La proposta di legge quadro sugli interporti, attualmente in fase di esame alla Camera dei Deputati per la sua terza lettura, solleva preoccupazioni significative riguardo a possibili profili di illegittimità costituzionale. Questa situazione è emersa da una relazione tecnico-giuridica redatta dallo studio legale Donativi e Associati, presentata alla Camera di Commercio di Padova. Durante un recente seminario a Milano, a cui hanno partecipato rappresentanti delle Camere di Commercio di Padova e Milano, Confindustria Trasporti, Logistica e Industria del Turismo e della Cultura, Fermerci e Assologistica, è stata evidenziata la necessità di un’analisi approfondita della legge in discussione.
La relazione legale sottolinea come la legge, così com’è formulata, possa compromettere la stabilità economica degli interporti già operativi, in particolare quelli che si sono distinti per efficienza e virtuosità. Padova, che ospita il secondo interporto italiano con un capitale sociale di 45 milioni di euro, lancia un chiaro appello: è fondamentale fare rete per avviare iniziative istituzionali e politiche volte a richiedere una revisione radicale della proposta di legge, a tutela del sistema economico locale e nazionale.
Aspetti critici della proposta di legge
Uno degli aspetti critici della proposta è la definizione di rete nazionale degli interporti come infrastruttura strategica di interesse pubblico, che limita il numero massimo a trenta. Inoltre, il ministero delle Infrastrutture, in collaborazione con un Comitato nazionale per l’intermodalità, otterrebbe poteri significativi per indirizzare e programmare le scelte gestionali. Questo solleva interrogativi sulla sostenibilità e sull’equità della gestione degli interporti esistenti, con il rischio di penalizzare le strutture più performanti.
Particolare attenzione è stata rivolta al comma 2 dell’articolo 5, che prevede che i gestori degli interporti già operativi debbano farsi carico, anche con risorse proprie, della realizzazione di nuovi scali e dell’adeguamento strutturale di quelli esistenti. Secondo il parere giuridico di Donativi e Associati, questa norma, se interpretata in modo rigoroso, impone oneri finanziari sui gestori di interporti virtuosi, costringendoli a investire in nuove infrastrutture senza alcuna garanzia di ritorno economico.
Rischi per la libertà di iniziativa economica
Tale interpretazione potrebbe violare la libertà di iniziativa economica sancita dall’articolo 41 della Costituzione italiana, limitando le possibilità di investimento e di sviluppo per i gestori di interporti già attivi. Inoltre, si potrebbe configurare una violazione del principio di uguaglianza (articolo 3), discriminando i gestori di interporti rispetto ad altri operatori del settore trasporti e logistica che non sono soggetti agli stessi obblighi.
La relazione mette in luce anche le problematiche legate agli articoli 42 e 47 della Costituzione, poiché la norma in questione potrebbe gravare su interporti a partecipazione pubblica e sui soci privati di tali interporti. Infine, si evidenzia una violazione degli articoli 23 e 53, in quanto la legge impone oneri senza una sufficiente copertura legislativa.
L’appello per una revisione della legge
Antonio Santocono, presidente della Camera di Commercio di Padova e di Unioncamere Veneto, ha dichiarato che questa legge introduce un approccio dirigista che potrebbe compromettere la libertà di iniziativa economica, un principio fondamentale della nostra Costituzione. Secondo Santocono, imporre ai gestori attuali di finanziare e realizzare nuove infrastrutture senza alcuna garanzia di ritorno economico non solo scoraggia gli investimenti, ma riduce anche la competitività del settore, penalizzando territori come quello padovano, che hanno saputo sviluppare modelli virtuosi di interporto.
La Camera di Commercio di Padova ha espresso preoccupazione per il rischio di discriminazione tra gli operatori del settore. Santocono ha sottolineato che la norma colpisce in modo sproporzionato i gestori esistenti, esentando invece altri soggetti che operano nel campo della logistica e dei trasporti. Questo porta a una mortificazione delle eccellenze consolidate e mette a rischio posti di lavoro e progetti di sviluppo sostenibile che diversi interporti italiani hanno promosso nel corso degli anni.
In questo contesto, è fondamentale che il Parlamento e il Governo considerino le istanze sollevate dalle associazioni di categoria e dai rappresentanti del settore, per evitare che la legge sugli interporti, così com’è formulata, possa arrecare danno a un settore cruciale per l’economia italiana. La richiesta di un emendamento correttivo del comma 2 dell’articolo 5 è quindi un passo necessario per garantire una normativa che non solo rispetti i principi costituzionali, ma favorisca anche lo sviluppo di un sistema intermodale efficiente e competitivo.