Il tema della giustizia fiscale in Italia ha ripreso vigore grazie ai dati emersi dalla dodicesima edizione dell’Osservatorio sulle entrate fiscali, elaborato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e condiviso con Cida, la Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità. Durante la presentazione, avvenuta presso la Camera dei Deputati, sono emerse informazioni significative riguardo alla distribuzione dei contribuenti italiani e al loro apporto al bilancio fiscale nazionale.
I dati evidenziano che il 72,59% dei contribuenti, circa 16.169.510 soggetti, versa soltanto il 23,13% dell’Irpef totale. Questa situazione solleva interrogativi sull’equità e sull’efficienza del sistema fiscale italiano. Questi 16 milioni di contribuenti, che nel 2023 hanno dichiarato di aver versato almeno 1 euro di Irpef, rappresentano un esempio emblematico di come il carico fiscale sia distribuito in modo squilibrato, con una fetta consistente della popolazione che contribuisce marginalmente.
La distribuzione dei contribuenti e il loro apporto
Analizzando più nel dettaglio, emerge che tra i contribuenti con redditi da 0 a 7.500 euro lordi si trovano ben 7.288.399 individui, che pagano in media soli 26 euro di Irpef all’anno. Questo dato è particolarmente preoccupante, in quanto implica che gran parte di questa fascia di popolazione è sostanzialmente a carico degli altri cittadini. Nella fascia di reddito compresa tra i 7.500 e i 15.000 euro, ci sono 7.696.479 contribuenti, che versano una media annua di 296 euro. Se paragonati alla spesa sanitaria pro capite, che ammonta a circa 2.222 euro, risulta evidente che anche in questo caso il contributo è nettamente insufficiente.
Sommando le fasce di reddito da 0 a 15.000 euro, si scopre che questi contribuenti, che costituiscono la maggioranza, contribuiscono solo con l’1,19% al totale Irpef. Proseguendo nella distribuzione, la fascia da 15.000 a 20.000 euro include circa 5 milioni di soggetti, i quali pagano in media 1.817 euro, mentre quelli con redditi tra 20.001 e 29.000 euro, pari a circa 9,7 milioni, versano mediamente 3.750 euro. Tuttavia, anche in questi casi, il contributo si rivela insufficiente per coprire le spese sociali necessarie.
Il contrasto tra fasce di reddito
Il contrasto è evidente quando si osservano i contribuenti con redditi superiori ai 35.000 euro. Qui, il numero diminuisce drasticamente: solo poco più di 7 milioni di persone si trovano in questa fascia, eppure sono loro a sostenere il peso del sistema di welfare. Infatti, il report rivela che, mentre l’1,65% dei contribuenti guadagna oltre 100.000 euro e contribuisce al 22,43% dell’Irpef totale, i redditi compresi tra 55.000 e 100.000 euro, che coinvolgono circa 1.776.374 contribuenti, coprono il 17,88% delle imposte. Complessivamente, il 5,82% della popolazione contribuisce a ben il 40,31% dell’Irpef.
Un altro dato significativo è relativo alla progressività del sistema fiscale: i contribuenti con redditi tra 35.000 e 55.000 euro pagano 34 volte di più rispetto a chi guadagna tra 7.500 e 15.000 euro. Questo squilibrio mette in luce una mancanza di equità: i lavoratori con redditi superiori ai 60.000 euro si trovano a sostenere un fardello fiscale sproporzionato, riflettendo un sistema che non sembra premiare adeguatamente il contributo dei più abbienti.
Riflessioni sulla giustizia fiscale
Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, ha commentato che la situazione attuale è una “fotografia più vicina a quella di un Paese povero che di uno Stato membro del G7”. Questo è un paradosso, considerando che, nonostante i dati sul reddito, gli italiani nel 2023 hanno speso circa 150 miliardi di euro nel gioco d’azzardo, dimostrando una capacità di spesa che contrasta con i contributi fiscali dichiarati.
Anche Stefano Cuzzilla, presidente di Cida, ha sottolineato la problematicità della situazione attuale, evidenziando come chi guadagna tra 60.000 euro e oltre rappresenti un “ceto medio intrappolato” che sostiene il peso fiscale dell’intero paese. Questo scenario solleva interrogativi sulla sostenibilità del sistema di welfare, che si fonda su una base di contribuenti molto ristretta e sempre più in difficoltà nel sostenere le spese per i servizi pubblici.
In sintesi, i dati presentati dall’Osservatorio sulle entrate fiscali pongono l’accento su una questione cruciale: l’equità del sistema fiscale italiano. La disparità nella distribuzione del carico fiscale tra diverse fasce di reddito deve essere oggetto di una riflessione approfondita, affinché si possano adottare politiche fiscali più giuste ed equilibrate, in grado di garantire un welfare sostenibile per tutte le fasce della popolazione.