Milano, 7 giugno 2024 – Il petrolio apre la giornata in lieve calo sui mercati internazionali. Questa mattina il WTI scambia a 61,22 dollari al barile, in calo dello 0,15%, mentre il Brent si attesta a 65,56 dollari, con una flessione dello 0,09%. Un avvio di giornata all’insegna della prudenza, con operatori che tengono d’occhio le tensioni geopolitiche e le prospettive della domanda globale.
Petrolio in calo: mercati cauti tra dati incerti e tensioni geopolitiche
La seduta comincia con un leggero arretramento per i due principali tipi di greggio. Il WTI, punto di riferimento per gli Stati Uniti, perde qualche centesimo rispetto alla chiusura di ieri. Anche il Brent, che riflette i prezzi internazionali, segue la stessa strada. Gli scambi sono partiti intorno alle 8:30, con volumi nella media delle ultime settimane.
Gli esperti spiegano che il calo è frutto di diversi fattori. Da una parte, l’aumento delle scorte negli Stati Uniti – confermato dai dati pubblicati ieri dall’Energy Information Administration – ha smorzato le speranze di una ripresa robusta della domanda per l’estate. Dall’altra, le tensioni in Medio Oriente e le incertezze sulle trattative dell’OPEC+ frenano le scelte degli investitori.
Domanda globale e scorte Usa: un equilibrio fragile
Negli ultimi giorni, gli osservatori hanno messo in luce come la domanda mondiale di petrolio sia in una fase di stallo. “Il mercato si muove su un filo sottile, tra segnali di ripresa e paure di rallentamento economico”, ha detto questa mattina Marco Ferri, analista energetico di Nomisma Energia. I dati sulle scorte Usa diffusi mercoledì mostrano un aumento superiore alle attese: +2,1 milioni di barili nella settimana terminata il 31 maggio.
Questo ha subito inciso sulle quotazioni. “Gli operatori si chiedono se l’aumento sia solo un fatto stagionale o un segnale di domanda più debole”, ha aggiunto Ferri. In Europa, la richiesta resta stabile ma senza slanci, frenata anche dal rallentamento dell’industria tedesca e dai segnali contrastanti dalla Cina.
OPEC+ e Medio Oriente: si attende la mossa successiva
Sul fronte dell’offerta, l’attenzione è tutta sulle decisioni dell’OPEC+ dopo l’ultima riunione di Vienna. Il cartello ha confermato i tagli alla produzione fino a fine settembre, ma non ha escluso nuovi interventi se la situazione dovesse peggiorare. “Siamo pronti a intervenire per mantenere stabile il mercato”, ha detto ieri il ministro saudita dell’Energia, Abdulaziz bin Salman.
Le tensioni in Medio Oriente, soprattutto tra Iran e Israele, restano un rischio che pesa sui mercati. Nelle ultime ore però non ci sono stati sviluppi tali da muovere i prezzi in modo significativo. Gli operatori tengono d’occhio anche Libia e Venezuela, dove la produzione è spesso interrotta.
Mercati in attesa: nessuna mossa azzardata
Nelle sale trading di Milano e Londra si respira prudenza. Gli operatori preferiscono aspettare nuovi segnali prima di prendere decisioni più nette. “In questa fase il mercato sembra voler evitare rischi”, ha confidato un trader di Piazza Affari poco dopo l’apertura. I volumi restano bassi, con scambi concentrati soprattutto sui contratti a breve termine.
Per oggi gli occhi sono puntati sui dati economici che arriveranno dagli Stati Uniti e sulle eventuali dichiarazioni dei vertici OPEC+. Solo allora si capirà se il calo di oggi è l’inizio di una correzione più ampia o solo una pausa.
Alle 9:15, nel monitor della sala trading di via Tommaso Grossi a Milano, il Brent segnava ancora 65,56 dollari. Un operatore, aggiustandosi gli occhiali, ha sussurrato: “Per ora restiamo alla finestra”.