Investimenti in AgriFoodTech: la chiamata d’emergenza di Costabile per le startup

Investimenti in AgriFoodTech: la chiamata d'emergenza di Costabile per le startup
L’agroalimentare rappresenta un pilastro fondamentale dell’economia italiana, rinomato a livello globale per la sua qualità e tradizione. Tuttavia, per mantenere questa leadership, è cruciale investire in innovazione e tecnologie avanzate. Michele Costabile, professore di Economia e gestione delle imprese presso l’università Luiss di Roma e direttore di Luiss X.ITE, ha recentemente espresso le sue preoccupazioni riguardo al futuro del settore in un’intervista con Adnkronos/Labitalia. Un rapporto dal titolo “Rapporto sulla trasformazione tecnologica della filiera agroalimentare. Il contributo della startup economy”, realizzato da Federalimentare e sostenuto da Confagricoltura, evidenzia l’urgenza di aumentare gli investimenti nel settore AgriFoodTech.
La situazione attuale degli investimenti
Costabile sottolinea che l’agroalimentare costituisce circa il 30% del PIL italiano, con un numero crescente di turisti attratti dalla bellezza del Paese e dalla qualità della sua cucina. Tuttavia, l’Italia sta affrontando un declino negli investimenti. Secondo il rapporto, nel 2024, gli investimenti in startup del settore AgriFoodTech sono scesi a poco più di 100 milioni di euro, un calo significativo rispetto ai 140 milioni del 2023 e ai 150 milioni del 2022. Questo rappresenta un decremento del 28% in un solo anno e del 36% rispetto al 2022. Questa tendenza non solo mette a rischio le startup italiane, ma spinge molti talenti a cercare opportunità all’estero. Attualmente, circa il 10% delle 2.500 startup agroalimentari in Europa ha un fondatore o co-fondatore italiano.
La necessità di innovazione e investimenti
Costabile evidenzia che l’innovazione nel settore agroalimentare è cruciale per la crescita economica. Per rimanere competitivi, l’Italia dovrebbe investire cinque volte di più rispetto a quanto fa attualmente. Confrontando gli investimenti italiani con quelli di altri paesi europei, emerge un divario significativo. Per colmare questa differenza, l’Italia dovrebbe raggiungere investimenti annui superiori a 500 milioni di euro.
Tra le proposte di Costabile, c’è la creazione di hub di innovazione, come i centri di ricerca e sviluppo. Egli suggerisce di realizzare un “Agri-Food Technopole” in Italia, con almeno due centri, uno in Campania e uno nella Food Valley in Emilia-Romagna, per stimolare l’interazione tra ricerca, università e imprese.
Collaborazione tra startup e corporazioni
È fondamentale che il mondo delle startup e delle corporazioni inizi a collaborare in modo più stretto. Costabile osserva che attualmente esiste una netta separazione tra le startup, spesso considerate progetti rischiosi, e le aziende consolidate, viste come “dinosauri” del settore. Creare un dialogo tra questi due mondi è essenziale per promuovere investimenti condivisi e laboratori di sperimentazione.
Inoltre, il supporto governativo e dell’industria privata è cruciale. Costabile sottolinea che non basta investire, ma è necessario farlo in modo strategico. Gli investimenti in venture capital devono essere incentivati, e i privati devono ricevere vantaggi tangibili. Attualmente, in Italia ci sono solo due fondi significativi dedicati all’AgriFoodTech: il “Linfa Agrifoodtech Innovation Fund” e il “Maia”. Questi fondi, sebbene importanti, sono insufficienti. Costabile avverte che l’Italia ha bisogno di aumentare gli investimenti a 500 milioni di euro all’anno, mancando di 2,3 miliardi di euro per allinearsi con gli altri paesi.
In sintesi, la situazione attuale del settore AgriFoodTech in Italia richiede un intervento immediato e coordinato. La crescita e la competitività di un settore così vitale per l’economia e la cultura italiana dipendono dalla capacità di attrarre investimenti e stimolare l’innovazione attraverso collaborazioni efficaci e strategie lungimiranti.