
Tortora arrestato: le prime immagini che raccontano la storia di Bellocchio
Il 17 giugno 1983 è una data che ha segnato profondamente la storia della televisione italiana e della giustizia. Quel giorno, Enzo Tortora, noto conduttore e giornalista, subì un cambiamento drammatico e inaspettato: venne arrestato a Roma con l’accusa di essere coinvolto in un traffico di droga gestito dalla camorra napoletana. Le accuse, infondate e basate su testimonianze di detenuti, portarono Tortora a vivere un calvario giudiziario che si sarebbe protratto per anni, fino alla sua completa assoluzione nel 1987.
In occasione di questa ricorrenza, il regista Marco Bellocchio ha presentato le prime immagini della sua nuova serie “Portobello”, dedicata proprio a questa tragica vicenda. La serie, che debutterà nel 2026 su HBOMax, vede protagonisti Fabrizio Gifuni nel ruolo di Tortora e un cast di attori di grande talento, tra cui Lino Musella, Romana Maggiora Vergano, Barbora Bobulova, Carlotta Gamba, Alessandro Preziosi, Fausto Russo Alesi e Salvatore D’Onofrio.
Le immagini dell’arresto
Le immagini mostrano il momento cruciale in cui Tortora, ammanettato, viene circondato da una folla di fotografi e giornalisti. In questo contesto, il conduttore lancia un avvertimento ai giornalisti, esprimendo la sua preoccupazione per il modo in cui la vicenda viene trattata dai media: “Voi giornalisti italiani dovete stare molto attenti a questa vicenda. Guardatela bene tutti, guardatela bene tutti”. Le sue parole risuonano come un monito che, a distanza di anni, continua a mantenere la sua rilevanza.
La produzione di “Portobello”
La produzione di “Portobello” è un’iniziativa significativa, non solo per il racconto di un episodio drammatico della storia italiana, ma anche perché rappresenta la prima produzione originale italiana di Warner Bros. Discovery per la nuova piattaforma streaming HBOMax. La serie è stata realizzata in collaborazione con diverse case di produzione, tra cui OUR FILMS e KAVAC FILM, e si avvale di un team creativo di grande esperienza, con sceneggiatura scritta da Marco Bellocchio, Stefano Bises, Giordana Mari e Peppe Fiore.
Il contesto giuridico e politico
Il contesto di questa serie e l’arresto di Tortora si intrecciano con questioni più ampie riguardanti la giustizia in Italia. Infatti, il 17 giugno non è solo il giorno dell’arresto di Tortora, ma coincide anche con la discussa proposta di legge che punta a istituire una Giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari. Questa iniziativa, sostenuta da diverse forze politiche, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sugli errori del sistema giudiziario e sull’importanza della giustizia equa.
Tuttavia, la proposta ha incontrato resistenze politiche. Lo scorso 7 maggio, l’Aula della Camera ha votato per rinviare la discussione della legge in commissione, suscitando le ire delle opposizioni, che hanno accusato la maggioranza di voler “affossare” il provvedimento. Il testo originale, elaborato da Italia Viva, punta a commemorare le vittime di errori giudiziari, in particolare collegando questa giornata al ricordo di Tortora, il cui caso rappresenta una delle ingiustizie più eclatanti della storia recente.
La figura di Enzo Tortora, quindi, si erge non solo come simbolo di una battaglia personale contro le ingiustizie, ma anche come emblema di una questione più ampia che riguarda il sistema giudiziario italiano. La sua storia, messa in luce dalla serie di Bellocchio, invita a riflettere sull’importanza della verità, della giustizia e della responsabilità dei media. Le immagini che ritraggono Tortora nel giorno del suo arresto non sono solo un ricordo di un momento storico, ma un richiamo alla vigilanza e all’impegno per garantire che simili ingiustizie non si ripetano.
In un’epoca in cui il diritto all’informazione e la libertà di stampa sono messi costantemente alla prova, la figura di Tortora rappresenta un faro per tutti coloro che credono nella giustizia. La sua storia non è solo una cronaca di eventi passati, ma una lezione che continua a vivere, invitando le nuove generazioni di giornalisti e cittadini a essere critici e consapevoli del potere delle parole e delle accuse.