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Due italiani su tre si sentono ceto medio, ma oltre la metà teme per il futuro dei propri figli

Due italiani su tre si sentono ceto medio, ma oltre la metà teme per il futuro dei propri figli

Due italiani su tre si sentono ceto medio, ma oltre la metà teme per il futuro dei propri figli

Il secondo rapporto Cida-Censis, intitolato “Rilanciare l’Italia dal ceto medio. Riconoscere competenze e merito, ripensare fisco e welfare”, offre un’analisi dettagliata e preoccupante della situazione del ceto medio italiano. Presentato in un convegno alla Camera dei Deputati, alla presenza di esponenti politici e istituzionali, il rapporto rivela dati significativi sullo stato d’animo degli italiani riguardo al loro futuro economico.

Un dato sorprendente emerge dallo studio: il 66% degli italiani si identifica come appartenente al ceto medio. Tuttavia, questo senso di appartenenza è accompagnato da un profondo timore per il futuro, poiché oltre la metà degli intervistati teme che i propri figli possano avere una vita economica peggiore rispetto alla loro. Questo contrasto tra identificazione e paura riflette una realtà complessa: il ceto medio è considerato il “Punto di Tenuta” del Paese, ma si trova intrappolato in una situazione paradossale, dove è ritenuto troppo ricco per ricevere aiuti e troppo povero per costruire un futuro solido.

l’urgenza di affrontare la frattura sociale

Stefano Cuzzilla, riconfermato alla guida di Cida, ha sottolineato l’urgenza di affrontare questa frattura. “Se non si restituisce dignità economica a chi ogni giorno regge l’Italia, il rischio è spezzare definitivamente il patto sociale su cui si fonda la nostra democrazia”, ha affermato Cuzzilla. Questa affermazione mette in luce il crescente malessere sociale che affligge il ceto medio, costretto a vivere in un contesto di crescente pressione fiscale e di esclusione dalle reti di welfare.

Un altro aspetto chiave del rapporto è l’inefficacia del sistema di riconoscimento delle competenze. Più dell’80% degli intervistati non percepisce che le proprie capacità siano adeguatamente valorizzate in termini di reddito. La maggior parte del ceto medio sente di non ricevere il giusto riconoscimento per il proprio capitale umano, creando una frattura tra le competenze possedute e il ritorno economico che queste dovrebbero generare. Questo divario provoca un vero e proprio rallentamento delle aspirazioni e dei sogni di mobilità sociale.

stagnazione economica e impatti sui consumi

Negli ultimi anni, la stagnazione economica ha colpito duramente il ceto medio. Ecco alcuni dati significativi:

  1. Il 50% degli italiani ha visto il proprio reddito stagnante.
  2. Oltre un quarto ha registrato un calo del reddito.
  3. Solo il 20% riporta miglioramenti significativi.

Le conseguenze di questo stato d’animo si riflettono nei consumi: il 45% delle famiglie ha già ridotto le proprie spese e la maggioranza teme di dover tagliare ulteriormente nel prossimo futuro. Questo non è solo un problema economico, ma un sintomo di una crisi sociale che erode la speranza di un futuro migliore.

Un dato allarmante riguarda la prospettiva dei genitori: il 50% crede che i propri figli vivranno in condizioni economiche peggiori, mentre il 51% auspica che cerchino opportunità all’estero. Questa tendenza evidenzia il crescente “mito dell’altrove”, che sta soppiantando il sogno di una mobilità sociale interna. Nonostante ciò, il ceto medio continua a investire nel futuro dei propri figli: il 67% delle famiglie sostiene spese straordinarie per garantire loro un’opportunità migliore.

il ruolo del welfare e le disuguaglianze

La generosità del ceto medio, considerato il primo ammortizzatore sociale del Paese, è messa sotto pressione. Tra i pensionati che rientrano nella fascia del rapporto Cida-Censis, il 47% aiuta regolarmente figli o nipoti e il 66% ha finanziato spese straordinarie. Tuttavia, solo il 52% si sente protetto dalle reti di welfare attuali, mentre gli altri vivono tra ansia e insicurezza.

La percezione di inadeguatezza del welfare pubblico è evidente, con solo il 18% che lo giudica sufficiente. Questo ha portato a un crescente interesse per il welfare integrativo: il 45% possiede già una polizza sanitaria o un fondo pensione, mentre circa il 36% desidera che il contratto collettivo del proprio settore preveda la sanità integrativa. Tuttavia, questa corsa verso soluzioni private rischia di accentuare le disuguaglianze, creando un divario tra chi può permettersi una protezione privata e chi rimane senza alcuna copertura.

In sintesi, il rapporto Cida-Censis delinea un quadro complesso e preoccupante del ceto medio italiano, che si trova a fronteggiare sfide crescenti in un contesto sociale ed economico sempre più difficile.