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Referendum e social media: il sociologo Roma spiega il voto senza quorum

Mirko Fabrizi Giugno 11, 2025
Referendum e social media: il sociologo Roma spiega il voto senza quorum

Referendum e social media: il sociologo Roma spiega il voto senza quorum

Il recente fallimento dei referendum su lavoro e cittadinanza ha aperto un importante dibattito sull’efficacia degli strumenti democratici nel contesto attuale. Secondo il sociologo Giuseppe Roma, ci sono tre fattori principali che hanno contribuito al mancato raggiungimento del quorum, fissato al 50% più uno degli aventi diritto al voto. Roma sottolinea come la partecipazione politica sia cambiata nel tempo, affermando che oggi viviamo in un’epoca in cui l’espressione della partecipazione è più ampia rispetto al passato. Grazie ai social media, ogni individuo può esprimere le proprie opinioni quotidianamente e immediatamente, rendendo i “like” e altre forme di interazione online un surrogato delle elezioni.

I fattori di disaffezione al voto

Roma evidenzia il primo fattore di disaffezione al voto:

  1. Sentimento diffuso che il voto non conti: La disillusione nei confronti del sistema democratico si traduce in un’apatia generale, dove le persone sentono che le loro opinioni non hanno un reale impatto.

  2. Anomalia intrinseca del referendum: Questo strumento risulta efficace solo per questioni di grande rilevanza, come il divorzio o l’aborto, mentre per questioni più complesse, come quelle legate al lavoro, si rivelano problematiche. Roma afferma che “i problemi del lavoro non si risolvono attraverso un referendum”, evidenziando la complessità delle normative sul lavoro e il rischio di “pasticci legislativi”.

  3. Ambiguità dei quesiti: Ad esempio, nel referendum sulla cittadinanza, l’unico chiaro tra i quesiti proposti, Roma nota che c’è la sensazione che i referendum possano rafforzare le tutele di chi ha già un lavoro, piuttosto che affrontare le problematiche di disoccupazione o precarietà.

Il ruolo del sindacato

Roma analizza anche il ruolo del sindacato nel lanciare il referendum come strumento di mobilitazione. Egli si chiede perché il sindacato non dovrebbe raggiungere risultati attraverso l’azione sindacale, le relazioni industriali e le mobilitazioni. Questo punto di vista mette in luce una certa debolezza del sindacato stesso, suggerendo che l’idea di ricorrere al referendum per temi cruciali come il lavoro può apparire un segno di incapacità di mobilitare le masse.

Riflessioni sul futuro della partecipazione

Concludendo la sua analisi, Roma invita a una riflessione profonda sull’impatto di queste dinamiche sul futuro della partecipazione civile. La sfida è quella di trovare un equilibrio tra le nuove forme di espressione, come i social media, e gli strumenti tradizionali di democrazia. Il rischio è quello di una disconnessione tra le aspirazioni dei cittadini e le risposte delle istituzioni, un fenomeno che potrebbe avere conseguenze significative sulla qualità della democrazia e sulla fiducia nelle istituzioni.

In un’epoca in cui il potere delle piattaforme digitali è in costante crescita, il dibattito su come e dove si esercita la partecipazione politica diventa cruciale. La questione non è solo se il referendum sia uno strumento adeguato, ma anche come le istituzioni possono rispondere alle nuove domande di partecipazione in un contesto sociale dinamico e in continua trasformazione.

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