Taranto, 31 dicembre 2025 – Michael Flacks, imprenditore britannico con base a Manchester, ha annunciato oggi di aver raggiunto un accordo preliminare con il governo italiano per l’acquisizione dell’acciaieria Ilva di Taranto, il più grande impianto siderurgico integrato d’Europa. L’annuncio, affidato a un post su LinkedIn, arriva dopo una giornata piena di indiscrezioni e conferme da fonti vicine al dossier. La trattativa, avviata in esclusiva tra il gruppo Flacks e i commissari straordinari di Ilva e Acciaierie d’Italia, apre un nuovo capitolo per il futuro dello stabilimento pugliese, da anni al centro di crisi industriali e sociali.
Flacks e il governo: trattativa serrata per il futuro dell’Ilva
Fonti interne raccontano che il gruppo Flacks ha ottenuto il via libera dai comitati di sorveglianza per iniziare una trattativa serrata. Se l’accordo andrà in porto, toccherà poi al governo dare l’ok definitivo. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, punta a chiudere la partita entro i primi mesi del 2026. Tra i punti ancora da chiarire spicca il ruolo dello Stato: Flacks propone di lasciare una quota del 40% nelle mani pubbliche, garantendo così una presenza importante nella gestione dell’impianto.
L’offerta economica è simbolica, appena un euro, ma prevede un investimento da 5 miliardi di euro per rilanciare la produzione e salvare i posti di lavoro. “Questa operazione mette al centro le persone. Vogliamo investire sul lungo periodo, ammodernare in modo responsabile e assicurare un futuro stabile a questo storico stabilimento siderurgico”, ha scritto Flacks nel post.
Sindacati all’erta: “Lo Stato deve restare protagonista”
La notizia ha subito acceso il dibattito con i sindacati. “Non possiamo lasciare il destino di 20mila lavoratori nelle mani di un fondo di investimento. Lo Stato deve avere un ruolo centrale”, ha detto senza mezzi termini Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. Preoccupazioni simili arrivano anche dalla Fiom Cgil: “Non è accettabile che le trattative si facciano con fondi speculativi alle spalle dei lavoratori. Ora più che mai serve una società a maggioranza pubblica”, ha sottolineato Loris Scarpa, coordinatore nazionale della siderurgia.
Il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D’Alò, invece invita a guardare ai contenuti: “Non importa chi apre la trattativa. Conta il piano industriale, il rilancio produttivo, la decarbonizzazione e l’occupazione per tutti”.
Taranto: la produzione resta sotto pressione
Intanto, la situazione in fabbrica è ancora complicata. La Procura di Taranto ha respinto di nuovo la richiesta di dissequestro dell’altoforno 1, fermo da maggio dopo un incendio. Così, l’impianto continua a lavorare con un solo altoforno attivo, il numero 4, e la produzione è ridotta. Il riavvio dell’altoforno 2, previsto inizialmente per oggi, sembra destinato a slittare ancora.
Le conseguenze sul fronte occupazione sono pesanti: da gennaio, i lavoratori in cassa integrazione straordinaria saliranno a 6.000 su circa 8.000 addetti totali. Un segnale che aumenta la tensione tra le famiglie e nei quartieri operai della città, dove la crisi dell’acciaio si intreccia con problemi sociali.
Michael Flacks: il miliardario che vuole rilanciare l’Ilva
Nato a Manchester nel 1967, Michael Flacks ha fatto fortuna comprando aziende in crisi e trasformandole. “Non acquisto aziende già redditizie. Compro fabbricati fatiscenti e li rendo preziosi. È quello che ho sempre fatto”, ha raccontato in una recente intervista a Bloomberg. Il suo patrimonio, secondo il Sunday Times Rich List 2025, vale circa 1,68 miliardi di sterline (1,93 miliardi di euro).
Il Flacks Group, fondato nel 1983 e con sede a Miami, opera nel mondo soprattutto nel settore delle aziende in difficoltà: manifattura, chimica, metallurgia ed energia. Tra i suoi asset ci sono aree industriali abbandonate, raffinerie e centrali elettriche. La sua forza? Chiudere le acquisizioni in tempi molto rapidi, spesso meno di un mese.
Negli ultimi anni Flacks ha puntato a trasformare siti industriali “brownfield” in attività sostenibili e più attente all’ambiente. “Non si può costruire una nuova acciaieria di queste dimensioni da zero. Né si può importarvela dalla Cina”, ha spiegato, smorzando le preoccupazioni ambientali.
Il futuro dell’Ilva: la palla passa a governo e sindacati
Il piano industriale del gruppo sarà ora presentato a governo e sindacati. La convocazione a Palazzo Chigi non è ancora fissata. Sul tavolo ci sono temi delicati: decarbonizzazione, tutela del lavoro e rilancio produttivo. Solo allora si potrà capire se la scommessa di Flacks può davvero cambiare le sorti dell’ex Ilva – e di tutta Taranto.










