Roma, 13 giugno 2024 – Nelle ultime ore, Israele ha smentito la consegna di un nuovo ostaggio da parte di Hamas. La notizia, circolata ieri sera, ha subito scatenato la reazione del premier Benjamin Netanyahu, che ha parlato di “presa in giro” e chiesto una risposta più decisa. Sullo sfondo, i ministri Ben Gvir e Smotrich hanno invocato un atteggiamento ancora più duro verso Gaza.
La consegna smentita: cosa è successo davvero
Mercoledì, Hamas aveva annunciato di aver consegnato un nuovo ostaggio alle autorità israeliane. Ma dopo le verifiche, è emerso che si trattava di una persona già nota ai servizi di sicurezza, non di uno dei cittadini israeliani ancora dispersi o rapiti. “Non è un nuovo ostaggio”, ha chiarito un portavoce dell’IDF. La notizia ha iniziato a circolare intorno alle 19, quando i media locali hanno rilanciato la versione di Hamas, subito smentita da Tel Aviv.
Netanyahu: “Non ci faremo prendere in giro”
La risposta del premier non si è fatta attendere. Poco dopo le 21, Netanyahu ha parlato di “tentativo di manipolazione” da parte di Hamas. “Non ci lasceremo ingannare – ha detto – Israele continuerà a lottare per riportare a casa tutti i nostri ostaggi. Ogni tentativo di confondere le acque sarà respinto con forza”. Negli ultimi giorni, il premier ha subito crescenti pressioni per la gestione della crisi degli ostaggi e ha convocato una riunione urgente con i vertici della sicurezza nazionale.
Ben Gvir e Smotrich: serve una risposta più dura
Nel governo non sono mancate le reazioni. Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale, ha chiesto “risposte immediate e dure”, sottolineando che “ogni tentativo di Hamas di guadagnare tempo deve essere fermato senza esitazioni”. Sulla stessa linea Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader del partito Sionismo Religioso: “La pazienza è finita, ora servono fatti concreti”. Le parole dei due ministri riflettono il clima di tensione che si respira a Gerusalemme, dove la questione degli ostaggi domina il dibattito politico.
Trattative ferme e tensione che cresce
La vicenda arriva in un momento già difficile. Le trattative per il rilascio degli ostaggi sono bloccate da settimane, con scambi indiretti tra le parti mediati da Egitto e Qatar. Il nodo principale resta la richiesta di Hamas di un cessate il fuoco prolungato in cambio della liberazione. Israele, però, mantiene una posizione ferma: niente tregua senza garanzie concrete sul rilascio degli ostaggi.
Le famiglie degli ostaggi: “Non molliamo”
Nel tardo pomeriggio, fuori dalla Knesset, alcune decine di familiari degli ostaggi si sono radunati per chiedere al governo di fare di più. “Non molliamo – ha detto Yael Cohen, madre di uno dei rapiti – ogni giorno che passa è un peso che diventa insopportabile”. I manifestanti hanno mostrato fotografie e cartelli con i nomi dei loro cari. La polizia ha presidiato la zona senza incidenti.
Cosa succederà ora
Per ora, non sono in programma nuovi incontri ufficiali tra le delegazioni. Ma fonti vicine al governo israeliano suggeriscono che la pressione interna potrebbe spingere Netanyahu a considerare nuove strade. Intanto, la notte è calata su Gerusalemme, tra sirene lontane e luci accese nei palazzi del potere. Un consigliere del premier, uscendo poco dopo le 23, ha commentato scuotendo la testa: “Così non si va avanti”.