mia penna si muove tra le esperienze di chi ha lasciato la propria terra d'origine per seguire sogni e aspirazioni, affrontando sfide e scoprendo opportunità in contesti diversi. Credo fermamente nel potere delle storie di ispirare e connettere le persone, e mi piace esplorare come la cultura italiana si intrecci con quella di altri paesi. Con ogni articolo su smetteredilavorare.it, cerco di dare voce a chi ha scelto di cambiare il proprio destino, portando un pezzo d'Italia nel mondo e dimostrando che la passione e la determinazione possono aprire le porte a nuove realtà.

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