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Un italiano su due non paga Irpef: il ceto medio sotto pressione fiscale

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Un italiano su due non paga Irpef: il ceto medio sotto pressione fiscale
Un italiano su due non paga Irpef: il ceto medio sotto pressione fiscale
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L’Italia si trova frequentemente al centro del dibattito sulle tasse elevate e il loro impatto sul ceto medio. Tuttavia, l’analisi della dodicesima indagine dell’Osservatorio sulle entrate fiscali e sul finanziamento del welfare, curata dal Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, offre una visione alternativa. Presentata in un convegno alla Camera dei Deputati dalla Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità (Cida), la ricerca mette in evidenza come il fisco non gravi uniformemente su tutti i cittadini, ma ricada su una ristretta minoranza di contribuenti.

il peso delle tasse in italia

Stefano Cuzzilla, presidente di Cida, ha affermato: “Si dice spesso che l’Italia sia un Paese oppresso dalle tasse. Ma è davvero così? I numeri dicono di no. Il problema non è che tutti paghino troppo, ma che pochi paghino per tutti”. Questo è un concetto chiave per comprendere la situazione fiscale attuale. Infatti, quasi un cittadino su due non versa nemmeno un euro di Irpef, il che significa che una parte significativa della popolazione non contribuisce al finanziamento del welfare. Di seguito alcuni dati salienti:

  1. Solo 42,5 milioni di cittadini su circa 59 milioni hanno presentato una dichiarazione dei redditi nel 2024.
  2. Di questi, soltanto 33,5 milioni hanno versato almeno 1 euro di Irpef.
  3. Ogni contribuente corrisponde a 1,386 abitanti, evidenziando un’evidente disparità.

la distribuzione del carico fiscale

Il carico fiscale in Italia è altamente sbilanciato: il 76,87% dell’intera Irpef è versato da circa 11,6 milioni di contribuenti, mentre i restanti 31 milioni contribuiscono solo per il 23,13%. Questo fenomeno è emblematico della disuguaglianza economica nel Paese. Sebbene nel 2023 il totale dei redditi dichiarati ammonti a 1.028 miliardi di euro, con un gettito Irpef di 207,15 miliardi, il peso fiscale grava principalmente su una ristretta fascia di popolazione.

Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, ha sottolineato che, nonostante l’aumento del numero di dichiaranti e del gettito Irpef, la distribuzione del carico fiscale rimane sostanzialmente invariata. Questo significa che, mentre i redditi medio-alti sono in aumento, i dichiaranti con redditi inferiori a 20.000 euro sono diminuiti, accentuando ulteriormente la disparità.

l’equità fiscale e il futuro del welfare

In uno scenario in cui il 43,15% degli italiani non ha redditi e vive a carico di qualcuno, il tema dell’equità fiscale diventa cruciale. Brambilla ha segnalato che oltre 1,1 milioni di soggetti denunciano redditi nulli o negativi, il che implica che non versano né tasse né contributi. Questa situazione solleva interrogativi sulla sostenibilità del sistema welfare italiano e sulla spesa pubblica.

Il convegno ha anche messo in luce le sfide che il Paese deve affrontare in vista della legge di bilancio. Cuzzilla ha esortato i politici a prendere decisioni coraggiose per ridurre l’evasione fiscale e garantire una maggiore equità. “Meno evasione, più equità, investimenti veri su lavoro e salari”, ha affermato, sottolineando la necessità di un intervento deciso per alleviare il peso fiscale sul ceto medio.

In conclusione, l’analisi dell’Osservatorio rappresenta un’importante occasione di riflessione per comprendere meglio le dinamiche fiscali italiane e la necessità di un intervento riformista. È fondamentale trovare un equilibrio che consenta di garantire servizi pubblici essenziali senza gravare eccessivamente su una parte ristretta della popolazione. In un contesto economico in continua evoluzione, le politiche fiscali devono adattarsi alle nuove realtà sociali e demografiche, per garantire un sistema più giusto e sostenibile per tutti.

Written by
Mirko Fabrizi

Sono un appassionato narratore di storie di italiani che hanno deciso di intraprendere un viaggio all’estero, sia per lavoro che per dare vita a nuove avventure imprenditoriali. La mia penna si muove tra le esperienze di chi ha lasciato la propria terra d'origine per seguire sogni e aspirazioni, affrontando sfide e scoprendo opportunità in contesti diversi. Credo fermamente nel potere delle storie di ispirare e connettere le persone, e mi piace esplorare come la cultura italiana si intrecci con quella di altri paesi. Con ogni articolo su smetteredilavorare.it, cerco di dare voce a chi ha scelto di cambiare il proprio destino, portando un pezzo d'Italia nel mondo e dimostrando che la passione e la determinazione possono aprire le porte a nuove realtà.

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