Durante la seconda edizione del Global Welfare Summit, un evento di grande rilevanza dedicato all’evoluzione del welfare in Italia, Luigi Marattin, deputato e segretario del Partito Liberal Democratico, ha affrontato un tema cruciale: la pressione fiscale sul ceto medio italiano. Questo summit, tenutosi a Villa Miani a Roma, ha visto la partecipazione di esperti, accademici e rappresentanti politici, ma le parole di Marattin hanno colpito per la loro incisività e per le problematiche sollevate.
La tassazione sul ceto medio in Italia
Marattin ha affermato che il ceto medio italiano è il più tartassato del mondo occidentale. A sostegno della sua posizione, ha citato il rapporto “Taxing Wages” dell’OCSE del 2024, evidenziando come chi guadagna 2.500 euro al mese, pari a 50.000 euro lordi annui, affronti un’aliquota fiscale del 43%. A questa si aggiungono le addizionali locali, portando la pressione fiscale totale a un pesante 45-46%. In confronto, paesi come Germania, Francia e Gran Bretagna applicano aliquote decisamente inferiori per chi guadagna tra 10.000 e 12.000 euro al mese.
L’emergenza fiscale e le proposte di cambiamento
Questa situazione rappresenta un’emergenza per il ceto medio italiano. Marattin ha sottolineato l’importanza di un intervento significativo nella prossima Legge di Bilancio, avvertendo che l’attuale proposta di riduzione fiscale è insufficiente e si traduce in un risparmio che equivale a “un caffè al giorno”. Le sue proposte includono:
- Riduzione di dieci punti percentuali dell’aliquota fiscale per i redditi tra 50.000 e 60.000 euro lordi.
- Riforma delle politiche fiscali inadeguate, evitando interventi come la “rottamazione” delle cartelle esattoriali.
- Creazione di risorse sufficienti per effettuare cambiamenti significativi.
Marattin ha avvertito che se si continua a tartassare il ceto medio, non ci sarà mai una vera crescita economica.
Impatti della tassazione elevata
La questione della pressione fiscale sul ceto medio non è nuova, ma ha assunto una risonanza particolare negli ultimi anni, in un contesto di crescente inflazione e costi della vita in aumento. La classe media, considerata la spina dorsale dell’economia italiana, affronta un carico fiscale che non si traduce in servizi pubblici adeguati. Questo porta a una diminuzione del potere d’acquisto e a una contrazione dei consumi, fattore cruciale per la ripresa economica.
Marattin ha messo in evidenza come la tassazione elevata danneggi non solo i singoli contribuenti, ma anche l’intera economia. La mancanza di incentivi fiscali adeguati può portare a una fuga di talenti e investimenti verso paesi con un sistema fiscale più favorevole, esacerbando il divario economico tra Nord e Sud e minacciando la stabilità sociale.
Il Global Welfare Summit ha offerto una piattaforma per discutere queste problematiche e per esplorare soluzioni innovative. In un’epoca in cui il welfare deve adattarsi alle nuove sfide, come la digitalizzazione e l’invecchiamento della popolazione, il dibattito su come garantire un sistema fiscale equo e sostenibile per il ceto medio diventa cruciale. Marattin ha ribadito l’importanza di un approccio integrato che tenga conto delle diverse esigenze della popolazione, mirando a un welfare che non solo protegga, ma stimoli anche la crescita.
In conclusione, il ruolo del governo è fondamentale. Le scelte politiche e fiscali devono essere orientate a creare un ambiente favorevole alla crescita, in cui il ceto medio possa prosperare. Il dibattito sulla riduzione delle tasse deve essere accompagnato da una riflessione più ampia sul modello di sviluppo economico da perseguire, per garantire sia la giustizia sociale che la sostenibilità economica. Marattin ha concluso il suo intervento con un appello ai leader politici affinché si facciano portavoce di queste istanze e lavorino per un cambiamento reale, sottolineando che l’Italia non può trascurare le esigenze del suo ceto medio.