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Ti chiama la banca, ma non è la banca: la nuova truffa che spaventa anche Iliad

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Ti chiama la banca, ma non è la banca - smetteredilavorare.it
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Crescono in Italia le truffe da spoofing telefonico: numeri falsi appaiono come banche o aziende. Iliad denuncia pubblicamente il fenomeno e chiede interventi urgenti.

Quando il telefono squilla e compare un numero familiare sul display, l’istinto è rispondere con fiducia. Ma oggi conoscere il numero non basta più a sentirsi al sicuro. È il cuore della truffa dello spoofing telefonico, un raggiro sempre più diffuso in Italia, tanto da spingere Iliad a intervenire pubblicamente. A rompere il silenzio è stato Benedetto Levi, CEO dell’azienda, che ha parlato apertamente di “frodi di massa”, denunciando un sistema organizzato capace di colpire sia il settore delle telecomunicazioni che quello del teleselling.

La miccia si è accesa quando un dipendente della stessa Iliad è stato contattato da un numero apparentemente interno all’azienda. La voce all’altro capo lo invitava ad accettare una “rimodulazione tariffaria” urgente per evitare un imminente disservizio. Ma Iliad non utilizza il teleselling, e l’allarme è scattato subito. Il dipendente ha registrato la chiamata, e l’azienda ha presentato un esposto alla Procura di Milano.

Numeri falsi e chiamate credibili: come agisce lo spoofing

Lo spoofing telefonico si basa su una tecnica semplice e ingannevole: far apparire sullo schermo del destinatario un numero diverso da quello reale, camuffandolo. Spesso il numero sembra appartenere a banche, forze dell’ordine o aziende telefoniche, e il truffatore agisce costruendo una situazione d’urgenza. Si parla di guasti, modifiche contrattuali o controlli di sicurezza, spingendo la vittima a fornire dati personali o bancari.

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Crescono in Italia le truffe da spoofing telefonico – smetteredilavorare.it

Il problema è reso ancora più difficile da smascherare perché a volte i numeri usati appartengono davvero a ignari cittadini, complicando la distinzione tra le chiamate legittime e quelle manipolate. Il meccanismo sfrutta software VoIP e strumenti facilmente reperibili online, spesso gratuiti. Basta poco per creare una trappola telefonica credibile.

Secondo Iliad, il danno non è solo per i singoli truffati, ma per l’intero ecosistema della telefonia, già messo sotto pressione da una crisi di fiducia che rischia di travolgere anche chi lavora in modo corretto. Il settore del teleselling in Italia coinvolge circa 80.000 lavoratori e genera quasi 3 miliardi di euro per il PIL nazionale. Queste truffe, quindi, colpiscono anche l’economia reale, non solo il singolo utente.

Il nuovo filtro anti-spoofing dell’Agcom e i consigli da seguire

Un primo intervento concreto arriva dall’Agcom, che ha approvato un nuovo regolamento anti-spoofing in vigore dal 19 maggio. Tutti gli operatori telefonici sono ora obbligati a implementare filtri tecnologici per individuare e bloccare le chiamate sospette, soprattutto quelle che arrivano dall’estero con numeri italiani camuffati. L’obiettivo è arginare il fenomeno senza ostacolare le comunicazioni legittime.

Nel frattempo, la prudenza resta fondamentale. Le aziende serie non chiedono mai dati bancari o personali per telefono. In caso di chiamate sospette, meglio interrompere la conversazione e contattare direttamente l’ente attraverso canali ufficiali. Alcuni operatori mettono a disposizione servizi per verificare i numeri realmente usati per l’assistenza o le comunicazioni.

Secondo Benedetto Levi, la denuncia di Iliad deve rappresentare solo l’inizio di un’azione sistemica, capace di colpire una filiera criminale che si evolve rapidamente. Finché il sistema sarà così vulnerabile, nessun numero sarà più garanzia di autenticità.

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