L’attuale contesto economico globale, caratterizzato da tensioni commerciali e politiche protezionistiche, sta creando sfide significative per l’industria europea, in particolare per il settore delle fonderie italiane. Fabio Zanardi, presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane, ha espresso preoccupazione riguardo all’impatto dei nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti. Questi dazi, pari al 30% su tutti i prodotti europei esportati negli USA, rappresentano un ulteriore colpo per un settore già in difficoltà, che conta quasi 900 imprese e impiega oltre 23.000 lavoratori in Italia.
l’impatto dei dazi sul settore delle fonderie
L’entrata in vigore del dazio, prevista per il 1° agosto, colpirà in particolare quei prodotti che non erano già inclusi nelle tariffe del 50% su acciaio e alluminio, introdotte nel marzo scorso. Zanardi ha dichiarato: “Questa situazione richiede una forte presa di coscienza e un’azione coordinata a livello europeo per tutelare il nostro tessuto produttivo”. La sua preoccupazione non si limita all’impatto diretto delle esportazioni, ma si estende agli effetti collaterali che tali dazi possono generare sull’intera industria.
Negli ultimi anni, l’export italiano verso gli Stati Uniti ha già subito un notevole calo, scendendo a 22.000 tonnellate di getti ferrosi nel 2024, un -66% rispetto al 2023. Questo è dovuto a costi di produzione elevati che hanno ridotto la competitività delle aziende europee. Zanardi ha osservato che il nostro export è ormai limitato a prodotti di nicchia ad alto valore aggiunto, difficili da sostituire, ma che rappresentano una frazione esigua del totale. “Le fonderie americane difficilmente possono realizzare queste produzioni”, ha aggiunto, sottolineando la vulnerabilità del mercato europeo.
le proposte per affrontare la crisi
Zanardi ha puntualizzato che l’Europa si trova a un bivio cruciale. È necessaria una decisione chiara: difendere la propria industria o continuare a seguire politiche che potrebbero portare alla deindustrializzazione. Durante l’ultima assemblea di Assofond, le proposte per fronteggiare questa crisi sono state delineate con urgenza. Le priorità sono chiare e comprendono:
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Riduzione dei costi energetici: Un tema che affligge le aziende dal 2021. In particolare, il costo dell’elettricità in Italia è ancora legato a quello del gas, nonostante la crescita delle fonti rinnovabili. Questa anomalia penalizza le imprese energivore e favorisce i fornitori di utilities.
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Semplificazione normativa: La complessità del quadro regolatorio europeo rappresenta un ostacolo significativo, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI). Strumenti come il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) rischiano di aumentare i costi di produzione senza realmente tutelare i prodotti finali delle fonderie.
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Accesso alle materie prime critiche: La dipendenza strategica da paesi extra-UE per tali materie rappresenta un rischio crescente, aggravato dalla militarizzazione delle politiche commerciali e dalla crescente instabilità geopolitica.
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Sostegno all’innovazione: Le PMI del settore necessitano di fondi accessibili per investire in innovazione, digitalizzazione ed efficientamento.
un appello all’azione
“L’industria delle fonderie è parte integrante delle fondamenta industriali europee”, ha concluso Zanardi con fermezza. È tempo che l’Europa trasformi gli annunci in azioni concrete, difendendo questo asset strategico e assicurando il futuro industriale del continente. La situazione attuale impone una riflessione profonda e un impegno collettivo per garantire un ambiente di business sostenibile e competitivo. L’industria europea non può permettersi di rimanere ancorata a politiche che la mettono a rischio; è il momento di agire, uniti e determinati.