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La solitudine di un medico a Natale: un grido d’allerta per la professione in pericolo

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La solitudine di un medico a Natale: un grido d'allerta per la professione in pericolo
La solitudine di un medico a Natale: un grido d'allerta per la professione in pericolo
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Bologna, 30 dicembre 2025 – “Siamo in pericolo e ancora non ce ne rendiamo conto”. L’allarme arriva da Gabriele Bronzetti, medico all’ospedale universitario Sant’Orsola di Bologna, che durante il turno di Natale si è trovato a gestire quasi da solo una tragedia: un neonato con una grave malformazione congenita è morto tra le braccia di una giovane specializzanda. Un episodio che, per Bronzetti, è la fotografia nitida della crisi profonda che sta attraversando la medicina negli ospedali italiani, soprattutto durante le festività.

Guardie mediche senza specializzandi: la crisi che non si vede

La scena raccontata da Bronzetti non è un caso isolato. Nei corridoi del Sant’Orsola – uno dei principali centri sanitari e formativi del Paese – la presenza di specializzandi nei giorni “rossi” del calendario è ormai un ricordo raro. “Anche una professione può morire, e per questo non va mai lasciata sola”, confida il medico. La mancanza di giovani in formazione nei turni festivi rischia di lasciare i reparti scoperti proprio quando la pressione si fa più forte.

Secondo Bronzetti, il problema affonda le radici lontano. “Il pasticcio dei test ha mostrato una rigidità quasi crudele”, scrive, riferendosi alle difficoltà dell’accesso alle scuole di specializzazione. Un sistema che, a suo avviso, allontana i giovani dalla professione e svuota la formazione sul campo. “Se non si cambia strada – avverte – rischiamo di perdere anche chi supera i quiz per arrivare alle fasi più avanzate della specializzazione”.

Reparti scoperti e medici “in trincea”

Il racconto del medico bolognese si sofferma su un dettaglio che nei giorni normali passa quasi inosservato: la presenza fissa degli specializzandi nei reparti. Nei giorni feriali, spiega Bronzetti, “ci sono reparti pieni di specializzandi, a volte quasi in competizione per imparare”. Ma tutto cambia durante le festività: “medici esperti, spesso vicini alla pensione, restano da soli per dodici ore o più a girare nei reparti”.

Il paragone è immediato: “Non si è mai visto un Boeing 737 con un solo pilota, neanche nei giorni di festa e nemmeno nelle peggiori compagnie aeree”, osserva Bronzetti. E invece negli ospedali italiani succede sempre più spesso che un solo medico regga il reparto, senza il supporto dei giovani in formazione.

Le radici del problema: test d’ingresso e condizioni di lavoro

Dietro questa crisi ci sono almeno due motivi principali. Da una parte, le difficoltà dei test d’ingresso alle specializzazioni, che ogni anno escludono centinaia di neolaureati in medicina. Dall’altra, le condizioni di lavoro nei reparti: turni lunghi, stress emotivo alto e sempre più problemi a conciliare vita privata e lavoro.

“Non è questione di ‘nonnini’ – chiarisce Bronzetti – ma di gavetta”. Quella gavetta che dovrebbe essere il cuore della formazione dei futuri specialisti in Italia, ma che oggi rischia di diventare un percorso pieno di ostacoli, fatto di incertezze e solitudine.

Il grido dei medici e le richieste al sistema

La denuncia di Bronzetti ha trovato eco tra molti colleghi. “Siamo sempre meno e sempre più stanchi”, ammette una specializzanda in pediatria incontrata ieri davanti al Sant’Orsola. “Durante le feste ci sentiamo abbandonati”. Anche i sindacati sono scesi in campo: secondo la Federazione nazionale degli Ordini dei medici (FNOMCeO), negli ultimi cinque anni il numero di specializzandi nei turni notturni e festivi è calato del 15%.

Il rischio, spiegano gli esperti, è doppio: da un lato si indebolisce la formazione dei giovani medici; dall’altro si carica di lavoro chi rimane, mettendo a dura prova la tenuta del sistema. “Non possiamo permetterci che la professione si spenga per mancanza di ricambio”, dice il presidente dell’Ordine dei medici di Bologna, Giancarlo Pizza.

Tra solitudine e speranza: il futuro della medicina

Nel silenzio dei corridoi durante le feste, la solitudine dei medici in turno si fa sentire. Eppure – sottolinea Bronzetti – “anche il giorno di Natale sono stati fatti interventi miracolosi, grazie a medici e paramedici generosi che hanno semplicemente fatto il loro dovere, come sempre”.

La speranza resta un cambiamento vero: più attenzione alla formazione, una presenza maggiore dei giovani nei reparti e una revisione delle regole d’ingresso alle specializzazioni. Solo così – conclude Bronzetti – “la professione potrà andare avanti e garantire cure sicure a chi ne ha bisogno”.

Written by
Luca Carlini

Sono un appassionato di economia e del mondo del lavoro, con un occhio attento alle dinamiche sociali e politiche che influenzano la nostra vita quotidiana. La mia carriera giornalistica mi ha portato a esplorare vari aspetti dell'attualità, dalla cronaca alle notizie politiche, sempre con l'intento di fornire un'analisi critica e ben informata. Collaboro con smetteredilavorare.it per offrire approfondimenti utili e stimolanti su come l'economia influisce sulle nostre scelte professionali e sul nostro benessere. Credo fermamente nel potere dell'informazione e nella sua capacità di generare cambiamento, e mi impegno a raccontare storie che possano ispirare e informare i lettori. Quando non scrivo, mi piace esplorare nuovi luoghi e immergermi in culture diverse, sempre in cerca di nuove prospettive.

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