
Assofond in crisi: dazi e costi energetici mettono in ginocchio l'industria delle fonderie
L’industria delle fonderie italiane si trova attualmente in una situazione critica, come evidenziato dall’assemblea generale di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta questo settore strategico. Il presidente Fabio Zanardi ha lanciato un appello urgente, descrivendo una crisi strutturale che minaccia non solo le fonderie, ma l’intera manifattura italiana ed europea. Con volumi produttivi ai minimi storici e prospettive poco incoraggianti, molte aziende rischiano di chiudere se non si adottano cambiamenti significativi e tempestivi.
la situazione attuale delle fonderie italiane
Durante l’assemblea, tenutasi a Soave, esperti e leader del settore hanno concordato sulla necessità di un cambiamento nelle politiche economiche. Chiara Danieli, presidente della Eff-European Foundry Federation, ha sollecitato risposte concrete dall’onorevole Paolo Borchia, europarlamentare e membro della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia.
Il quadro economico è allarmante: nel 2024, la produzione delle fonderie italiane si è attestata a circa 1,6 milioni di tonnellate, con un calo del 12,3% rispetto all’anno precedente. Le fonderie di metalli ferrosi hanno subito un colpo ancor più pesante, con una diminuzione della produzione del 17,2% e una contrazione del fatturato del 19,2%. Anche le fonderie di metalli non ferrosi hanno mostrato segni di difficoltà, con un calo della produzione del 6,1% e un fatturato ridotto del 9,2%.
fattori che influenzano la crisi
Il primo trimestre del 2025 non ha portato segnali di ripresa, registrando un -9,5% nella produzione e un -8,7% nel fatturato rispetto allo stesso periodo del 2024. Questa crisi non è un episodio isolato, ma il risultato di una tendenza di lungo periodo che minaccia la competitività delle imprese e la domanda globale.
Uno dei principali fattori che gravano sul settore è la crisi energetica, che perdura dal 2021. Nonostante il 45% del mix energetico nazionale provenga da fonti rinnovabili, il prezzo dell’elettricità in Italia è legato a quello del gas, penalizzando le imprese e distorcendo il mercato. Zanardi ha sottolineato che, mentre le fonderie lottano per la loro sopravvivenza, i fornitori di utilities registrano profitti record, creando un paradosso inaccettabile.
Inoltre, le piccole e medie imprese energivore rischiano di rimanere escluse dai sostegni, essendo “troppo piccole per rientrare tra i grandi energivori e troppo energivore per rientrare tra le PMI”. A complicare ulteriormente la situazione ci sono i dazi Usa su acciaio e alluminio, che, sebbene non colpiscano direttamente le fonderie italiane, possono avere effetti indiretti devastanti.
strategie per il rilancio
Zanardi ha lanciato un appello per un intervento rapido a livello europeo per sostenere la manifattura continentale. È fondamentale che la spinta verso la decarbonizzazione avvenga in modo pragmatico, per evitare la deindustrializzazione e una dipendenza strategica da Paesi ostili. Ha affermato: “Siamo all’ultima chiamata”, evidenziando l’urgenza di ridurre i costi energetici e garantire l’accesso alle materie prime critiche.
Per affrontare la crisi, sono necessarie strategie concrete. Ecco alcune proposte:
- Disaccoppiare il costo dell’elettricità da quello del gas.
- Avviare l’Energy Release, che consente un disaccoppiamento per il 35% del fabbisogno delle imprese partecipanti.
- Ripristinare il credito d’imposta per offrire un aiuto immediato alle fonderie.
Il tempo stringe e l’industria ha bisogno di un intervento tempestivo e deciso. “La frustrazione è tanta”, ha dichiarato Zanardi, “perché il problema è noto da tempo, ma nessuno sembra muoversi”. Le fonderie italiane sono pronte a contribuire al rilancio, ma necessitano di un contesto favorevole per prosperare. La speranza di un futuro migliore è l’unico faro in questo periodo di crisi, ma senza azioni concrete, potrebbe rimanere solo un miraggio.