Roma, 30 dicembre 2025 – Il governo italiano cambia le regole sul golden power seguendo le indicazioni della Commissione europea. Da ora in poi, per attivare i poteri speciali nel settore finanziario servirà il via libera delle Autorità europee competenti. La novità arriva con un emendamento al decreto Transizione 5.0, in discussione al Senato, che punta a rafforzare il coordinamento tra le istituzioni nazionali e quelle europee sul controllo degli asset strategici.
Golden power, cosa cambia dopo i rilievi di Bruxelles
Secondo l’emendamento, quando ci sono operazioni che modificano la titolarità o il controllo di un’impresa considerata strategica – sia da parte di soggetti extra-Ue, sia in certi casi da operatori europei – il governo dovrà aspettare che le autorità europee completino i loro controlli prima di intervenire. La norma riguarda i settori delle comunicazioni, energia, trasporti, salute, agroalimentare e, soprattutto, il finanziario, compresi banche e assicurazioni.
Il testo chiarisce che la sospensione vale anche per gli acquisti di quote da parte di soggetti residenti nell’Unione europea, inclusi italiani, se l’operazione porta a un “insediamento stabile” e al controllo della società. Solo dopo il parere delle autorità europee – in particolare la Banca centrale europea e la Commissione Ue per gli aspetti prudenziali e di concorrenza – il governo potrà decidere se usare i suoi poteri speciali.
Tra tutela nazionale e regole europee: un equilibrio da trovare
Il golden power permette al governo di intervenire in operazioni che riguardano aziende strategiche per la sicurezza del Paese. Negli ultimi anni, l’Europa ha alzato la guardia, chiedendo una maggiore armonia tra le regole nazionali e quelle comunitarie.
Fonti parlamentari raccontano che la modifica è arrivata dopo una serie di richiami formali da parte di Bruxelles. “Serve più coerenza tra le regole italiane e quelle europee”, ha detto un funzionario del Ministero dell’Economia. In passato, infatti, i tempi delle procedure italiane e quelli delle autorità europee non sempre coincidevano, creando confusione e incertezza per le imprese.
Settore finanziario sotto la lente: le novità per banche e assicurazioni
La vera novità riguarda il settore finanziario. Quando cambiano proprietà o controllo di banche, assicurazioni o altri operatori strategici, il governo dovrà aspettare il via libera delle autorità europee prima di agire. Una scelta che potrebbe allungare i tempi, ma che assicura più chiarezza e sicurezza sul piano giuridico.
“È un passo avanti verso un’integrazione più stretta tra regole nazionali e comunitarie”, commenta un esperto del settore bancario romano. “Solo così si evitano valutazioni doppie o conflitti tra autorità”. La modifica interessa anche gli acquisti intra-Ue che portano a un cambio stabile di controllo, rispondendo così alle richieste di Bruxelles sulla libera circolazione dei capitali nel mercato unico.
Le reazioni: prudenza e attesa tra gli operatori
Nel mondo delle banche e delle assicurazioni si guarda con cautela a queste novità. Alcuni rappresentanti delle associazioni di categoria apprezzano che la nuova norma renda più chiari i tempi delle autorizzazioni, ma chiedono dettagli su come verranno applicate le regole. “Aspettiamo i decreti attuativi per capire come si organizzeranno i tempi”, dice un dirigente di una grande banca milanese.
Dal governo arrivano rassicurazioni: la modifica non indebolisce la tutela nazionale, ma la inserisce in un quadro più coordinato con Bruxelles. Parere condiviso anche da alcuni senatori della maggioranza: “La sicurezza degli asset strategici resta una priorità”, ha detto ieri un membro della commissione Finanze.
Prossimi passi: il cammino in Parlamento e l’attuazione
L’emendamento al decreto Transizione 5.0 sarà discusso nei prossimi giorni a Palazzo Madama. Solo dopo l’ok finale si potrà capire davvero come cambieranno le operazioni nel mondo delle imprese strategiche. Intanto, gli operatori attendono le linee guida che chiariranno tempi e modi del coordinamento tra Roma e Bruxelles.
In sintesi, la riforma del golden power disegna un nuovo equilibrio tra le esigenze nazionali e le regole europee. Una partita ancora aperta, che coinvolge istituzioni, imprese e investitori.










