La situazione dell’olivicoltura calabrese è sempre più critica e merita attenzione immediata. L’allerta lanciata dalla Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) Calabria mette in evidenza che la regione non può più considerarsi immune dalla Xylella fastidiosa, un batterio che ha già causato devastazioni in altre aree d’Italia, come il Salento. Recentemente, sono stati individuati 47 ulivi infetti a Cagnano Varano, nel Gargano, un segnale preoccupante che potrebbe segnare un punto di svolta nella diffusione della malattia. Con le condizioni climatiche favorevoli e la mobilità degli insetti vettori, la Calabria deve prepararsi a fronteggiare un’emergenza che potrebbe colpire duramente il suo patrimonio olivicolo.
l’urgenza di un intervento coordinato
La Cia Calabria sottolinea l’urgenza di un intervento coordinato tra il mondo agricolo, le istituzioni regionali e nazionali e le strutture tecniche. “Non possiamo permetterci di rincorrere l’epidemia; è fondamentale stabilire un programma di prevenzione attiva“, afferma l’organizzazione. Tra le richieste principali, vi è quella di nominare un Commissario straordinario nazionale con poteri semplificati e risorse dedicate, in grado di coordinare le misure di prevenzione e intervento su scala nazionale e regionale.
In aggiunta, Cia Calabria chiede che la Regione Calabria istituisca un piano di emergenza regionale, dotato di protocolli sanitari tempestivi e aggiornabili. È fondamentale che il Governo centrale riconosca la Calabria come una regione a “rischio elevato” e attivi fondi straordinari per la sorveglianza, la ricerca e la compensazione dei danni. Inoltre, è essenziale che il dialogo con l’Unione Europea si traduca in finanziamenti aggiuntivi per la regione, che sta per diventare un bersaglio del batterio.
la tradizione olivicola calabrese a rischio
La Calabria è famosa per la sua tradizione olivicola, con cultivar storiche come la Carolea, la Roggianella e la Ciciarello, che rappresentano non solo una risorsa economica, ma anche parte del patrimonio culturale e paesaggistico della regione. Tuttavia, le mappe di rischio agronomico indicano che molte aree, in particolare le fasce collinari e le zone costiere, sono predisposte alla diffusione del batterio. “Ogni azione deve partire ora, con decisione e coerenza”, è l’appello di Cia Calabria.
È fondamentale adottare strategie solide per il monitoraggio e la gestione della malattia. Ecco alcune misure suggerite:
- Monitoraggio continuo con controlli mirati e analisi fitosanitarie su piante sospette.
- Azione tempestiva di eradicazione nel caso vengano individuate piante infette.
- Istituzione di zone tampone per limitare la propagazione del batterio.
- Interventi sui vettori, in particolare la Philaenus spumarius (sputacchina).
- Interventi agronomici, come lavorazioni superficiali e diserbo programmato.
Inoltre, è cruciale gestire il verde spontaneo e le piante ospiti, poiché terreni incolti e aree non curate rappresentano habitat ideali per il vettore della Xylella. La prevenzione deve essere considerata una responsabilità collettiva.
il ruolo dei vivai e del servizio fitosanitario
In un contesto di rischio crescente, i vivai che operano con materiali certificati e sani diventano un presidio fondamentale nella lotta contro la Xylella. In Calabria, ci sono vivai storici che producono piante certificate, garantendo qualità genetica e fitosanitaria. Maria Grazia Milone, presidente di Cia Agricoltori Italiani Calabria Centro, afferma che “la qualità è lo strumento per superare le difficoltà”. Le piante certificate sono essenziali per garantire produzioni di alta qualità, riducendo al minimo gli input e massimizzando i risultati.
Il servizio fitosanitario regionale gioca un ruolo strategico in questa battaglia. È necessario un potenziamento di questo servizio, attualmente sottodimensionato. Maggiore numero di ispettori e risorse dedicate sono indispensabili per un monitoraggio capillare e per l’individuazione tempestiva di eventuali focolai di infezione. La lotta alla Xylella non può essere delegata solo agli agronomi e agli agricoltori; è necessaria una mobilitazione istituzionale forte e coordinata.
La Calabria ha oggi l’opportunità di agire prima che il batterio oltrepassi i suoi confini, ma le misure devono essere adottate senza indugi. Il comparto olivicolo regionale, in costante crescita negli ultimi decenni, rischia di subire danni irreparabili. L’impatto della malattia sulla tradizione, sulla bellezza del paesaggio e sull’economia locale è un rischio troppo grande per essere ignorato. La chiamata all’azione è rivolta a tutte le istituzioni, agli agricoltori e alla società civile affinché si uniscano in uno sforzo collettivo per proteggere il patrimonio verde della Calabria da questa minaccia crescente.