Roma, 28 dicembre 2025 – Il futuro dei festival cinematografici non è più una scelta tra sala e digitale. A dirlo con chiarezza è stato Paul Haggis, regista e sceneggiatore due volte premio Oscar, intervenuto ieri alla trentesima edizione di Capri, Hollywood. In un momento in cui il mondo del cinema si interroga sulle novità portate dalla tecnologia, Haggis ha sottolineato che “il cinema ha ancora bisogno di uno schermo e di un pubblico nel buio”. Ma, ha aggiunto, l’industria deve puntare anche a una maggiore diffusione e accessibilità. Il festival, guidato da Pascal Vicedomini e che quest’anno ha raccolto quasi 2.000 iscrizioni da tutto il mondo al suo Capri Digital Contest tramite FilmFreeway.com, si conferma un esempio da seguire.
Festival tra sala e digitale: la sfida di unire due mondi
“Un tempo i festival erano legati a un luogo preciso. Una sala buia, il silenzio condiviso, la reazione immediata del pubblico”, ha raccontato Haggis davanti a una platea di addetti ai lavori e giovani registi. “Si capiva subito se un film funzionava, non dai numeri ma dalla presenza in sala, dagli applausi veri o trattenuti”. Oggi però le cose sono cambiate: piattaforme per le iscrizioni, link per vedere i film, concorsi online fanno ormai parte della realtà. Secondo il regista canadese, il confronto tra chi vuole solo la sala e chi punta tutto sul digitale è “una falsa divisione”. La vera sfida, ha detto, è “essere entrambe le cose”.
Il caso di Capri-Hollywood è emblematico: “In modo davvero straordinario – ha detto Haggis – è arrivato alla sua trentesima edizione unendo il cinema come arte e come industria globale”. Il festival si svolge tra le storiche sale dell’isola e le piattaforme digitali, cercando di parlare il linguaggio del cinema in tutte le sue forme.
La sala non si può sostituire, ma il digitale apre nuove porte
Per Haggis, “è assurdo pensare che vedere un film da soli sul laptop sia la stessa cosa di viverlo in una sala con altre persone”. Le proiezioni collettive, ha spiegato, “lasciano un segno. Fissano un film nel tempo e nella memoria”. Però, i concorsi digitali non vanno sottovalutati: “Spesso vengono trattati come premi di consolazione, ma se fatti bene funzionano come un vero radar”.
Il dato delle quasi 2.000 opere arrivate al Capri Digital Contest conferma che la voglia di partecipare ai festival cresce. Film da Stati Uniti, Europa dell’Est, Asia e Sudamerica sono arrivati tramite FilmFreeway.com. “Il mercato globale – ha detto Haggis – è sempre più digitale. Ma la cultura cinematografica italiana resta profondamente legata alla sala.”
Capri-Hollywood, un ponte tra passato e futuro
La trentesima edizione del festival di Vicedomini è una vera e propria prova di convivenza tra tradizione e innovazione. Le proiezioni in sala al Cinema Internazionale di Capri si alternano alle visioni online dedicate alla giuria internazionale. Sull’isola si respira un’atmosfera sospesa tra vecchio e nuovo: registi emergenti si confrontano con produttori storici, mentre i giovani autori cercano visibilità grazie ai concorsi digitali.
“Un festival che vive tra questi due mondi – ha concluso Haggis – deve saper parlare in entrambe le direzioni”. Solo così, ha detto, il cinema potrà restare un’esperienza collettiva e allo stesso tempo un fenomeno globale, accessibile a tutti.
Il futuro dei festival: aprire le porte senza perdere l’identità
Per gli organizzatori di Capri-Hollywood, la sfida del 2026 è chiara: mantenere questa doppia anima. “Non possiamo più pensare solo alla sala o solo al digitale”, ha spiegato Vicedomini alla cerimonia di apertura. “Dobbiamo dare spazio a chiunque abbia una storia da raccontare”.
In un settore che cambia in fretta, il modello ibrido sembra destinato a restare. Eppure, tra applausi trattenuti e link condivisi, resta intatto il bisogno di uno schermo acceso nel buio.










