
Donne over 50 e vendite a domicilio: il profilo sorprendente dei lavoratori senza algoritmi
La vendita diretta a domicilio è un settore in continua espansione in Italia, con un fatturato annuale che raggiunge circa 3 miliardi di euro. Questo modello di business, tradizionalmente legato a relazioni personali, sta attirando un numero crescente di lavoratori, in particolare donne over 50. Secondo la ricerca “Un lavoro su misura oltre gli algoritmi: la vendita diretta e il mondo digitale”, commissionata da Univendita-Confcommercio e condotta dai sociologi del lavoro Mimmo Carrieri e Fabrizio Pirro, emergono dati significativi su questo fenomeno.
Un profilo lavorativo in evoluzione
L’indagine ha coinvolto quasi 500 addetti al settore, rivelando che l’età media dei lavoratori è di 53 anni e mezzo. Questo dato evidenzia come la vendita diretta si configuri come un’opzione lavorativa attrattiva per chi desidera reinserirsi nel mercato del lavoro o cercare un’occupazione più adatta alle proprie esigenze personali e familiari.
Un aspetto distintivo è la predominanza femminile: la maggior parte dei venditori è di sesso femminile e presenta un titolo di studio medio-alto. Infatti, quasi il 60% ha conseguito un diploma, mentre il 12,7% possiede una laurea triennale o magistrale. Questo dimostra che le donne in questa fascia di età non solo sono motivate a lavorare, ma dispongono anche delle competenze necessarie per affrontare un mercato del lavoro in evoluzione.
Flessibilità e autonomia
Uno dei motivi principali per cui queste donne scelgono la vendita diretta è la flessibilità offerta da questa attività. Ecco alcuni dati chiave:
- 54,7% dei lavoratori considera la propria attività come lavoro autonomo.
- Quasi l’88% la contrappone alla condizione di dipendente.
- Oltre il 56% si affida al passaparola e ai contatti diretti per pianificare gli incontri con i clienti.
Questa autonomia si estende non solo agli orari di lavoro, ma anche all’organizzazione delle attività e alla gestione dei rapporti con i clienti, confermando la dimensione relazionale del lavoro come fondamentale.
L’uso della tecnologia
Un altro dato interessante riguarda l’uso della tecnologia nel settore. Circa il 52,7% dei lavoratori utilizza programmi o app per gestire gli ordini, mentre il 13,6% si avvale di strumenti digitali per coordinarsi nelle attività. Tuttavia, sorprendentemente, quasi l’85% del campione non ha conoscenza riguardo all’uso di algoritmi da parte delle imprese per il controllo o la valutazione delle performance. Questo evidenzia una certa distanza tra il mondo della vendita diretta e le logiche organizzative tipiche delle piattaforme digitali.
La soddisfazione lavorativa è un altro aspetto significativo: quasi il 90% dei partecipanti si dichiara “molto” o “abbastanza” soddisfatto del proprio lavoro, attribuendo questa soddisfazione all’ampio grado di autonomia che la vendita diretta consente. Solo il 7% ha espresso il desiderio di un maggiore coordinamento con l’azienda, segnalando che la libertà di organizzazione è un valore chiave per questi lavoratori.
Un’opzione a lungo termine
Contrariamente ai cliché che descrivono la vendita diretta come un “lavoretto” temporaneo, oltre il 40% degli intervistati esercita questa attività da almeno dieci anni, con oltre il 70% che la pratica da più di tre anni. Questo suggerisce che per molti, la vendita diretta rappresenta una scelta professionale a lungo termine, spesso in continuità con esperienze lavorative precedenti.
In un contesto di cambiamenti normativi, la vendita diretta emerge come un settore che promuove la coesione sociale e sostiene i redditi delle famiglie. La ricerca di Univendita mette in luce come questo modello di lavoro possa rappresentare una risposta efficace alle esigenze di flessibilità e autonomia di un numero crescente di lavoratori, in particolare donne over 50, che cercano non solo un’occupazione, ma anche un modo per esprimere le proprie potenzialità in un contesto relazionale e umano.