L’accordo sui dazi siglato tra il governo degli Stati Uniti e l’Unione Europea rappresenta un punto cruciale per l’economia europea, in particolare per due delle sue potenze industriali: Italia e Germania. Jorg Buck, consigliere delegato della Camera di commercio Italo-Germanica (Ahk Italia), ha recentemente espresso preoccupazioni riguardo alle conseguenze di questo accordo, che prevede un’imposizione di dazi del 15% su una vasta gamma di prodotti europei. Questo sviluppo non è solo significativo per le dimensioni degli scambi, ma anche per la loro complessità e interconnessione.
Impatto economico sui paesi europei
Le statistiche parlano chiaro: Italia e Germania insieme rappresentano circa il 42% dell’export europeo verso gli Stati Uniti, un valore che supera i 130 miliardi di euro. Secondo i dati forniti dall’Istituto Kiel per l’Economia mondiale (IfW), l’impatto economico sarà concreto e quantificabile. Ecco alcuni dati significativi:
- La Germania subirà una contrazione del suo PIL dello 0,15%, corrispondente a circa 6,5 miliardi di euro.
- L’Italia, pur avendo una perdita più contenuta dello 0,02%, non può ignorare le ripercussioni indirette che gli sviluppi economici tedeschi avranno sul suo sistema.
Buck ha sottolineato l’importanza di riconoscere che, sebbene l’accordo attuale possa aver evitato un’escalation peggiore, il prezzo da pagare è comunque elevato. “Sebbene il ‘deal’ fornisca una certa stabilità in un momento di incertezze globali, i dazi danneggiano catene di approvvigionamento ben rodate e creano un clima di sfiducia tra Europa e Stati Uniti,” ha affermato Buck.
Settori vulnerabili e opportunità future
Negli anni recenti, Italia e Germania hanno intensificato le loro relazioni commerciali con gli Stati Uniti, cercando di diversificare le loro dipendenze economiche, in particolare riducendo i legami con la Cina. Questa tendenza potrebbe subire un’inversione a causa delle nuove politiche tariffarie. Buck ha avvertito che è fondamentale affrontare questa fase come un’opportunità temporanea e lavorare per implementare soluzioni sostenibili che possano mitigare gli effetti negativi dei dazi.
Con riferimento ai settori più vulnerabili, Buck ha specificato che i seguenti ambiti sono tra i più colpiti:
- Siderurgia
- Chimica
- Automotive
- Settore farmaceutico
Questi ambiti sono cruciali per entrambe le economie e la loro salute è essenziale per il mantenimento dell’occupazione e della stabilità economica. In Germania, si stima che fino a 90.000 posti di lavoro potrebbero essere a rischio a causa dei dazi, mentre in Italia, grazie a una struttura di esportazione più elastica e diversificata, le prospettive occupazionali appaiono relativamente più rosee.
Strategia di diversificazione e diplomazia commerciale
Buck ha inoltre evidenziato che la risposta a questa situazione deve prevedere una strategia di diversificazione dell’export, con un occhio attento a nuovi mercati e a partenariati più resilienti. “Le opportunità in regioni come il Sud America, l’Asia e l’Australia sono enormi e ancora in gran parte inesplorate,” ha spiegato. In questo contesto, ratificare l’accordo con il Mercosur rappresenterebbe un passo fondamentale per l’Italia, che deve fare leva su un chiaro sostegno strategico a questo fine.
In merito alla diplomazia commerciale, Buck ha affermato che è cruciale evitare dazi su categorie sensibili, come quello farmaceutico, e ha invitato a una ridefinizione strategica della politica di export europea. Questo non solo per rispondere alle sfide attuali, ma anche per prepararsi a un futuro in cui i mercati globali potrebbero essere ancora più turbolenti.
In sintesi, la situazione attuale richiede un’azione coordinata e lungimirante da parte di Italia e Germania, con l’obiettivo di preservare e rafforzare le relazioni commerciali e industriali con gli Stati Uniti e altri partner globali. La partnership italo-tedesca si trova al centro di questo processo, e la sua capacità di adattarsi e innovare sarà determinante per navigare attraverso le incertezze dei mercati internazionali. La sfida è quindi non solo quella di affrontare i dazi, ma anche di costruire un futuro economico più solido e interconnesso.