Marco Bellocchio, uno dei registi più influenti del cinema italiano, ha recentemente svelato le motivazioni che lo hanno spinto a raccontare la storia di Enzo Tortora, un uomo che ha vissuto uno degli episodi di ingiustizia più clamorosi nella storia italiana. La sua nuova serie, Portobello, è stata presentata in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia e debutterà su HBO Max nel mese di marzo. Bellocchio, noto per il suo sguardo critico verso la società italiana e la sua abilità nel trattare temi complessi, ha deciso di affrontare la vicenda di Tortora, un noto conduttore televisivo degli anni ’80, ingiustamente accusato di associazione mafiosa e di traffico di droga.
L’approccio di Bellocchio
L’approccio di Bellocchio nei confronti di Tortora è affascinante. Nonostante le loro differenze ideologiche e stilistiche, il regista ha trovato nella figura dell’antieroe una storia potente da raccontare. “Mi attirava il fatto che non era un eroe, ma una persona comune con cui non condividevo nulla”, ha dichiarato Bellocchio. Questa affermazione evidenzia la sua intenzione di rappresentare un personaggio che, pur essendo un grande lettore e un liberale, si trovava lontano dalla sua visione del mondo. “Lo guardavamo con un certo distacco chiedendoci: ‘chi si crede di essere mai questo intellettuale all’inglese?'”, ha aggiunto il regista, delineando così un’immagine di Tortora che, nonostante le sue qualità, appariva estranea al contesto culturale e politico frequentato da Bellocchio.
La storia di Enzo Tortora
La storia di Enzo Tortora è un simbolo di ingiustizia e di errore giudiziario che ha segnato profondamente la società italiana. Arrestato nel 1983 e condannato a dieci anni di carcere, Tortora si è trovato al centro di un sistema giudiziario che ha fallito nel garantire il giusto processo. La sua innocenza è stata dimostrata solo anni dopo, ma nel frattempo la sua vita è stata distrutta. Bellocchio ha colto l’occasione per riflettere su questo tragico capitolo della storia italiana, utilizzando Tortora come esempio di come la verità possa essere distorta e di come la fama possa rapidamente trasformarsi in infamia.
- Arresto di Tortora nel 1983.
- Condanna a dieci anni di carcere.
- Dimostrazione della sua innocenza solo anni dopo.
“Improvvisamente – continua Bellocchio – quando Tortora è stato messo dentro, essendo completamente innocente, mi piaceva raccontare la sua storia come rappresentazione di un’ingiustizia perpetrata troppo a lungo”. Questa frase racchiude il nucleo della narrazione di Portobello, dove il regista si propone di mettere in luce le fragilità del sistema giudiziario e l’impatto devastante che può avere sulle vite delle persone comuni.
Il cast e la scrittura
Il cast della serie è di altissimo livello e include Fabrizio Gifuni nel ruolo di Enzo Tortora. Gifuni, attore di grande talento, ha già collaborato con Bellocchio in passato, portando sullo schermo personaggi complessi e sfaccettati. Gli altri membri del cast, tra cui Lino Musella, Barbora Bobulova e Romana Maggiora Vergano, contribuiscono a creare un affresco ricco di emozioni e tensioni, rendendo la serie un’opera di grande impatto.
La scrittura di Portobello è stata affidata a Bellocchio insieme a Stefano Bises, Giordana Mari e Peppe Fiore, un team che ha saputo unire le proprie forze per dare vita a una narrazione avvincente e profonda. La scelta di un formato in sei puntate consente di esplorare in modo dettagliato le varie sfaccettature della storia di Tortora, dando spazio sia ai momenti di tensione che a quelli di riflessione.
La figura di Enzo Tortora non è solo un simbolo di ingiustizia, ma rappresenta anche il conflitto tra l’immagine pubblica e la verità privata. La sua carriera come conduttore televisivo, iniziata negli anni ’70, lo aveva reso una figura amata dal pubblico. Tuttavia, il suo arresto e la successiva condanna hanno trasformato la sua vita in un incubo. Bellocchio, attraverso Portobello, si propone di riabilitare la memoria di Tortora, restituendogli dignità e giustizia.
La serie non si limita a raccontare la vita di Tortora, ma offre anche una riflessione più ampia sulla società italiana degli anni ’80, un periodo caratterizzato da tensioni sociali e politiche, in cui la mafia esercitava un’influenza significativa. Bellocchio, con la sua visione critica e il suo approccio provocatorio, invita gli spettatori a considerare le implicazioni di una giustizia che può essere influenzata da fattori esterni, come la pressione mediatica e le ideologie prevalenti.
In un’epoca in cui la verità è spesso messa in discussione e le ingiustizie sembrano ripetersi, Portobello si presenta come un’opera necessaria, capace di far riflettere su argomenti di grande attualità. La scelta di narrare la storia di Tortora, pur dalla prospettiva di un regista che si è sempre sentito distante da lui, offre un’importante lezione su come la comprensione e l’empatia possano superare le barriere ideologiche e culturali.