Il mondo dell’agroalimentare italiano, in particolare quello dei formaggi, si trova ad affrontare una sfida senza precedenti. Gianni Maoddi, presidente del Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop, lancia un allarme riguardo all’impatto dei recenti dazi imposti dagli Stati Uniti sui prodotti europei. Durante un’intervista con Adnkronos/Labitalia, Maoddi ha evidenziato come la nuova imposizione di un dazio del 15% sul Pecorino Romano rappresenti un danno economico significativo, quantificabile in circa 24 milioni di euro.
Il mercato americano del pecorino romano
L’export di Pecorino Romano negli Stati Uniti ammonta a circa 170 milioni di euro, rendendo il mercato americano il principale sbocco commerciale per questo formaggio, superando addirittura il mercato nazionale. “Abbiamo preso un bello schiaffo – afferma Maoddi – perché il Pecorino Romano si vende negli USA da 140 anni e non ha mai pagato dazio. Fino ad ora, il nostro prodotto ha goduto di una certa immunità rispetto a queste imposizioni fiscali, anche durante l’era Trump, quando vari dazi furono introdotti su altri prodotti europei”.
Preoccupazioni per la filiera produttiva
Maoddi prosegue spiegando che l’attuale situazione sta causando notevoli preoccupazioni all’interno della filiera produttiva. Il consorzio, che riunisce circa 40 produttori e supporta 8.500 allevatori distribuiti tra Sardegna, Lazio e provincia di Grosseto, prevede una produzione di circa 39.000 tonnellate di Pecorino Romano entro il 2025. Di questa quantità, circa il 70% viene destinato all’export, con il 40% diretto proprio verso gli Stati Uniti. La suddivisione della produzione evidenzia che:
- Il 33-35% è destinato al mercato nazionale.
- Il restante 30% si distribuisce tra altri mercati globali, tra cui Unione Europea, Canada, Giappone e Australia.
Possibilità di esenzioni dai dazi
Maoddi non si lascia sopraffare dall’ottimismo, poiché crede che esista una possibilità per ottenere esenzioni dai dazi. “Sono convinto che ci sarà un momento in cui potremo entrare nel dettaglio delle singole produzioni e definire delle esenzioni. Ci sono prodotti, come il nostro, che non possono essere replicati sul mercato americano e che non competono con quelli statunitensi”, sostiene. Tuttavia, il presidente del consorzio è consapevole che un dazio del 15% significherebbe un impatto notevole su tutta la filiera, influenzando sia i valori economici che le quantità vendute.
Inoltre, Maoddi sottolinea il comportamento del Consorzio negli Stati Uniti, dove non si creano conflitti legati all’uso del marchio. Infatti, già da tempo è presente nel mercato americano un formaggio industriale chiamato “Romano”, a base di latte vaccino, utilizzato prevalentemente per condire piatti pronti. “Questa è una situazione con la quale conviviamo e dimostra che la nostra produzione non ostacola quella americana”, aggiunge.
Per quanto riguarda la distribuzione del Pecorino Romano negli Stati Uniti, il formaggio viene venduto attraverso due canali principali: l’industria alimentare e il retail. Maoddi evidenzia che l’industria alimentare, che utilizza il Pecorino come ingrediente per le sue qualità uniche, è la più sensibile ai dazi. “C’è il concreto rischio che il nostro prodotto venga sostituito in parte o del tutto da altri formaggi a costi inferiori”, avverte. D’altro canto, nel canale retail, il prezzo del Pecorino Romano è già elevato; attualmente, un chilo di questo formaggio costa circa 35 dollari, e un aumento a 39 dollari potrebbe non influenzare significativamente il consumatore medio.
Tuttavia, la situazione è più complicata per l’industria alimentare, dove il Pecorino Romano è spesso miscelato con altri ingredienti. “Con i dazi, rischiamo che la quantità di Pecorino utilizzata in queste miscele diminuisca, o che venga sostituito da formaggi meno costosi”, avverte Maoddi, il quale è determinato a trovare una soluzione.
Il management del Consorzio sta facendo il possibile per coinvolgere la politica americana nella questione. “Non siamo spettatori in questa situazione. Abbiamo avuto audizioni a livello europeo e stiamo cercando di coinvolgere la politica per chiedere l’esenzione del dazio. Questo sarebbe vantaggioso non solo per noi, ma anche per l’amministrazione americana, che potrebbe utilizzare questa concessione per mostrare apertura verso l’Europa”, afferma Maoddi.
Da parte della politica italiana, c’è un’interessante attenzione verso il settore. “Ho potuto constatare che il ministro dell’Agricoltura è disponibile ad ascoltarci e a metterci in contatto con le autorità europee e americane. Ho avuto modo di parlare con il ministro recentemente e ho percepito un forte interesse e sostegno per il nostro comparto”, conclude Maoddi, lasciando intravedere una speranza di risoluzione a un problema che, se non affrontato, potrebbe avere ripercussioni significative per l’intero settore del Pecorino Romano.