Un recente studio condotto da Assolavoro DataLab ha rivelato dinamiche significative riguardanti la formazione professionale in Italia. È emerso che ben il 76,8% delle aziende italiane utilizza risorse proprie per finanziare i corsi di formazione dei propri dipendenti. Questo dato non solo evidenzia una notevole autonomia delle imprese nel promuovere lo sviluppo delle competenze, ma mette anche in luce una situazione complessa legata all’uso di fondi interprofessionali, che si attesta solo al 15,4%.
Il contesto della formazione continua in Italia
La formazione continua in Italia si presenta come una sfida. Le statistiche mostrano che solo il 35,7% degli adulti tra i 25 e i 64 anni partecipa a percorsi di istruzione o formazione, sia formalizzati che non. Questo rappresenta un divario di 11 punti rispetto alla media europea. Per i giovani adulti, la situazione è ancora più critica: solo il 70% degli individui tra i 18 e i 24 anni è coinvolto in attività di formazione, a fronte del 79,8% della media UE. Tra i disoccupati, la partecipazione a corsi di formazione legati al lavoro è ancora più bassa, con solo l’11,9% che vi accede, un dato che mostra un significativo scostamento rispetto a paesi come la Francia, dove la percentuale arriva al 28,9%.
Le ragioni della bassa partecipazione
Tra le motivazioni che spiegano la bassa partecipazione alla formazione, un dato interessante è che il 78% di coloro che non partecipano afferma di non averne bisogno. Questa percentuale aumenta all’81,7% tra gli uomini e presenta motivazioni diverse tra le donne, dove emergono anche fattori personali. Inoltre, il 20,3% degli individui avrebbe voluto partecipare a corsi di formazione, ma non ha potuto farlo a causa di vincoli organizzativi, economici o familiari. In Italia, a differenza di altri paesi europei, la responsabilità dell’accesso alla formazione è vista prevalentemente come un onere individuale, piuttosto che un diritto garantito dai datori di lavoro o dai servizi pubblici.
L’importanza della formazione di qualità
L’assemblea pubblica di Assolavoro Formazione, tenutasi a Milano, ha visto la partecipazione di esperti del settore, tra cui Silvia Ciucciovino, Maurizio Del Conte e Mauro Di Giacomo, i quali hanno presentato i risultati della ricerca. Agostino Di Maio, neoeletto presidente di Assolavoro Formazione, ha sottolineato l’importanza di una formazione di qualità mirata alle reali esigenze delle imprese e del mercato del lavoro. Secondo Di Maio, ogni euro investito nella formazione genera un valore moltiplicato, particolarmente significativo per i giovani.
Nel 2022, il mercato della formazione professionale per adulti ha registrato un fatturato di oltre 3,2 miliardi di euro, con il 69,2% di questo valore generato solo dal 6% delle aziende, quelle con fatturato superiore a un milione di euro. Le piccole imprese, che rappresentano il 41,5% delle attività, si trovano a operare con risorse limitate e spesso non riescono a sfruttare appieno le opportunità di finanziamento disponibili.
Conclusioni
In conclusione, la crescente importanza della formazione continua è legata a fattori come l’innovazione tecnologica, l’emergere dell’intelligenza artificiale, la transizione ecologica e le sfide demografiche. È necessaria una strategia nazionale che promuova una sinergia efficace tra pubblico e privato, con un ruolo cruciale delle agenzie per il lavoro e delle società di formazione. La formazione deve essere vista come un investimento strategico non solo per il singolo lavoratore, ma per l’intero sistema economico e sociale del Paese.