Il dibattito sul Green Deal europeo sta generando un crescente allarme tra i politici italiani, in particolare per quanto riguarda le sue potenziali conseguenze sull’industria nazionale. Il ministro per gli affari europei, Tommaso Foti, ha sollevato le sue preoccupazioni durante il Forum in Masseria di Manduria, mettendo in evidenza i rischi di una politica che, a suo avviso, potrebbe condurre l’Europa verso una deindustrializzazione pericolosa. Secondo Foti, seguendo l’attuale traiettoria, l’Italia potrebbe trasformarsi in un “giardinetto per anziani benestanti”, minacciando non solo l’industria, ma anche il benessere sociale futuro.
Il Green Deal europeo, introdotto nel 2019, ha l’obiettivo di rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Tuttavia, Foti ha sottolineato che questa agenda potrebbe avere effetti devastanti sull’industria, in particolare sul settore automotive, cruciale per l’economia italiana. Con circa 13.000 famiglie che dipendono direttamente dall’industria automobilistica, il rischio di una crisi occupazionale è concreto. Il settore automotive non è solo un pilastro economico, ma rappresenta anche un simbolo della tradizione manifatturiera italiana, con marchi storici come Fiat, Ferrari e Lamborghini che incarnano l’eccellenza del made in Italy.
Conseguenze della transizione ecologica
Foti ha evidenziato che molti non comprendono le conseguenze della transizione ecologica, che va oltre i semplici cambiamenti tecnologici e coinvolge l’intero sistema delle filiere produttive. Ecco alcuni punti salienti delle sue affermazioni:
- Perdita di competitività: “Stiamo perdendo competitività”, ha affermato, avvertendo che mentre l’Europa si concentra su obiettivi di sostenibilità, rischiamo di vedere scomparire interi settori senza una vera strategia di riconversione.
- Vincoli insostenibili: Foti ha messo in luce come alcune misure europee stiano creando vincoli insostenibili per le imprese italiane, definendo alcune normative come “cappi messi al collo delle imprese”.
- Burocrazia europea: Ha menzionato un incontro con la direttrice generale del Pnrr, discutendo delle tempistiche per l’attuazione delle politiche europee e sottolineando che l’adeguamento a scadenze come il 30 giugno o il 31 agosto 2026 potrebbe portare a risultati ben diversi.
Impatti sulla stabilità sociale
La questione della sostenibilità economica è cruciale non solo per l’industria, ma anche per la stabilità sociale. Foti avverte che la deindustrializzazione comporta non solo la perdita di posti di lavoro, ma anche effetti di vasta portata sul tessuto sociale. Le famiglie che dipendono da settori vulnerabili come l’automotive potrebbero trovarsi in difficoltà economiche, generando un aumento della disoccupazione e un incremento dell’insicurezza sociale.
Un’Europa come motore di crescita
In questo contesto, l’idea di un’Europa che funzioni come un “motore di crescita” per le imprese è fondamentale. Foti ha ribadito l’importanza di trasformare l’Unione Europea in uno strumento di supporto, piuttosto che in un’entità che impone divieti e restrizioni. La sfida è quella di trovare un equilibrio tra le esigenze di sostenibilità ambientale e la necessità di mantenere un’economia forte e competitiva.
Il dibattito sul Green Deal e sulle sue implicazioni per l’industria italiana è destinato a proseguire. Le parole di Foti rispecchiano un sentimento di crescente preoccupazione tra politici e imprenditori riguardo al futuro dell’industria e dell’occupazione in Italia. Con le sfide che si profilano all’orizzonte, sarà fondamentale per i decisori trovare soluzioni che permettano una transizione ecologica sostenibile, senza compromettere il tessuto economico e sociale del paese. In un momento di crisi globale e di cambiamenti rapidi, il dialogo e la cooperazione tra istituzioni europee e nazionali saranno più cruciali che mai per garantire un futuro prospero e sostenibile per l’Europa e per l’Italia.