Il sommergibile scirè è uno dei simboli della X Mas, noto per l’azione compiuta il 18 dicembre 1941 sotto il comando di junio valerio borghese. In quella notte riuscì a colpire e affondare le corazzate britanniche queen elizabeth e valiant, oltre alla petroliera sagoma, utilizzando siluri a lenta corsa chiamati “maiali”. Il destino finale della nave si consumò nell’agosto del 1942 nella baia di haifa, quando il sommergibile venne affondato dalla royal navy dopo che le sue comunicazioni erano state intercettate. Oggi il relitto è stato riconosciuto ufficialmente come sacrario militare subacqueo da una legge pubblicata in gazzetta ufficiale, con l’obiettivo di onorare la memoria dei marinai italiani caduti.
La missione del scirè nel porto di haifa e l’affondamento
Nell’agosto del 1942 il sommergibile scirè si preparò a un’azione nei confronti delle navi britanniche attraccate al porto di haifa, allora parte della palestina sotto dominio inglese. L’operazione prevedeva il posizionamento di cariche esplosive sui bastimenti nemici, una tecnica nota e già utilizzata in precedenza da questa unità. Il sommergibile, però, incontrò difficoltà quando le sue comunicazioni furono intercettate dalla royal navy. I britannici individuarono la posizione dello scirè, che venne costretto ad avvicinarsi e subito bombardato.
L’attacco risultò fatale: il sommergibile affondò a circa cinque miglia dalla costa di haifa e 49 membri dell’equipaggio persero la vita insieme a 11 operatori. Il corpo d’armata italiano perse così una delle sue unità più celebri, il cui relitto giace a circa 30 metri di profondità nelle acque del mediterraneo. Questo episodio chiude una fase importante della seconda guerra mondiale in quella parte di mare, dove la lotta per il controllo dei porti fu particolarmente dura.
La legge che riconosce il relitto come sacrario militare
Nel 2025 il governo italiano ha pubblicato in gazzetta ufficiale una legge che riconosce il relitto del sommergibile scirè come sacrario militare subacqueo. La normativa nasce con lo scopo di onorare i marinai italiani caduti durante la seconda guerra mondiale a causa dei regimi nazionalsocialista e fascista. Il testo legislativo sottolinea l’importanza di preservare la memoria storica di quei combattenti, contribuendo al rispetto di un sito che ha significato per la marina militare e per la storia d’Italia.
Questo riconoscimento permette di salvaguardare il relitto con norme specifiche, impedendo eventuali manomissioni o recuperi non autorizzati. L’area intorno al sommergibile diventa quindi un luogo di rispetto in mare, un vero e proprio monumento subacqueo che ricorda caduti e imbarcazioni che hanno segnato la storia militare italiana. La legge apre anche a un possibile progetto di valorizzazione culturale e storica, rendendo lo scirè un punto di riferimento per la memoria collettiva.
I recuperi del 1984 e la conservazione delle salme e reperti
Nel 1984 furono effettuati lavori di recupero sul relitto dello scirè durante i quali vennero portate a galla 42 salme di membri dell’equipaggio. Questi resti, insieme a varie parti dello scafo, furono conservati in musei italiani, dove tuttora sono esposti come testimonianza diretta di quegli eventi. La scelta di trattare il ritrovamento con la massima dignità ha permesso di rendere visibile e tangibile quella pagina di storia per le nuove generazioni.
I reperti sono oggetti concreti che documentano sia le tecniche di costruzione navale dell’epoca, sia le condizioni in cui operarono le forze sommergibilistiche italiane. Inoltre, la conservazione delle salme nei musei rappresenta un impegno etico nei confronti dei caduti, assicurando che la memoria di quei marinai rimanga viva attraverso il paese. Questi interventi di recupero hanno contribuito a fare dello scirè un simbolo non solo militare ma anche di valore umano.