Genova, 29 dicembre 2025 – Sono venticinque le persone indagate, con oltre un milione di euro sequestrato, nell’inchiesta che ha portato alla luce una presunta rete di finanziamenti a Hamas tra Lombardia, Emilia-Romagna e Liguria. Ieri, la Direzione distrettuale antimafia di Genova ha arrestato Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione dei palestinesi in Italia, insieme ad altri otto sospettati. Secondo gli inquirenti, il gruppo avrebbe raccolto e trasferito soldi destinati al movimento palestinese, usando metodi nascosti e poco chiari, come i contanti nascosti in garage e i computer murati negli appartamenti.
Contanti nascosti e pc dietro i muri: la rete smascherata
Le indagini, partite mesi fa grazie alla Digos e sotto il coordinamento della procura genovese, hanno toccato dieci province: da Genova a Milano, passando per Roma, Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza Brianza, Lodi e Sassuolo. In 17 perquisizioni sono stati trovati contanti per oltre un milione di euro – di cui 560 mila nascosti in un garage a Sassuolo – e diversi computer, dispositivi elettronici e materiale legato ad Hamas. A Sant’Angelo Lodigiano, nel Lodigiano, tre pc sono stati scoperti murati dietro una parete. In un altro appartamento è stata sequestrata una bandiera del movimento. Tra le cose trovate anche una chiavetta usb con “anāshīd”, canti tradizionali islamici che celebrano Hamas.
Tra gli indagati ci sono anche la moglie e i due figli di Hannoun, che secondo gli investigatori sarebbero a conoscenza di dove finivano i soldi, oltre alla giornalista e attivista Angela Lano. Due degli arrestati sono ancora latitanti: uno sarebbe in Turchia, l’altro nella Striscia di Gaza.
La difesa: “Accuse basate su fonti israeliane, prove fragili”
Gli avvocati di Hannoun – Dario Rossi, Emanuele Tambuscio e Fabio Sommavigo – hanno contestato con forza le accuse. “Le prove si basano in gran parte su elementi forniti da fonti israeliane”, hanno detto in una nota diffusa ieri sera. Per la difesa, questo rende difficile verificare davvero i contenuti e il rispetto delle norme costituzionali e legali nella raccolta delle prove. Gli avvocati hanno anche sottolineato il pericolo che “attività di solidarietà con il popolo palestinese, che sta vivendo una situazione drammatica, vengano confuse o etichettate come sostegno al terrorismo”.
Domani i legali incontreranno Hannoun nel carcere di Marassi, dove è rinchiuso da ieri mattina. Gli interrogatori di garanzia davanti al gip Silvia Carpanini non sono ancora stati fissati. La maggior parte degli indagati sarà ascoltata in videocollegamento, mentre Hannoun parlerà di persona.
La solidarietà palestinese in Italia: paura di una stretta
Le comunità palestinesi in Italia hanno reagito con preoccupazione all’operazione. “La solidarietà con il popolo palestinese non è terrorismo”, si legge in un comunicato diffuso nelle ultime ore. Khader Tamimi, rappresentante della comunità lombarda, ha detto: “Abbiamo piena fiducia nella magistratura italiana, ma siamo molto preoccupati per gli arresti recenti, che rischiano di diventare una forma di repressione contro il movimento palestinese e chi esprime solidarietà”. Tamimi ha aggiunto: “Speriamo che si rispettino i principi fondamentali dello Stato di diritto, per garantire trasparenza, imparzialità e la tutela dei diritti di tutti i coinvolti”.
Cosa succederà ora: indagini aperte e massima prudenza
Gli investigatori stanno ora passando al setaccio tutto il materiale sequestrato – dai computer ai documenti cartacei – per capire come sono circolati i soldi e se ci sono legami internazionali. La procura di Genova mantiene il massimo riserbo sulle indagini. Nei prossimi giorni si capirà se emergeranno nuovi elementi o se scatteranno altre misure cautelari.
L’attenzione resta alta sulle modalità di raccolta e trasferimento del denaro: secondo gli inquirenti, la rete usava canali informali e sistemi di occultamento molto sofisticati. Una fonte investigativa ha spiegato che questa indagine “richiede tempo e cautela”, anche per la delicatezza del quadro internazionale in cui si inserisce.










