La recente manovra economica del governo italiano ha suscitato un acceso dibattito, specialmente in merito all’aliquota al 26% imposta sugli affitti brevi. Marco Celani, presidente dell’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi (Aigab), ha espresso la sua preoccupazione in un’intervista con Adnkronos/Labitalia, sottolineando che questa misura avrà un “impatto drammatico” sulle famiglie italiane. Secondo Celani, questa nuova normativa colpirà direttamente circa 500.000 case attualmente proposte online per la locazione breve, un settore che ha visto una crescita significativa negli ultimi anni.
L’impatto dell’aliquota al 26%
L’aliquota del 26% sulla cedolare secca, applicata a tutti gli affitti brevi, rappresenta per molte famiglie una vera e propria stangata. Queste famiglie, spesso alle prese con un reddito stagnante, utilizzano le seconde case per integrare il proprio tenore di vita. Molti di questi immobili erano precedentemente affittati, ma con la recente crisi economica e il calo del turismo, sia nazionale che internazionale, molti italiani hanno deciso di utilizzare le loro proprietà per le vacanze piuttosto che affittarle.
Celani mette in evidenza come, quest’anno, vi sia stata una stagnazione del turismo straniero, accompagnata da una drastica diminuzione del turismo domestico. “Le famiglie italiane non possono permettersi vacanze costose e, di conseguenza, stanno scegliendo di utilizzare le loro seconde case, che altrimenti sarebbero rimaste vuote”, spiega. A luglio e agosto, ad esempio, si è registrato un calo di circa 40.000 unità di affitti brevi online, segno del cambiamento nelle abitudini delle famiglie italiane.
Rischi a lungo termine per l’economia
L’aumento dell’aliquota al 26% non è solo un problema immediato, ma presenta anche rischi a lungo termine per l’economia italiana. Celani avverte che questo provvedimento potrebbe ridurre significativamente il potere d’acquisto delle famiglie, limitando la loro capacità di viaggiare e di spendere in settori collaterali come trasporti, ristorazione e cultura. “Se gli italiani non viaggiano e non spendono, l’intero indotto ne risentirà”, afferma, sottolineando l’interconnessione tra il settore degli affitti brevi e l’economia più ampia.
Inoltre, Celani avverte che la manovra potrebbe portare a una diminuzione del valore degli immobili, un aspetto di particolare rilevanza per il patrimonio delle famiglie italiane. Con circa 9,6 milioni di case vuote in Italia, il rischio è che anche il valore di questi immobili diminuisca. “La ricchezza delle famiglie italiane è fortemente concentrata nel settore immobiliare”, spiega Celani, evidenziando come una contrazione del mercato immobiliare possa avere un impatto devastante sul benessere economico delle famiglie e sul sistema paese.
Un dialogo necessario con la politica
Nonostante le preoccupazioni, Celani non si arrende e si sta attivando per cercare di dialogare con la politica. “Stiamo contattando i rappresentanti politici per far capire che questa misura rappresenterebbe un autogol mostruoso per un governo che ha sempre affermato di non voler aumentare le tasse e di voler tutelare il patrimonio immobiliare delle famiglie”, afferma. È evidente che la questione degli affitti brevi non riguarda solo il settore immobiliare, ma ha ripercussioni su tutta l’economia italiana.
Celani sottolinea inoltre la stranezza di una politica fiscale che, da un lato, considera l’ipotesi di escludere la prima casa dal calcolo dell’ISEE, ma dall’altro lato introduce misure che gravano pesantemente sulla seconda casa, spesso ereditata e utilizzata per generare un reddito supplementare. “Si sta colpendo una categoria di italiani che già vive una situazione difficile”, conclude Celani.
La situazione attuale degli affitti brevi in Italia è complessa e in continua evoluzione. Con l’aumento dei costi della vita e le pressioni economiche, molte famiglie si trovano a dover riconsiderare le loro strategie di reddito. La manovra del governo, in questo contesto, potrebbe rivelarsi un ulteriore ostacolo per quelle famiglie che sperano di utilizzare le loro proprietà come fonte di reddito, lasciando aperte molte domande su come il governo intenda affrontare questa sfida nel futuro.