La situazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in Italia sta diventando sempre più critica. Secondo l’ottavo Rapporto della Fondazione Gimbe, si evidenzia che negli ultimi tre anni la sanità pubblica ha subito un taglio di ben 13,1 miliardi di euro. Questo dato allarmante è accompagnato da un aumento delle spese a carico delle famiglie, che hanno raggiunto la cifra di 41,3 miliardi di euro. Un aspetto particolarmente preoccupante è che un italiano su dieci ha dovuto rinunciare a ricevere cure mediche, evidenziando così le crescenti disuguaglianze nel settore sanitario.
il piano nazionale di ripresa e resilienza
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dedicato alla salute sembra non aver prodotto i risultati sperati. Solo il 4,4% delle “case della comunità”, strutture destinate a offrire servizi sanitari integrati a livello locale, risulta pienamente operativo. Questo ritardo nella realizzazione dei progetti evidenzia una mancanza di visione strategica e di implementazione efficace da parte del governo. Durante la presentazione del Rapporto alla Camera dei Deputati, il Presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha sottolineato l’importanza di questi dati.
l’andamento del fondo sanitario nazionale
Sebbene nel triennio 2023-2025 il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) abbia registrato un incremento di 11,1 miliardi di euro, questo aumento non riesce a compensare i tagli precedenti. Infatti, la percentuale del FSN sul Prodotto Interno Lordo (Pil) è scesa dal 6,3% del 2022 al 6% nel 2023, con previsioni di ulteriore diminuzione al 6,1% nel 2024-2025. Cartabellotta ha messo in guardia sul “lento ma inesorabile smantellamento del SSN”, che potrebbe aprire le porte a interessi privati nel settore sanitario.
le sfide del personale sanitario
Un altro problema cruciale è la scarsità di personale, in particolare infermieri. Le carenze di organico, amplificate dalla pandemia di COVID-19, hanno reso difficile garantire un’assistenza adeguata ai pazienti. Le istituzioni sanitarie si trovano ora a fronteggiare la sfida di attrarre e mantenere personale qualificato. Le famiglie, sempre più in difficoltà, si trovano a dover fronteggiare spese sanitarie insostenibili, mentre il personale sanitario, demotivato dalla situazione, abbandona il settore pubblico.
In conclusione, la situazione attuale richiede un impegno congiunto tra governo, regioni e aziende sanitarie locali per trasformare le risorse disponibili in servizi accessibili e di qualità per tutti i cittadini. Se non si agirà in questo senso, si rischia di lasciare in eredità alle future generazioni strutture vuote e un pesante indebitamento. La salute deve essere considerata un investimento strategico per il bene comune, affinché non diventi un lusso riservato a pochi privilegiati.